Sessualizzazione precoce e grooming o ed. sessuale? (terza parte)

(Fonte: prolifeinsieme.it)

SESSUALIZZAZIONE PRECOCE

“La sessualizzazione si verifica quando il valore di una persona deriva solo dal suo fascino o dal comportamento sessuale, con l’esclusione di altre caratteristiche, e quando una persona è sessualmente oggettivata, ad esempio, trasformata in una cosa per l’uso sessuale di un altro.

L‘imposizione inappropriata della sessualità è particolarmente rilevante per i bambini. Chiunque (ragazze, ragazzi, uomini, donne) può essere sessualizzato.” (5)

Questa definizione dell’American Psychological Association mi sembra inquadri perfettamente la volontà insita ed occulta in questi programmi di “educazione sessuale”.

E’ esperienza comune che quando incidentalmente vengano a contatto con questioni attinenti agli organi sessuali, i bambini normalmente reagiscano con l’espressione «che schifo!», una sorta di schermo protettivo naturale rispetto a eventuali approcci “scabrosi” verso i quali il piccolo tende appunto a ribellarsi. Ma la cosiddetta educazione sessuale desensibilizza il minore intavolando discussioni su argomenti sessuali, cosicché facilita l’idea di provare atti sessuali.

Una sentenza della Corte d’Appello Federale USA del 2015 riporta: «Il grooming (adescamento, tipico dei predatori sessuali) si riferisce all’insieme delle azioni intraprese deliberatamente per esporre un minore ad attività sessuali», con l’obiettivo finale di «ridurre le inibizioni del minore al fine di prepararlo all’attività  sessuale».

I programmi di “educazione sessuale” attirano l’attenzione di bambini e di adolescenti sulla sessualità, senza rispetto alcuno dei tempi e delle modalità intime, con le quali la persona in fase di crescita scoprirà in modo perfettamente singolare la sua stessa natura sessuata e potrà affrontare l’argomento nella calda calma del colloquio con i genitori, con i nonni, con i fratelli e le sorelle. Essi inculcano nelle menti di bambini e di adolescenti concetti conformi alla ideologia dei cosiddetti esperti, cosicché viene coercita o addirittura negata la libertà di scelte morali divergenti.

L’educazione sessuale di  tipo statale e scolastica viene a gravare su bambini e su adolescenti profondamente diversi per molteplici connotazioni: famiglia, cultura, sviluppo puberale. La sessualizzazione precoce dei bambini prepara il disagio degli adolescenti.

Infatti le trasformazioni psico-fisiche puberali indotte dagli ormoni androgeni ed estrogeni possono causare disagio agli adolescenti, poiché solo gradualmente viene raggiunta la maturità fisica e psichica.

Tale disagio può risultare più inquietante poiché attualmente vengono proposti modelli maschili e femminili praticamente irraggiungibili, personaggi che possiedono ed incentivano canoni di bellezza, capacità comunicative, simboli di status ampiamente superiori a quelli delle persone comuni; (6)

poiché il gruppo coetaneo di appartenenza può discriminare o addirittura bullizzare soggetti ritenuti dotati di minori attrattive oppure semplicemente in ritardo di sviluppo puberale rispetto agli altri componenti; parimenti l’adolescente può ritrovarsi svantaggiato anche all’interno della fratria;

poiché difficoltà scolastiche possono sommarsi ad altri fattori che generano insicurezza;

poiché non sempre esiste una buona e corretta comunicazione nell’ambito familiare, soprattutto quando divorzi e separazioni minano l’autorevolezza e persino la presenza delle figure parentali, o quando il genitore, cui è affidato principalmente il figlio, manifesta egli stesso la sua insicurezza intrattenendo rapporti non duraturi con persone, che entrano ed escono dal nucleo familiare già compromesso;

poiché l’adolescente viene indotto dai mezzi di comunicazione di massa e spinto dai coetanei a “provare” rapporti sessuali precoci, che risultano inevitabilmente inappaganti, essendo carenti di vero amore e di idoneità psico-fisica, cosicché egli può rimanere sconcertato e sentirsi profondamente inadeguato al suo ruolo maschile o femminile sessualmente determinato.

Tutti questi fattori favoriscono un senso di inadeguatezza, che può tradursi in atteggiamenti contraddittori rispetto ad un corpo che si sta modificando naturalmente e positivamente in senso maschile oppure femminile con i propri ritmi e con i limiti estetici, che ognuno di noi deve di norma accettare, anziché farsi condizionare da giudizi altrui, o da aspirazioni intrinseche eccessive.

Questi fattori implicano sessualizzazione e cospirano a indurre sintomi di dismorfofobia, di cui la disforia di genere rappresenta il caso limite (7), poiché coinvolge la percezione dell’intera realtà somatica e psichica. Esistono quindi adolescenti disorientati, nei quali persone ideologicamente orientate o addirittura economicamente interessate instillano la convinzione di non appartenere al sesso biologico.

Nel sito della, un tempo gloriosa, Società Italiana di Pediatria, il Gruppo “I Diritti dei bambini” (bambini con la b minuscola; Diritti con la D maiuscola) per la incongruenza di genere propone un modello regionale cioè un centro per ogni Regione (8): “in Italia dal 2005 al 2018 sono state 251 le famiglie che si sono rivolte ai centri specialistici”: si tratta di 251 casi nell’arco di 14 anni, pari a meno di 18 casi/anno. Questi 251 casi sono stati presi in carico da 8 centri, i quali hanno quindi operato mediamente su 2 casi/anno, ma due centri sono stati oberati dal sovraccarico di ben 3 casi/anno (9). Se i 18 casi/anno venissero distribuiti su 20 centri regionali, 18 centri si occuperebbero di 1 paziente; i restanti 2 centri di zero pazienti! I contribuenti Italiani ringraziano sentitamente per la proposta di ottimo uso delle tasse pagate, che, a mio modo di vedere, andrebbero ad esclusivo beneficio di carriere personali. (Provita & famiglia numero 100, 17 aprile 2023: Propaganda transgender nel sito della Società Italiana di Pediatria.)

