La dottrina cattolica sulle tecnologie riproduttive
Di Don Shenan J. Boquet
(Originale in inglese)
Se un rabbino ebreo sconosciuto di una piccola città spiega alla sua congregazione cosa insegna l’Ebraismo, è un caso nazionale? E se un monaco buddista predica gli insegnamenti del Buddismo? O se un guru indù spiega l’Induismo ai suoi seguaci?
Sembra abbastanza ovvio che non c’è nulla di degno di nota in nessuno di questi scenari. Eppure, per qualche ragione, i media mainstream hanno la strana abitudine di pubblicare, enfatizzandole, storie che raccontano come qualche pastore cristiano o prete cattolico abbia insegnato alla sua congregazione qualcosa che il cristianesimo insegna e ha sempre insegnato, come se questo fosse qualcosa di importanza internazionale.
Prendete questa storia pubblicata recentemente dalla Canadian Broadcasting Corporation (CBC), l’agenzia di stampa nazionale finanziata dallo stato canadese, intitolata “Cape Breton mother angry after church newsletter calls IVF immoral” (Madre di Cape Breton si infuria dopo aver letto che il bollettino della sua chiesa definisce la FIVET immorale).
In sintesi, una parrocchia cattolica di North Sydney, in Nuova Scozia, ha pubblicato un bollettino parrocchiale in cui spiegava brevemente quello che la Chiesa insegna sulle tecnologie riproduttive artificiali. Il bollettino, pubblicato sulla pagina Facebook della parrocchia, ha spiegato che la Chiesa cattolica si oppone alla FIVET (fecondazione in vitro) e all’inseminazione artificiale, “perché così si separa la procreazione dall’atto con cui gli sposi si donano l’uno all’altro e si introduce così il dominio della tecnica sull’inizio e sul destino della persona umana”.
La parrocchia ha poi indirizzato i parrocchiani al Catechismo della Chiesa Cattolica, in particolare ai paragrafi 2373-2377. Il Catechismo è stato pubblicato per la prima volta negli anni ‘90, e chiunque volesse sapere cosa insegna ufficialmente la Chiesa cattolica sulla FIVET o sulle tecnologie riproduttive artificiali avrebbe potuto consultare questi paragrafi in qualsiasi momento.
Se vi state chiedendo come questa possa essere considerata una notizia, non siete i soli. “Un sacerdote cattolico insegna la dottrina cattolica” è una notizia degna di nota tanto quanto una intitolata “Il Papa è cattolico”. Cosa ancora più strana, tuttavia, è che la madre “infuriata” menzionata nel titolo dell’articolo della CBC non è né un membro della parrocchia, né una Cattolica! Si tratta di una donna non religiosa, che ha avuto un figlio attraverso la fecondazione assistita, e che in qualche modo si è imbattuta su Facebook nel bollettino di questa parrocchia, e ha deciso di offendersi, denigrandolo come “discorso d’odio”.
Un grave malinteso
Questa peculiare abitudine moderna di reagire a qualsiasi dichiarazione sui principi morali come davanti a un “discorso d’odio” è molto preoccupante. Tuttavia, la lettura dei vari articoli sul bollettino di questa parrocchia ha fatto capire quanto profondamente le persone fraintendano ciò che la Chiesa ha da dire su questo argomento, e quanta formazione sia necessaria.
“Nessun bambino è immorale”, si è lamentata una donna, madre di un bambino di 20 mesi che è stato concepito grazie alla FIVET. Questo stesso tema è emerso più volte. Un’altra donna (anche lei non Cattolica) che stava organizzando una protesta in chiesa, ha detto che stava protestando “solo per dimostrare che ovviamente questi bambini non sono immorali e nemmeno queste famiglie”.
Tuttavia, non solo questo è un fraintendimento dell’insegnamento della Chiesa sulla FIVET, ma è anche forse il peggior fraintendimento possibile. L’insegnamento della Chiesa sulle tecnologie riproduttive artificiali non solo non dice che il bambino concepito è “immorale”, ma pone l’accento interamente sulla difesa dei diritti e della dignità del bambino!
