Emilia Romagna: il pediatra boccia i corsi di ed. sessuale ai bimbi
(Fonte: prolifeinsieme.it)
Egregio Direttore,
Da pediatra mi consenta una replica all’articolo https://www.corriereromagna.it/rimini/rimini-la-vicesindaca-bellini-educazione-sessuale-e-all-affettivita-dalle-elementari-basta-con-i-tabu-KH1229084
Bullismo e cyberbullismo meritano grande attenzione a causa della diffusione di comunicazioni telematiche, spesso incontrollate. Da tempo Polizia di Stato e Società Italiana di Pediatria hanno messo a disposizione un Vademecum per la sicurezza online.
Chiunque apra un testo di puericultura apprende che lo sviluppo puberale si avvia mediamente attorno agli 11 anni e mezzo e soltanto successivamente il soggetto avverte stimoli ormonali. Non si vede pertanto perché si debbano inculcare nelle menti di bambini prepuberi nozioni non richieste relative alla sessualità. Il fatto che purtroppo frequentemente i bambini non vivano in nuclei familiari solidi, non giustifica l’intromissione di figure estranee nella loro sfera intima; anche nelle famiglie monogenitoriali il bambino trova il suo punto di riferimento nell’unico genitore presente ed anzi appare più a lui legato e confidente.
Proprio poiché “tutto va commisurato all’età dei bambini” e degli adolescenti, all’estrema varietà di culture e di sviluppo psicofisico, l’educazione sessuale scolastica sconfina nella sessualizzazione: “La sessualizzazione si verifica quando il valore di una persona deriva solo dal suo fascino o dal comportamento sessuale, con l’esclusione di altre caratteristiche, e quando una persona è sessualmente oggettivata, ad esempio, trasformata in una cosa per l’uso sessuale di un altro.
L’imposizione inappropriata della sessualità è particolarmente rilevante per i bambini.” (American Psychological Association)
Infatti i programmi di “educazione sessuale” scolastica, avviati da decenni in Svezia, Regno Unito, Francia, hanno fallito negli scopi dichiarati di evitare comportamenti asociali, gravidanze indesiderate, procurato aborto, malattie infettive trasmesse.
Un programma di educazione sessuale in ambito scolastico necessita dell’avallo dei genitori preventivamente informati (Legge 107/2015), ma si scontra comunque con la diversità degli alunni.
Il rispetto di tale intimità dovrebbe orientare a mantenere la problematica nell’ambito del rapporto tra figli e genitori, eventualmente assistiti da persone di loro esclusiva fiducia, anziché di “esperti” scelti da altri.
Dott. Luciano Leone
Pediatra
Comitato “Pro-life insieme”
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