“Il coraggio di difendere la verità: alziamo la voce tutti insieme”

Di Don Shenan Boquet

(Originale in Inglese)

È un momento difficile in tutto il mondo per i Cattolici pro-vita, che stanno provando a capire a come reagire al fatto che l’uomo politico più potente del mondo – il Presidente Joe Biden – sbandiera regolarmente la sua “profonda” fede cattolica, promuovendo contemporaneamente mali come aborto e una radicale agenda LGBT.

Negli Stati Uniti, fortunatamente, ci sono stati molti vescovi – tra i quali l’attuale presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti – che hanno rilasciato dichiarazioni chiare ribadendo la dottrina morale cattolica e mettendo in evidenza i punti in cui il Presidente Biden la tradisce.

Allo stesso tempo, tuttavia, sono stato profondamente scoraggiato per il fatto che altri prelati cattolici – alcuni dei quali sono addirittura in Vaticano – non sono stati altrettanto chiari, solleciti e coraggiosi.

Infatti, come ho notato un paio di settimane fa, il giorno dell’insediamento, qualcuno nella Segreteria di Stato vaticana, a quanto sembra, è intervenuto per ritardare la dichiarazione forte, ma pensata attentamente, dell’Arcivescovo José Gómez.

Quando quella dichiarazione è stata infine rilasciata nel corso della giornata, il Cardinale Blaise Cupich di Chicago, fatto più unico che raro, ha criticato pubblicamente un confratello vescovo, definendo la dichiarazione dell’Arcivescovo Gómez “sconsiderata”.

Mentre il Cardinale Cupich non ha ricevuto in nessun modo alcun sostegno pubblico dagli altri vescovi statunitensi per la sua posizione (molti, fortunatamente, hanno difeso pubblicamente l’Arcivescovo Gómez), pochi giorni dopo il cardinale ha incontrato in Vaticano Papa Francesco.

Secondo quanto riferito, il papa avrebbe incontrato il cardinale per discutere la possibilità di sostituire il Cardinale Marc Ouellet in qualità di prefetto della Congregazione dei Vescovi. Se il Cardinale Cupich sarà realmente assegnato a questo importante ruolo, gli sarà concesso ampio spazio per plasmare il futuro della Chiesa a livello globale sovrintendendo alla selezione della maggior parte dei nuovi vescovi, sostenendo quelli che sono più in linea con le sue priorità teologiche e politiche.

P. Shenan Boquet Presidente di VUI

La pagina Facebook dell’Istituto Giovanni Paolo II difende Biden

Sulla scia di questa serie di eventi preoccupanti, è successo qualcosa che – almeno per me – è veramente drammatico. Il 20 gennaio, la pagina Facebook ufficiale del “Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia” della Chiesa cattolica ha condiviso un articolo dell’edizione italiana dell’Huffington Post, intitolato: “Joe Biden, un Cattolico alla Casa Bianca tra i veleni della Chiesa americana”.

Secondo la Catholic News Agency, “l’articolo ha enfatizzato quello che definisce il ‘Vangelo sociale’ di Joe Biden e ha elencato una serie di dichiarazioni di politologi e teologi a sostegno della teoria secondo cui l’elezione di Biden è complementare a quella di Papa Francesco perché entrambi danno una sorta di nuovo respiro alla dottrina sociale della Chiesa” (traduzione nostra).

Dopo che alcuni Cattolici hanno commentato negativamente il post di Facebook, la pagina Facebook dell’Istituto Giovanni Paolo II ha rincarato la dose. “Difendere il diritto all’aborto non significa difendere l’aborto”, ha scritto l’amministratore della pagina. “In generale, se dovessimo assegnare patenti di cattolicità sulla base delle posizioni politiche, pochissimi politici potrebbero definirsi cattolici”.

È difficile persino capire da dove cominciare per rispondere a una sciocchezza del genere. In primo luogo, questi commenti non potevano essere più lontani dal pensiero dello stesso Papa San Giovanni Paolo II, che sicuramente si sarebbe rivoltato nella tomba se avesse saputo che il suo nome è stato usato per promuovere un tale veleno teologico e morale.

Come scrive il papa santo nell’Evangelium Vitae, è diabolico persino suggerire che il “diritto all’aborto” abbia qualcosa a che vedere con la vera libertà. “Rivendicare il diritto all’aborto, all’infanticidio, all’eutanasia e riconoscerlo legalmente, equivale ad attribuire alla libertà umana un significato perverso e iniquo: quello di un potere assoluto sugli altri e contro gli altri. Ma questa è la morte della vera libertà: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato» (Gv 8, 34). (Evangelium Vitae, 20).