Il paragrafo 2378 del Catechismo recita: “Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il «dono più grande del matrimonio» è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso «diritto al figlio». In questo campo, soltanto il figlio ha veri diritti: quello «di essere il frutto dell’atto specifico dell’amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento»”. (CCC, 2378)
Non esistono bambini “immorali”. I bambini concepiti attraverso la FIVET sono preziosi agli occhi di Dio, come tutti i bambini. Anche se i mezzi con cui sono stati concepiti sono immorali, sono amati da Dio e dovrebbero essere amati e curati anche da noi. Ciò che preoccupa la Chiesa è che la logica interna della fecondazione assistita e di tecnologie simili porta a vedere un bambino come un diritto, piuttosto che un privilegio; come una merce, piuttosto che un dono; come una cosa da comprare secondo le specifiche, piuttosto che da accogliere e abbracciare senza alcuna condizione.
In una dichiarazione a CTV News , il Vescovo Wayne Kirkpatrick della diocesi di Antigonish, in Nuova Scotia, ha osservato che:
“tutti i bambini, indipendentemente dalle modalità del loro concepimento e della loro nascita, dovrebbero essere amati, apprezzati e curati. Un bambino concepito in vitro è accolto da Dio e dalla Chiesa.
La ragione per cui la Chiesa si oppone alla fecondazione in vitro è che può trattare il bambino e la coppia come se fossero parte di un processo produttivo. Ci sono preoccupazioni per la perdita di embrioni e l’uso della tecnologia riproduttiva per la selezione piuttosto che per la creazione. La dottrina della Chiesa si preoccupa per i bambini e le famiglie”.
Ben detto!
I problemi oggettivi della FIVET
Recentemente mi sono imbattuto in due storie. La prima riguardava una coppia che aveva deciso di fare uno di quei popolari test del DNA per sé e per i propri due figli. Tuttavia, quando sono arrivati i risultati, hanno avuto un trauma. Il test ha dimostrato che uno dei loro figli, che era stato concepito con il ricorso alla FIVET, non era biologicamente legato a suo padre. Come si è scoperto, il laboratorio aveva usato il seme di un altro uomo, sconosciuto, per concepire il bambino. La coppia ha dovuto dare questa notizia al figlio. Alla fine, hanno anche rintracciato il vero padre biologico, che a sua volta ha dovuto dire ai suoi tre figli che avevano un fratellastro, nato per caso in un’altra famiglia.
La seconda storia, simile alla prima, raccontava un altro sbaglio commesso in una clinica specializzata nella FIVET. Il risultato è stato che due coppie per errore hanno avuto il figlio dell’altra coppia. Le coppie hanno iniziato a sospettare che era stato commesso un errore solo al momento della nascita, poiché i bambini apparivano così diversi dai genitori. Ma hanno scoperto la verità con certezza solo un mese dopo. A quel punto, i genitori si erano già legati profondamente al bambino che avevano accolto e messo al mondo. I bambini alla fine sono stati scambiati, ma una delle coppie ha descritto questo avvenimento come il momento in cui il loro “mondo ha iniziato a cadere a pezzi”.
Queste storie strazianti, scioccanti e inquietanti sono una prevedibile conseguenza dell’avere permesso alla tecnica umana di intromettersi così profondamente in qualcosa di così delicato e sacro come la nascita di una nuova vita umana.
Sicuramente molti coniugi che, a causa dell’alta incidenza di infertilità nella nostra società, ricorrono alla FIVET o ad altre tecnologie simili lo fanno per un comprensibile desiderio naturale di mettere al mondo una nuova vita. Va anche da sé che questi genitori amano molto i loro figli.
