Amare la persona, non l’errore
di Don Shenan J. Boquet.
Sulla scia dello scioccante omicidio di 49 nostri fratelli e sorelle ad Orlando lo scorso fine settimana, molte espressioni di solidarietà e inviti alla preghiera sono stati diffusi da persone di tutte le fedi, tra cui, naturalmente, i Cattolici. Visto come è separato il Paese al suo interno, non sorprende che i sostenitori di alcune ideologie abbiano iniziato ad utilizzare la tragedia per dar credito alle proprie cause, mentre molti dei morti giacevano ancora lì dove erano stati uccisi. Con una nuova svolta poi, molti attivisti hanno iniziato a deridere e attaccare coloro il cui primo impulso è stato quello di pregare per le vittime, insistendo sul fatto che tale preghiera fosse ipocrita o peggio, in assenza delle azioni politiche che tali critici pretendono che tutti noi sosteniamo.
È quasi come se nessun evento, per quanto terribile, ci possa unire, anche solo per pochi minuti, persino nel lutto, neppure nella preghiera. Coloro che pregano in ogni caso stanno facendo esattamente il loro dovere, e sono da lodare. Sì, pregare in ogni caso. Se si è in grado di fornire un aiuto materiale o un altro contributo coerentemente con la dottrina cattolica, lo si dovrebbe fare.
Avrei preferito terminare qui il discorso, ma dal momento che è emersa anche un’altra nuova linea di attacco – dall’interno della Chiesa – a seguito di questa tragedia, temo che sia necessaria una risposta aggiuntiva. Un’illustre sacerdote gesuita ha pubblicato su Internet un video che ha scatenato la discussione. Anche se io credo che sia sincero nel suo dolore, devo dire che ciò che egli chiede nella sua dichiarazione è moralmente confuso e intellettualmente incoerente. Non voglio riportare qui il link del video in quanto è abbastanza facile da trovare per chi lo vuole, e perché sono più interessato a evidenziare l’errore che la persona.
Qualcosa tralasciata
Inizialmente, dopo un appello spontaneo e sincero alla solidarietà con coloro che sono in lutto, il sacerdote assume un atteggiamento molto strano. Critica i Vescovi cattolici che, come lui, hanno espresso solidarietà e hanno invitato i Cattolici e gli altri alla preghiera, ma che hanno omesso di indicare esplicitamente la comunità colpita come “LGBT”. Tutto ciò è già singolare, ma poi ha continuato a lamentarsi che, non identificando le vittime come appartenenti alla “comunità LGBT”, i Vescovi – le cui dichiarazioni in modo ragionevole evitavano di etichettare chiunque e di operare distinzioni tra gruppi – stavano promuovendo un atteggiamento “noi contro di loro”.
Non è necessario essere un filosofo per vedere il problema di questo ragionamento. Egli prima si lamenta del fatto che i Vescovi abbiano evitato di nominare la comunità colpita, mentre poi si lamenta che la comunità sia stata etichettata come “loro”, cosa che egli trova inaccettabile.
Ciò non è solo incoerente intellettualmente, è incoerente moralmente. Insita in questa ingiusta rimostranza c’è l’ipotesi che l’auto-identificata “comunità LGBT” sia a tutti gli effetti una nuova categoria metafisica, sulla base della quale si possono pretendere diritti, al di là dei diritti basati sulla nostra comune umanità. Si tratta di una premessa della oscura e corrotta ideologia del genere che Papa Francesco ha condannato molte volte, ed è una chiara dichiarazione di “diversità” che non si penserebbe di dover usare per esprimere solidarietà.
Come molti hanno sottolineato durante il Sinodo sulla Famiglia quando questa incoerente combinazione di recriminazioni è stata utilizzata per sostenere un “linguaggio più inclusivo” per le persone attratte da individui dello stesso sesso, ciò consiste principalmente in un rifiuto dell’antropologia cattolica, o della conoscenza fondamentale della Chiesa della persona umana, del nostro destino eterno, e di come dobbiamo vivere in conformità a queste realtà. Come mai?
Fatti a Sua immagine
Indipendentemente da chi si è attratti sessualmente, tu e io siamo entrambi fatti ad immagine e somiglianza del nostro Creatore. È QUESTA identità che è alla base dei tuoi giusti diritti che sono comuni ad ogni persona sulla Terra, indipendentemente dalla razza, etnia, religione, ecc. Quando i diritti umani fondamentali e la dignità sono negati a causa della razza, dell’etnia, del sesso o in un’altra caratteristica personale innata si produce un’ingiustizia che deve essere rifiutata da tutti.
