Sicilia: le donne scelgono di abortire o decidono di abortire?
(Fonte: prolifeinsieme.it)
Egregio Direttore,
Leggo l’articolo https://www.meridiananotizie.it/2025/04/primo-piano/sicilia-basta-ipocrisie-le-donne-vogliono-scegliere-e-lo-faranno/#respond e la posizione della giornalista e mi trovo in disaccordo sul concetto di “libertà di scelta” della donna in riferimento alla questione aborto e legge 194/78.
Affinché noi donne possiamo compiere una scelta veramente libera, è indispensabile che siamo messe nelle condizioni di conoscere tutto ciò che riguarda la nostra decisione, le conseguenze su di noi e su chi ne è coinvolto. In pratica, serve completa consapevolezza per una piena responsabilità.
Le donne che scoprono inaspettatamente una gravidanza, spesso si trovano da sole, senza aiuti, e credono che l’unica via per risolvere un problema consista nell’eliminare il problema stesso.
Recarsi in consultorio o in ospedale per avere il certificato di IVG e ottenerlo, in Italia, non è mai stato difficile. Nel giro di 7 giorni la donna, sempre da sola, riesce a interrompere la gravidanza, senza dover motivare le cause della sua decisione. Appunto, una decisione ma non una scelta.
Se alla donna fossero prospettate le possibilità di: ascoltare il battito del piccolo (già dal 18º giorno presente); vedere l’ecografia; essere accompagnata dal padre del bambino e da lui sostenuta; essere informata degli aiuti che le associazioni di volontariato offrono a tutte le mamme (economici, di sostegno personale, medico, psicologico, di beni vari necessari per il bambino e per la mamma); essere circondata da una sorta di “villaggio globale“ che, dal punto di vista culturale ed emotivo, partecipa alla gravidanza inaspettata intesa come grande privilegio di mettere al mondo un bambino; se alla donna fossero prospettate tutte queste possibilità, siamo sicuri che abortirebbe lo stesso? Invece, solitamente, la donna riceve immediatamente il certificato e quei sette giorni cosiddetti di “ripensamento“, previsti dalla stessa legge 194, trascorrono nell’indifferenza totale. Vogliamo poi riflettere sulle conseguenze fisiche e psicologiche del post aborto sulla donna? Nessuno parla mai del dolore che, anche per decenni, attanaglia la mamma che ha rinunciato al proprio bambino, una mamma che non riesce a perdonare se stessa e si trova quindi lacerata in quella che viene definita “sindrome post aborto“.
Prima di parlare di “libertà di scelta“ se abortire oppure no, bisognerebbe veramente mettere in campo tutte le opzioni possibili, partendo soprattutto dal presupposto che la legge 194 non sancisce il diritto di aborto ma tutela la maternità. E che la stessa legge non è considerata mezzo di controllo delle nascite.
Serve una rivoluzione culturale che ponga al centro la maternità intesa come grande privilegio, la donna come protagonista, insieme all’uomo, del grande evento della chiamata al mondo di un nuovo essere vivente.
Prof. Vittoria Criscuolo
Vicepresidente Comitato “Pro-life insieme“