Tuttavia, nulla di ciò che la Chiesa dice sulla fecondazione assistita o sulle tecnologie riproduttive artificiali mette in alcun modo in discussione il valore o la dignità del bambino o l’amore dei genitori per quel bambino. Invece, la dottrina della Chiesa indica semplicemente alcuni fatti oggettivi sul procedimento della FIVET che non possono essere ignorati, come il danno fatto all’unione coniugale e alla coppia stessa. I bambini devono essere concepiti, generati esclusivamente attraverso l’espressione fisica dell’amore tra un marito e una moglie. Con la FIVET, al contrario, i tecnici mettono in atto procedimenti che generano la vita, al posto del marito e della moglie. Questa pratica va contro il piano di Dio sul matrimonio e il modo in cui i bambini devono venire al mondo.
Un altro fatto importante, riportato in breve sopra dal Vescovo Kirkpatrick, è che il procedimento della FIVET spesso comporta la generazione di embrioni multipli. Di conseguenza, ci sono letteralmente milioni di embrioni, congelati nei laboratori di tutto il mondo. Scientificamente parlando, questi sono esseri umani viventi geneticamente unici, nei primi stadi del loro sviluppo.
In seguito, questi piccolissimi esseri umani saranno inseriti nell’utero della loro rispettiva madre con la speranza che almeno uno si impianti, arrivi a fine gravidanza, e nasca. Nella maggior parte dei casi una coppia desidera un solo figlio; quindi, i medici uccideranno uno o più dei bambini nell’utero, scegliendo arbitrariamente quale bambino vive o muore. E se durante la gestazione dovesse succedere che uno o più bambini non siano sani o non si stiano sviluppando correttamente, le loro vite saranno spezzate, e saranno buttati via come rifiuti. I bambini “avanzati”, cioè quelli non utilizzati, sono uccisi o sottoposti a esperimenti, mentre altri vengono congelati in azoto liquido per futuri impianti o esperimenti.
Questo non è il modo di trattare la vita umana. I bambini non sono merci da produrre per i bisogni degli adulti e la commercializzazione. E indipendentemente dalle intenzioni delle persone coinvolte, è gravemente, profondamente, intrinsecamente immorale. Semplicemente non c’è modo di indorare questa realtà oggettiva. Per questa sola ragione, la FIVET deve essere respinta come inammissibile. E la Chiesa ha il dovere di mettere in guardia il suo gregge, e la società, da questa pratica.
Pur accogliendo con favore l’eccellente dichiarazione del Vescovo Kirkpatrick citata sopra, c’è un passaggio sul quale rispettosamente dissento. Nell’articolo della CBC il vescovo è stato citato laddove afferma che sarebbe stato “fuori luogo”, da parte del sacerdote, riportare nel bollettino l’insegnamento sulla FIVET, perché “la gente è ferita, e capisco la ragione”.
In realtà, riesco a pensare a poche cose che siano meno controverse che pubblicare su un bollettino parrocchiale un breve riassunto della dottrina cattolica su un argomento così importante. Ci sono molte coppie che hanno avuto un figlio grazie alla fecondazione assistita, e ci sono persone che conoscono qualcuno, un membro della famiglia, un amico o un collega, che ha avuto un figlio attraverso questo procedimento, il che rende necessaria un’educazione e formazione su questo tema. Molti non capiscono perché o non sanno come fare, il che rende ancora più importante che i pastori guidino il gregge affidato alle loro cure, affermando la bontà ontologica di questi bambini e insegnando al contempo perché questo processo è immorale.
Spero che questa polemica sia usata dal pastore e dalla diocesi (e dalla più ampia comunità cattolica) per illustrare alla gente la saggezza della Chiesa sulla santità della vita umana e la dignità del matrimonio e dell’atto coniugale. Nel frattempo, preghiamo per tutti i pastori affinché non perdano il coraggio mentre si occupano del gregge di Dio, e continuino a impegnarsi in difesa della vita e del matrimonio, costi quel che costi.