Violenza e crisi della famiglia: non è a scuola la soluzione del problema

Di Maria Cariati – Pro-Life Insieme

(Fonte: prolifeinsieme.it lettera originariamente apparsa su tecnicadellascuola.it)

Egregio Direttore,

mi capita spesso di leggere gli articoli sul suo giornale, le invio perciò questa replica in risposta a “Studenti contro Valditara: ideologico sarà lui…”

Le parole del Ministro Valditara pronunciate in occasione dell’evento per la nascita della Fondazione “Cecchettin” hanno suscitato polemiche e reazioni dopo il suo intervento.

Il Ministro ha definito la lotta al patriarcato come una maniera ideologica di affrontare la violenza di genere e sottolineato il legame tra l’aumento della violenza e l’immigrazione illegale.

Come madre e moglie, nata alla fine degli anni 60 del secolo scorso, ho avuto in questi decenni modo di osservare come si sono evoluti i costumi nel nostro Paese fino ad arrivare ai giorni nostri in cui la cronaca, quotidianamente ci riporta tristi notizie di giovani vittime, sia ragazzi che ragazze che vengono uccisi per i motivi più banali e con efferatezza.

Ci stringe il cuore apprendere che dopo tutto l’amore e la dedizione delle famiglie, queste giovani vite vengano stroncate in un attimo e in un attimo, quelle stesse famiglie, vengano gettate in un baratro di dolore e di disperazione che è facile comprendere e dal quale forse, non si riprenderanno per il resto della loro vita.

Le responsabilità di questa violenza sono da ricercare in molti fattori, primo fra tutti, la crisi della famiglia e dei suoi valori

La rivoluzione sessuale, se da un lato ha portato all’emancipazione delle donne, dall’altro ha generato anche confusione dei ruoli tra uomo e donna, ma soprattutto una esasperata quanto sterile rivalità.

Oltre a ciò è progressivamente venuta meno la rete di protezione che da sempre ogni civiltà deve avere nei confronti dei giovani adolescenti, i quali vanno difesi finché non saranno in grado di farlo da soli acquisendo la capacità di giudizio (che oggi è massimamente stigmatizzata) perché’ essi sono la garanzia del futuro.

È impensabile che si possa risolvere questa spirale di violenza attraverso l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole, dove si continua a parlare di violenza di genere, indicando i giovani di sesso maschile come se fossero diventati improvvisamente dei mostri.

Anzitutto, vorrei ricordare che l’educazione affettiva e sessuale è un compito molto delicato che secondo la legge, in Italia spetta alle famiglie per evitare che in altri ambiti diventi oggetto di brama delle ideologie di turno. In secondo luogo, anticipare certe conoscenze significa mettere sempre più i giovani in situazioni di rischio e pericolo, aggravati, come ben sottolinea il Ministro, dal degrado di paesi e città in preda alle immigrazioni illegali indiscriminate e incontrollate.

È pertanto necessaria una presa di coscienza da parte della collettività del grado di emergenza educativa a cui siamo arrivati, dopodiché bisognerà impegnarsi a tutti i livelli per formare i giovani al rispetto di sé e degli altri, attraverso la conoscenza e il controllo degli impulsi e delle emozioni e inoltre della consapevolezza del proprio prezioso ruolo per la costruzione di una società civile migliore. Infine vorrei, sottolineare l’importanza di tornare a ricostruire l’armonia tra mondo il maschile e femminile perché l’uno senza l’altro è votato al sicuro fallimento e solo con l’attiva collaborazione e cooperazione ci potrà essere speranza per il futuro dell’umanità.

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