Bambini e adolescenti hanno necessità non di interventi esogeni di psicologi, di sessuologi, di influencer, bensì di genitori più attenti e più disponibili a dedicare tempo al dialogo su ogni problema della vita, di famiglie più solide, di scuole più formative. Il primo esempio di rispetto e di corretta affettività viene dai genitori, dai nonni, dagli zii: l’essere umano apprende per imitazione: Aristotele osservava che l’imitare è connaturato agli uomini

(τὸ μιμέσθαι σύμφυτον ἀνθρώποις  tò mimésthai symphyton anthròpois).

Tibullo, poeta elegiaco Latino, ci mostra il nonno intento ad insegnare a parlare al nipotino stimolandone l’imitazione, con questi graziosi versi (II 5, 93-94):

Nec taedebit avum parvo advigilare nepoti / balbaque cum puero dicere verba senem.

Né il nonno si stancherà di vegliare sul nipotino e di ripetere, lui anziano, col piccolo parole balbettate.

Si riportano soltanto due esempi. Sidney Wright, una adolescente statunitense, era stata indotta dalla frequenza internet con influencer ad avviare la cosiddetta “transizione di genere” cioè la mistificazione fenotipica dell’aspetto (è infatti impossibile modificare il patrimonio genetico) per mezzo di trattamenti ormonali. Per sua fortuna queste bombe ormonali iniziarono a causarle disturbi, cosicché confidò i suoi problemi al nonno ed insieme riuscirono a riportare Sidney ad essere una ragazza come la natura l’aveva formata.

Luka Hein, un’altra statunitense, non ha avuto la fortuna provvidenziale di avere un nonno saggio come interlocutore: all’età di 14 anni, quando i suoi genitori hanno divorziato, è rimasta disorientata ed è stata captata, o dovremmo dire plagiata, da psicologi e da medici, che l’hanno confermata in propositi del cosiddetto “cambio di sesso”, l’hanno bombardata di ormoni maschili, e all’età  di appena 16 anni l’hanno sottoposta a mastectomia bilaterale. Quando la giovane donna è entrata in possesso delle sue capacità  critiche, ha effettuato il faticoso percorso opposto riacquistando il suo aspetto naturale di donna. Oggi è una bellissima donna di 22 anni, con un viso ed un corpo stupendi: viene una rabbia impotente a pensare alla mutilazione che ha subito, al fatto che è stata derubata dei seni, di anni di vita serena, della possibilità  di allattare un figlio.

I programmi di “educazione sessuale”  scolastica, avviati fin dagli anni Cinquanta del XX secolo presso Stati come Svezia e Regno Unito, hanno fallito negli scopi dichiarati di evitare comportamenti asociali, gravidanze indesiderate, procurato aborto, malattie infettive sessualmente trasmesse: tale fallimento è noto da tempo immemorabile, ma viene opportunamente occultato. (10) (11) I programmi vengono invece accreditati spesso col solo intento di veicolare contenuti ideologici sulla contraccezione, sull’aborto, sull’omosessualità, sulla transessualità, sul nomadismo sessuale. In Svezia programmi di educazione sessuale scolastica sono stati imposti (sottolineo: imposti, il contrario della decantata democrazie) fin dal 1952: risulta forse che la Svezia abbia poi ottenuto gli idilliaci risultati derivanti dall’«iniziare presto»? In Francia, altra patria dell’educazione sessuale scolastica, il procurato aborto è libero da 50 anni con questi brillanti risultati: 223.300 aborti nel 2021; 234.300 nel 2022; 243.623 nel 202; con un tasso di abortività di 16,8/mille donne in età  fertile (nella diseducata Italia il tasso di abortività, anch’esso drammatico, è però meno di un terzo:  5,4/mille donne in età fertile). Al contrario espongono i bambini a sessualizzazione precoce, li inducono ad interessarsi alla pornografia, alla quale purtroppo internet offre facile accesso con conseguenze perniciose a qualsiasi età. (12)(13) Pornografia, prostituzione, droga sono poi strettamente collegate: il mercato della pornografia attira e sfrutta, con enormi introiti, giovani uomini e giovani donne che si prostituiscono, anche per accedere alla droga: tanti di questi infelici chiudono la loro triste esistenza col suicidio. (14)

Se proprio oggi si assiste all’incremento di varie forme di violenza (dalla predazione sessuale sui minori alla violenza sessuale sino allo stupro, dal bullismo al cyberbullismo, dal mobbing alla induzione al suicidio), la conseguenza logica è che la violenza deriva ed è incentivata proprio dal venir meno da quei sani modelli di relazioni  familiari, che costituivano la normale educazione in una società ben ordinata e responsabile, che non sentiva e non aveva nessuna necessità di corsi specifici e di psicologi.

Dobbiamo anche formulare il quesito: Perché dovremmo affidare noi stessi e i nostri figli a psicologi o ad altre figure estranee? Chi li sceglie? In base a quali requisiti? In base a quali parametri di etica e di morale?

Un’ultima considerazione: Quanto costano in termini di tempo impegnato questi fallimentari e controproducenti  interventi di “educazione sessuale”? Quali stipendi incassano gli operatori coinvolti? E quanto costano in termini di denaro pubblico?

( continua)

Dott. Luciano Leone

Pediatra

Comitato “Pro-life insieme“

Facebooktwittermail

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.