A Rete 4 e Forum propaganda pro-aborto senza contraddittorio

(Fonte: prolifeinsieme.it )

Gentile signora Palombelli,
Le scriviamo in merito alla puntata di Forum andata in onda martedì 4 marzo pomeriggio su Rete 4, consapevoli che più volte il tema oggetto di discussione è emerso in precedenza e probabilmente ancora emergerà: il tema dell’aborto volontario.
Le scriviamo in quanto cittadini che credono fermamente nel valore della vita umana fin dal suo esistere perché Essa è sempre un miracolo per il nostro mondo affamato di meraviglia, tenerezza, speranza. E ogni aborto volontario è, come Lei ben sa, una soppressione violenta di questa nuova vita umana che non tornerà più indietro, una perdita incommensurabile e tuttavia sempre evitabile, se come società ci impegnassimo di più a favorire una cultura dell’accoglienza.
Arriviamo al punto: al termine della causa svoltasi il 4 marzo pomeriggio, abbiamo sentito da Lei una conclusione che ci ha molto rattristato data la serietà della questione in gioco e la consistente audience che ha il programma.
Perché affermare che è giusto che sia sempre e solo la donna-madre a dover decidere le sorti del bimbo che porta in grembo? Perché considerare i figli come proprietà assoluta della madre nei primi mesi di vita?
Il padre è un genitore di minor valore? E che dire della nostra società fatta di persone generose pronte a dare una mano alla madre o addirittura ad occuparsi del bimbo qualora la madre vi rinunciasse?
Sappiamo bene che la legge 194/1978 prevede proprio che sia la madre in ultima analisi a dover scegliere se abortire o meno, ma siamo certi che questa sia la decisione migliore per tutti?
Noi siamo donne e uomini che non perdono la certezza che ogni vita umana, così barbaramente spezzata, non può che portare sofferenza nelle donne stesse (ingannate di essere così più libere, più felici), nelle famiglie e nella cultura “eugenetica” o “dello scarto” che trasmettiamo alle nuove generazioni.
Alcune donne ci hanno creduto e ci credono ancora, ma tante altre si sono sentite profondamente ingannate, per aver esercitato questo loro presunto diritto di autodeterminazione e, purtroppo, non riescono a parlarne pubblicamente da quanto si sentono in colpa.
Consigliamo di leggere il libro “Una chat per la vita.50 storie di speranza”, di entrare nel sito La Vigna di Rachele, di guardare il film Unplanned… ma soprattutto di dare più spazio alla verità e alla speranza, perché non c’è nessun figlio che abbia un’assicurazione sulla Vita felice, come non c’è nessuna madre che abbia Vita felice ricordando il figlio a cui ha impedito la vita.
Cordialmente

Mariantonietta Pini
Comitato “ Pro-life insieme “
www.prolifeinsieme.it

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