L’Italia boccia il DDL Zan
Di Don Shenan J. Boquet
(Originale in Inglese)
I senatori italiani, segnando una rara vittoria per i difensori della famiglia, hanno votato contro un disegno di legge che avrebbe contrastato una presunta “discriminazione” basata su “sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”.
Il disegno di legge Zan prende il nome dall’attivista omosessualista e legislatore del Partito Democratico Alessandro Zan. Il disegno di legge aveva già superato la Camera del Parlamento con 265 voti a favore e 193 contrari nel mese di novembre 2020.
Tuttavia, con una votazione di 154 a 131 a fine ottobre, il Senato ha votato per bloccare il dibattito sul disegno di legge, di fatto stroncandolo.
Oltre ad estendere le disposizioni in contrasto alle “discriminazioni” per includere questioni come l’identità di genere e l’orientamento sessuale, il disegno di legge avrebbe voluto anche istituire una “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”. Questo sarebbe stato celebrato nelle scuole di tutto il paese.
Questo provvedimento, in particolare, aveva provocato le proteste della Chiesa Cattolica e dei difensori dei valori tradizionali in Italia. Nei fatti, il governo voleva imporre una giornata di propaganda nelle scuole favorendo una visione morale del mondo con la quale molti genitori giustamente non sono d’accordo.
Chi avesse violato la legge, avrebbe potuto essere punito con la reclusione fino a 18 mesi o con una pesante multa di 6.000 euro.
La “discriminazione” funziona come cavallo di Troia
Non c’è bisogno di dire che ogni ingiusta discriminazione e violenza perpetrata contro persone omosessuali o transessuali deve essere condannata. Il Catechismo della Chiesa Cattolica è molto chiaro su questo punto al paragrafo 2358, dove afferma: “A loro riguardo [delle persone omosessuali] si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione”.
Tuttavia, non dobbiamo essere sprovveduti e credere ingenuamente ai sostenitori di leggi come questa quando affermano che il loro unico intento sarebbe quello di proteggere gli individui omosessuali da ingiuste discriminazioni.
Chi propone queste leggi sa bene che la legge non solo individua un crimine, ma influenza anche i costumi. L’intento di tali disegni di legge è trasformare la società, sia mettendo a tacere chi crede nell’antica etica sessuale giudaico-cristiana, sia prendendo di mira la generazione più giovane con una propaganda progettata per far loro cambiare idea, indipendentemente da quello che i loro genitori potrebbero pensare. In tal senso, l’idea di istituire una “Giornata nazionale contro l’omofobia” è una prova schiacciante.
Come John Allen di Crux ha osservato diversi mesi fa: “Tra gli altri punti, i critici affermano che la misure contro l’omofobia, attualmente all’esame del Senato italiano, potrebbero imporre alle scuole private cattoliche di adeguare i programmi per includere lezioni obbligatorie sulla tolleranza e sull’ideologia di genere, e potrebbero anche dichiarare fuorilegge alcune note formulazioni della dottrina cattolica sulla sessualità e sul matrimonio” (Traduzione nostra).
In effetti, l’esperienza di quasi tutte le giurisdizioni nelle quali le leggi sulla discriminazione sono state ampliate includendo l’omosessualità o l’identità di genere, è che queste leggi sono state molto presto interpretate in senso ampio per reprimere anche cose come la citazione di versetti biblici che condannano la pratica dell’omosessualità.
Questo, ovviamente, è il problema principale con tali leggi contro la discriminazione. Originariamente, le leggi contro la discriminazione erano state pensate per vietare la discriminazione di persone sulla base di caratteristiche immutabili come la razza o il sesso. Tuttavia, il fattore che rende complessa la questione dell’omosessualità e del transessualismo, è che questi sono intimamente connessi con una varietà di comportamenti volontari che violano gli insegnamenti di molte religioni e sistemi etici.
È fin troppo facile per qualche giudice o legislatore interpretare queste leggi per sostenere che chiunque affermi che il comportamento omosessuale è immorale, o che si opponga a iniziative eticamente problematiche, come gli eventi del “gay pride”, stia proprio per questo assumendo un atteggiamento discriminatorio. In molti casi, tuttavia, la realtà sarà esattamente il contrario: le persone che esprimono queste opinioni lo fanno per amore degli individui omosessuali.
L’intervento senza precedenti del Vaticano
Sebbene a volte Papa Francesco abbia fatto dichiarazioni forti su argomenti come la teoria del “gender”, in generale lui e il Vaticano sotto la sua direzione tendono a tracciare un corso molto più conciliante e di basso profilo sulle questioni sessuali. In effetti, alcune parole del Santo Padre hanno comprensibilmente causato confusione su argomenti relativi alla sessualità, a cominciare dalla sua (infelicemente) nota frase “Chi sono io per giudicare?” all’inizio del suo pontificato.