Ma quando una nuova identità viene inventata e rivendicata come base dei “diritti umani” – falsi diritti che vengono utilizzati per far tacere, vergognare, ed emarginare gli altri – l’errore diventa più chiaro e più distruttivo. L’identità LGBT non si basa sulla biologia – la scienza non ha trovato un “gene omosessuale”, indipendentemente da ciò che avete sentito. L’identità, inoltre, non è determinata solo da chi si è attratti, dal momento che molti di coloro che provano attrazione per persone dello stesso sesso rifiutano l’etichetta LGBT. Non si sceglie di essere attratti da una persona dello stesso sesso, e tanto meno di sentirsi in contrasto con il proprio sesso biologico, ma certamente i desideri si rafforzano agendo su di loro, e non si sceglie come identificarsi. L’identità LGBT è scelta da coloro che rifiutano l’insegnamento della Chiesa e si identificano con la loro lussuria:
“La lussuria è un desiderio disordinato o una fruizione sregolata del piacere venereo. Il piacere sessuale è moralmente disordinato quando è ricercato per se stesso, al di fuori delle finalità di procreazione e di unione.”
(CCC 2351)
È importante notare che è diventata indistinguibile l’identità di un movimento politico che prima rivendica i diritti sulla base dell’evoluzione dell’”identità sessuale”, e che poi corre a calpestare i diritti degli altri, in particolare dei Cristiani. È diventato fascista: ci sono molti in questo movimento che pensano che io dovrei essere evitato e messo in prigione solo per aver scritto queste parole, dal momento che credono di avere un “diritto” di etichettare tutte le critiche come “odio” e “bigotteria”, e perciò di bandire o imprigionare chiunque si rifiuti di celebrare la loro identità.
Sì, celebrare. La tolleranza non è più il loro obiettivo.
Non lasciare mai che una tragedia vada gettata via
Si può capire che qualcosa è un falso diritto quando essa comporta la negazione dei diritti fondamentali degli altri. Ecco dove siamo arrivati con il movimento LGBT, e perché così molti hanno paura di muovere la minima critica in quella che è conosciuta come la terra della libertà di parola.
Sentire tali etichette usate all’interno della Chiesa è allarmante, e ciò soprattutto quando viene giustificato con un’argomentazione fondata su una recente tragedia. Non voglio giudicare i motivi per cui il gesuita ha rilasciato la dichiarazione, egli può ignorare l’insegnamento cattolico fondamentale sulla natura della persona umana e sulla sessualità umana, ed egli è sinceramente sofferente per la strage di così tante persone.
Purtroppo, anche alcuni Vescovi hanno fatto eco a questo appello, inserendo l’ideologia della rivoluzione sessuale nel proprio invito a pregare per tutti.
Carità solo nella Verità
Gli argomenti contraddittori ed emotivi a favore dell’identità LGBT hanno lo scopo di mantenere la persona realmente compassionevole disorientata e confusa sul come rispondere con carità senza rinunciare alla verità. Questo è il motivo per cui anche molti giovani Cattolici impegnati nel movimento pro-vita sostengono la ridefinizione del matrimonio, perché non vogliono essere visti come bigotti, e anche perché non sono stati adeguatamente catechizzati su tali questioni fondamentali. Ma la carità senza verità non è vera carità, come Papa Benedetto XVI ha messo così bene in luce in Caritas in Veritate 3:
“Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l’intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della carità: ne coglie il significato di donazione, di accoglienza e di comunione. Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario. La verità libera la carità dalle strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano ed universale. Nella verità la carità riflette la dimensione personale e nello stesso tempo pubblica della fede nel Dio biblico, che è insieme «Agápe» e «Lógos»: Carità e Verità, Amore e Parola.
Quindi, sì, preghiamo per tutti quelli colpiti da questa tragedia senza pregiudizi, perché noi condividiamo la loro umanità e perché ci appartiene l’amarli senza giudicarli. Ma facciamolo senza avallare quello che non possiamo approvare. Preghiamo anche se derisi. Ma denunciamo anche l’errore per cui si dovrebbe riconoscere l’identità politica di un gruppo che si batte per toglierci i nostri diritti e la nostra possibilità di predicare in pubblico l’amore di nostro Signore, Gesù Cristo. Facciamo questo senza diventare la caricatura del bigotto che è stata realizzata per noi.
E non abbiate paura.