Perché la Chiesa difende la sessualità umana e il matrimonio
Di Don Shenan J. Boquet
(Originale in Inglese)
Qualche mese fa la Congregazione per la Dottrina della Fede del Vaticano ha in qualche modo catturato l’attenzione dei giornali di tutto il mondo per aver fatto qualcosa che non è particolarmente straordinario, e certamente non è una sorpresa.
In una breve dichiarazione– chiamata Responsum – la Congregazione ha risposto alla domanda se la Chiesa possa o meno impartire la “benedizione” alle unioni omosessuali. La risposta accuratamente formulata è stata, in breve, “no”. “La Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso nel senso sopra inteso”, conclude il comunicato.
In altre parole, la Congregazione ha ribadito, ancora una volta, quello che la Chiesa Cattolica insegna e ha sempre insegnato negli ultimi 2.000 anni: il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna, e qualsiasi pratica sessuale al di fuori del matrimonio è un peccato. Poiché la Chiesa non può benedire il peccato, non può nemmeno benedire le unioni che si basano su un comportamento peccaminoso.
Queste parole non dovrebbero sorprendere nessuno. L’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la sessualità è stato coerente nel corso della sua storia ed è ben noto alla maggior parte delle persone. Come afferma, senza ambiguità, il Catechismo della Chiesa Cattolica: “l’atto sessuale deve avere posto esclusivamente nel matrimonio; al di fuori di esso costituisce sempre un peccato grave ed esclude dalla comunione sacramentale”. (CCC 2390)
Tuttavia, a leggere i numerosi resoconti dei media sulla dichiarazione del Vaticano, si potrebbe pensare che la Congregazione abbia scritto qualcosa di davvero scioccante. Molti hanno parlato di un “divieto” di benedire le unioni omosessuali, come se la Chiesa avesse escogitato una nuova spietata regola rivolta specificamente alle persone con inclinazioni omosessuali.
Leggendo la dichiarazione, tuttavia, ci si chiede a cosa siano dovute tutte queste polemiche. La Congregazione si limita ad osservare, in termini gentili, che l’unico uso morale dell’atto sessuale è all’interno di un matrimonio tra un uomo e una donna aperto alla vita, e che le benedizioni, in quanto sacramentali, non possono essere conferite a rapporti sessuali peccaminosi. Ricorda ai pastori che “un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali […] devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” (CCC 2358). Dal momento che la Chiesa ha grande rispetto e attenzione per la dignità umana e per ogni singola persona, la Congregazione aggiunge che “non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale”.
Inoltre, questo “divieto” non riguarda esclusivamente le coppie omosessuali. Lo stesso atteggiamento si può applicare anche alle coppie eterosessuali impegnate in relazioni adulterine, relazioni sessuali illecite o poligame. Indipendentemente da quanto le persone in tali relazioni si amino, il loro uso improprio del dono della sessualità significa che la Chiesa non può approvare la loro relazione con una benedizione.
Come spiega la dichiarazione della Congregazione:
“quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre – oltre alla retta intenzione di coloro che ne partecipano – che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni.
Per tale motivo, non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso. La presenza in tali relazioni di elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare, non è comunque in grado di coonestarle e renderle quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore”.
Ribellione nella Chiesa
Da un lato, sono molto rinfrancato dalla dichiarazione della Congregazione, che, sebbene pastoralmente sensibile, è anche priva di ambiguità nel suo insegnamento.
Negli ultimi anni potenti gruppi di pressione, sia dentro che fuori della Chiesa, hanno provato a spingere la Chiesa a cambiare i suoi insegnamenti sulla sessualità e sul matrimonio. A volte, Papa Francesco è sembrato mostrare simpatia per alcuni di questi tentativi, cosa che ho trovato piuttosto preoccupante. In un documentario uscito l’anno scorso, ad esempio, il Santo Padre dava l’apparenza di approvare l’idea di “unioni civili” legalizzate per le coppie omosessuali, posizione che la Congregazione sotto il Cardinale Ratzinger aveva chiaramente affermato non poter essere sostenuta (“In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva”, aveva affermato la Congregazione nella dichiarazione del 2003). Che sia giustificato o meno, molte persone si aspettavano che il Papa, o il Vaticano, facesse presto un passo avanti, dando un’approvazione formale alle unioni omosessuali.