Eppure, il Vaticano si è schierato contro il disegno di legge Zan con decisione, soprattutto data l’abitudine di occuparsi delle questioni politiche di altri paesi senza darlo a vedere. A giugno, il Vaticano ha fatto una mossa senza precedenti facendo riferimento al suo status ai sensi dei Patti Lateranensi del 1929, inviando una lettera privata all’ambasciatore italiano in Vaticano, Pietro Sebastiani.
Sebbene il testo della lettera inviata dal Vaticano non sia stato rivelato pubblicamente, il Segretario di Stato Vaticano, il Cardinale Parolin, ha rilasciato un’intervista spiegando il ragionamento alla base della lettera. La proposta di legge, ha detto, ha “contenuto troppo vago” e “corre il rischio di mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna, con delle conseguenze che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate, finché si è in tempo”.
Il Cardinale Parolin ha affermato che il Vaticano non ha chiesto all’Italia di “bloccare la legge”, ma ha espresso perplessità sui “problemi interpretativi che potrebbero derivare nel caso fosse adottato un testo con contenuti vaghi e incerti, che finirebbe per spostare al momento giudiziario la definizione di ciò che è reato e ciò che non lo è. Senza però dare al giudice i parametri necessari per distinguere”.
Come raccontato all’epoca da John Allen, i Patti Lateranensi, “che hanno istituito lo Stato della Città del Vaticano dopo la scomparsa dello Stato Pontificio durante il processo di unificazione italiana nel XIX secolo, offrono al Vaticano la possibilità di affermare i propri diritti al governo italiano”. Tuttavia, il Vaticano non aveva mai invocato questo status in precedenza – almeno non per quanto ne sappiamo – il che dimostra l’insolito livello di preoccupazione in Vaticano per questa legge.
I Cattolici devono formarsi
Viviamo in un momento di grande confusione riguardo alle questioni sessuali. Da una parte, giustamente, alcuni sottolineano che le persone omosessuali e transessuali hanno la stessa dignità di ogni altro essere umano, e che ogni forma di odio o di ingiusta discriminazione nei loro confronti deve essere evitata e condannata. D’altra parte, attivisti e propagandisti molto astuti hanno coniato un linguaggio pensato per convincere le persone che qualsiasi obiezione agli stili di vita omosessuali o alle teorie bizzarre e antiscientifiche della sessualità e del gender sono, di fatto, odio. L’unica risposta “caritatevole”, ci viene costantemente detto, è il supporto totale, incondizionato, entusiasta per ogni sorta di condotta o abitudine sessuale.
In mezzo a questo caos, i Cattolici hanno bisogno di formarsi con il pensiero della Chiesa, leggendo i ponderati documenti pubblicati dal Vaticano. Ciò include la “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede sotto il Cardinale Joseph Ratzinger e approvata da Papa San Giovanni Paolo II. La Congregazione sotto il Cardinale Ratzinger ha anche pubblicato la lettera, “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”. Particolarmente importante in rapporto a questa recente legge, tuttavia, è la lettera “Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali”.
In questa lettera la Congregazione ha osservato che, mentre si deve contrastare ogni “ingiusta discriminazione”, “vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio, nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare” (paragrafo 11).
In un passaggio profetico la Congregazione metteva in guardia:
“Includere la «tendenza omosessuale» fra le considerazioni sulla base delle quali è illegale discriminare può facilmente portare a ritenere l’omosessualità quale fonte positiva di diritti umani, ad esempio, in riferimento alla cosiddetta «affirmative action» o trattamento preferenziale nelle pratiche di assunzione. Ciò è tanto più deleterio dal momento che non vi è un diritto all’omosessualità (cf n. 10) che pertanto non dovrebbe costituire la base per rivendicazioni giudiziali. Il passaggio dal riconoscimento dell’omosessualità come fattore in base al quale è illegale discriminare può portare facilmente, se non automaticamente, alla protezione legislativa e alla promozione dell’omosessualità. L’omosessualità di una persona sarebbe invocata in opposizione a un asserita discriminazione e così l’esercizio dei diritti sarebbe difeso precisamente attraverso l’affermazione della condizione omosessuale invece che nei termini di una violazione di diritti umani fondamentali” (paragrafo 13).
La Congregazione ha anche indicato che “non è opportuno” per le autorità della Chiesa sostenere leggi antidiscriminazione che potrebbero danneggiare il bene comune, anche qualora tali leggi includano eccezioni per la Chiesa e le sue istituzioni. “La Chiesa ha la responsabilità di promuovere la vita della famiglia e la moralità pubblica dell’intera società civile sulla base dei valori morali fondamentali”, ha osservato la Congregazione, “e non solo di proteggere se stessa dalle conseguenze di leggi perniciose (cfr. n. 17)” (paragrafo 16).
Fortunatamente, il Vaticano ha seguito il suo stesso consiglio in merito al disegno di legge Zan italiano. Mentre è impossibile dire quanta influenza abbia avuto il Vaticano nel respingimento di questo disegno di legge, non c’è dubbio che i legislatori italiani abbiano preso atto dell’opposizione del Vaticano. Per ora, almeno, gli italiani pro-famiglia possono riprendere un po’ il fiato.