Il fatto che la Congregazione abbia pubblicato una dichiarazione così chiara, e che sia stata pubblicata con l’approvazione di Papa Francesco, è la prova che qualunque siano le forze che fanno pressione alla Chiesa, lo Spirito Santo la protegge ancora e assicura la conservazione della vera dottrina.
D’altra parte, la reazione alla dichiarazione è molto preoccupante, e preannuncia tempi difficili. Disgraziatamente, non sono solo i soliti noti fuori dalla Chiesa a criticare apertamente la dichiarazione, ovvero i media laici e i gruppi di pressione progressisti. Anche molti dentro la Chiesa, compresi sacerdoti e vescovi, criticano apertamente la dichiarazione.
In Germania, 60 sacerdoti hanno firmato una dichiarazione nella quale affermano che sfideranno la Congregazione e benediranno le coppie omosessuali. Altri 350 sacerdoti in Austria hanno firmato una dichiarazione simile. Entrambe queste dichiarazioni hanno usato parole simili, dicendo che i sacerdoti “continueranno” a benedire queste unioni, evidenziando il fatto che molti sacerdoti in Europa stanno già sfidando apertamente l’insegnamento della Chiesa. Un’altra dichiarazione di condanna del Responsum della Congregazione è stata firmata da 230 teologi in Germania e altrove.
E non sono solo i preti a manifestare il loro dissenso. Diversi vescovi hanno anche palesato l’intenzione di perseguire una strada diversa, indipendentemente da quanto afferma la Congregazione. “Mi vergogno per la mia Chiesa. Percepisco soprattutto un’incomprensione intellettuale e morale”, ha affermato in una nota il Vescovo belga Johan Bonny. Negli Stati Uniti, il Cardinale Blase Cupich, pur osservando che il Responsum non affermava “niente di nuovo” sul matrimonio, ha anche aggiunto che è “comprensibile” che molte persone provino “delusione”. Esperti osservatori vaticani sottolineano anche il fatto che se Papa Francesco ha apparentemente approvato la pubblicazione della dichiarazione, non l’ha però firmata, suggerendo forse che ha sentimenti contrastanti al riguardo.
L’audacia di alcune di queste espressioni di sfida suggerisce l’esistenza di uno scisma non dichiarato all’interno della Chiesa, con un numero considerevole di sacerdoti, vescovi e teologi che hanno abbracciato e promuovono una posizione che è assolutamente fuori dalla dottrina della Chiesa su una questione cruciale.
Rivendicare la dottrina della Chiesa
Lo stupore e la rabbia generali che si riscontrano in gran parte dei resoconti dei media, e anche di molti Cattolici, evidenzia il fatto scoraggiante che molte persone sono profondamente confuse su quello che la Chiesa insegna sul matrimonio e la sessualità, e perché lo insegna. Molte persone percepiscono semplicemente la dottrina della Chiesa come dura e moralista, perché condanna, senza una buona ragione, le persone che si “amano” vicendevolmente.
Chiaramente, la nostra cultura è molto confusa sulla dignità umana e sulla sacralità del matrimonio e della sessualità, e questa confusione è penetrata tra le mura della stessa Chiesa. Laddove la Chiesa, i suoi ministri e i suoi fedeli dovrebbero essere fari di luce, indicando un’altra via da seguire, una via più caritatevole, troppo spesso troviamo la stessa identica confusione che regna nel clima intellettuale generale.
Sono molto felice perché, in un momento in cui la confusione sta raggiungendo un tale livello, la nuova dichiarazione della Congregazione ci ha fornito una grande opportunità per dissipare i molti malintesi sull’insegnamento della Chiesa!
Fondamentalmente, la Congregazione sostiene la verità sulla persona umana. In fondo, nella natura della persona umana è scritto un richiamo all’unione e alla comunione con e tra un uomo e una donna. Questa unione è indissolubile e per sua natura procreativa, partecipando alla generazione di una nuova vita umana. La natura ha un piano per la sessualità umana e non prevede l’omosessualità.
“Benedire” qualsiasi atto contrario alla natura della persona umana e alla natura del matrimonio è contraddittorio. Una coppia omosessuale non può generare figli perché la natura delle loro pratiche sessuali non è in grado di generare una nuova vita. Non c’è complementarità sessuale. Inoltre, ci troviamo davanti a due diversi tipi di rapporti sessuali dei quali non si dovrebbe parlare o che non si dovrebbero affrontare come se fossero la stessa cosa: l’atto coniugale tra un uomo e una donna e l’atto omosessuale.
L’intimità sessuale è un mistero che simboleggia il matrimonio e appartiene solo ad esso. Al di fuori del matrimonio, i rapporti coniugali sono essenzialmente falsi. Nel difendere il bene della persona umana e del matrimonio, ci opponiamo a tutto quello che minaccia l’ambito dell’intimità sessuale – cioè i rapporti prematrimoniali, extraconiugali, omosessuali, ecc.
Mentre la cultura tende a concepire l’approccio moderno alla sessualità umana e all’atto sessuale “di larghe vedute” e “liberatorio”, e l’insegnamento della Chiesa sullo stesso come eccessivamente “ristretto” e “riduttivo”, la realtà è l’esatto opposto. La dottrina della Chiesa su questi argomenti è così ampia che tiene conto del modo in cui l’atto sessuale coinvolge l’intera persona e ha un impatto non solo sulle persone coinvolte nel rapporto sessuale, ma anche su coloro che li circondano (in primis i loro figli) e sulla società.
La mentalità moderna, d’altra parte, riduce l’atto sessuale a una questione biologica che non ha alcun significato o scopo intrinseco e che è assolutamente un fatto privato. Questa concezione della sessualità umana non è solo orribilmente riduzionista, privando l’atto sessuale di gran parte della sua bellezza e ricchezza, ma ha anche generato molta sofferenza – causata dalla diffusione del divorzio; dall’emergere di una cultura degli incontri occasionali, caratterizzata dallo sfruttamento reciproco piuttosto che dalla ricerca dell’amore; il conseguente, onnipresente disincanto verso il romanticismo e la possibilità di trovare il vero amore; un’esplosione di malattie sessualmente trasmissibili e nascite fuori dal matrimonio; l’onnipresenza quasi totale di una pornografia degradante, che sfrutta gli attori e le attrici e che rende schiave molte persone con una forma dipendenza, e così via.
La saggezza della dottrina della Chiesa sta nel modo in cui coglie la totalità di ciò che riguarda l’atto sessuale: non solo una fonte di piacere fisico, o anche un’espressione di amore tra una coppia, ma anche il mezzo con cui gli esseri umani creano famiglie e contribuiscono alla salute e alla continuazione della società. La visione della Chiesa della sessualità è che l’atto sessuale riservato esclusivamente alle coppie sposate è così nobile e così grande, che deve essere accuratamente protetto e custodito, integrandolo nella persona e nella società.
La Chiesa, nell’insegnare che l’atto sessuale è riservato all’unione lunga tutta la vita tra un uomo e una donna, non è contro la sessualità né contro l’amore. Invece, la Chiesa è a favore della sessualità e a favore dell’amore, incluso l’amore per i figli, che hanno diritto a nascere in un’unione stabile e ad essere cresciuti da una madre e da un padre. Il problema con le unioni omosessuali, o altre relazioni sessuali peccaminose, non è che due persone si amano, ma che il loro amore è espresso in un modo che usa male e sminuisce il dono della sessualità, e quindi danneggia se stessi e gli altri.
Per ragioni comprensibili, questo messaggio non è così popolare quanto il messaggio che sostiene le persone dovrebbero ricercare quanto più piacere sessuale possibile, in qualunque modo vogliano. Il bene e il vero, spesso non sono così allettanti al primo impatto, come il peccato e ciò che è sbagliato. Peccare è facile; essere virtuosi è difficile. Tuttavia, i grandi santi e saggi hanno sempre trasmesso lo stesso messaggio: che vale la pena fare la fatica di vivere secondo il bene e il vero. La saggezza è, in gran parte, la capacità di vedere attraverso il superficiale luccichio del peccato e di riconoscere la sottile, ma profonda bellezza della bontà e della virtù.
Il messaggio della Chiesa sulla sessualità umana, il matrimonio e l’atto sessuale, e il richiamo alla castità, è un messaggio più difficile da veicolare rispetto al messaggio della Rivoluzione Sessuale. Tuttavia, è nostro dovere fare del nostro meglio per trovare nuovi modi per spiegare la verità su questo e per dare l’esempio, noi stessi, vivendo con gioia secondo questa verità. Sono grato alla Congregazione per aver tenuto la linea e per averci dato un po’ di incoraggiamento in questa battaglia.