Alla luce della gravità del violento attacco contro la vita umana per mezzo dell’aborto, semplicemente non è possibile per i Cattolici difendere le leggi che consentono l’aborto, o l’esistenza di un “diritto” di uccidere i bambini non nati. Tracciare una distinzione cavillosa tra “difendere il diritto all’aborto” e “difendere l’aborto” ha tanto senso quanto sostenere che “difendere il diritto di fare rapine a mano armata” non è la stessa cosa che “difendere le rapine a mano armata”.

“Ripeto ancora una volta che una norma che viola il diritto naturale alla vita di un innocente è ingiusta e, come tale, non può avere valore di legge”. ha scritto il Papa San Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae. “Per questo rinnovo con forza il mio appello a tutti i politici perché non promulghino leggi che, misconoscendo la dignità della persona, minano alla radice la stessa convivenza civile”. (Evangelium Vitae, 90).

Il fatto che qualcuno all’Istituto Giovanni Paolo II, tra tutte le istituzioni della Chiesa cattolica, voglia pubblicamente minimizzare le posizioni anticattoliche di Joe Biden sulla vita e sulla famiglia, è uno schiaffo in faccia ai Cattolici pro-vita di tutto il mondo e alla memoria dello stesso papa. Papa San Giovanni Paolo II ha creato personalmente l’Istituto nel 1982 per mettere in pratica la sua lungimirante visione su come promuovere il Vangelo della vita.

Fino a pochi anni fa, l’Istituto Giovanni Paolo II era probabilmente l’unica forza pro-vita più autorevole e influente nella Chiesa cattolica. Deteneva il primato ineccepibile di formare migliaia di accademici pro-vita e di essere all’avanguardia nella difesa e nella diffusione della dottrina della Chiesa sulla vita e sulla famiglia.

Purtroppo, tutto questo è iniziato a cambiare alcuni anni fa, quando Papa Francesco ha sciolto l’Istituto, per poi rifondarne uno nuovo al suo posto, con statuti nuovi di zecca. Allo stesso tempo, molte persone fondamentali dell’Istituto sono state licenziate. Nel complesso, i cambiamenti hanno segnato una trasformazione significativa verso quello che molti capi pro-vita hanno avvertito come un approccio più morbido e, in definitiva, meno ortodosso sulle questioni relative alla vita e alla famiglia.

La Catholic News Agency riporta come la pagina Facebook dell’Istituto Giovanni Paolo II abbia rimosso quei post offensivi. L’agenzia ha anche rivelato che la persona responsabile dei post sui social media dell’Istituto è il capo dell’ufficio stampa, Arnaldo Casali. Casali, nota la CNA, “è un giornalista professionista i cui principali campi di interesse sono la cultura, l’arte e la religione” e che “non ha esperienza su questioni vaticane o cattoliche”.

È difficile anche solo capire come rispondere al fatto che l’Istituto abbia incaricato qualcuno che, a quanto pare, non solo non abbia nessuna esperienza sulle questioni inerenti alla Chiesa cattolica, ma che di fatto si opponga alla dottrina cattolica, per creare contenuti da pubblicare nella pagina Facebook dell’Istituto. È difficile immaginare che qualsiasi istituzione pro-aborto commetterebbe lo stesso errore. Fate finta, per un momento, che Planned Parenthood abbia assunto un pro-vita per gestire le sue pagine Facebook. Questo non avrebbe assolutamente senso.

Parlare chiaramente è solo comune buon senso

Vedere queste dichiarazioni e iniziative venire dalla Segreteria di Stato vaticana, da uno dei cardinali più in vista della Chiesa cattolica e dall’Istituto Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, provoca la sensazione di vivere in un episodio di Twilight Zone.

Si pensi al gran trambusto creato dalla dichiarazione dell’Arcivescovo Gomez il giorno dell’insediamento. Leggendo la dichiarazione, è quasi impossibile per me capire cosa un qualsiasi Cattolico possa obiettare. Al contrario, la dichiarazione è assolutamente caritatevole e cortese, data la gravità delle questioni in gioco.

Nei giorni trascorsi da quando è entrato in carica, Biden ha perseguito quella che può essere descritta solo come una linea abortista estremista e ostile alla famiglia. Ha abrogato la Mexico City Policy, che vieta di utilizzare i dollari dei contribuenti americani per finanziare l’aborto all’estero. Ha rilasciato una dichiarazione nella quale ha celebrato la sentenza Roe vs. Wade e si è impegnato a provare a far codificare l’aborto legale nella legge federale. Ha anche promulgato un ordine esecutivo che promuove il transessualismo che gli attivisti pro-famiglia riferiscono avrà conseguenze disastrose per il diritto alla riservatezza, il diritto all’obiezione di coscienza e il futuro dello sport femminile. Inoltre, ha nominato una serie di attivisti abortisti e ostili alla famiglia in posizioni amministrative importanti.

Abbiamo tutte le ragioni per aspettarci che questo sia solo l’inizio di un assalto alla vita, al matrimonio, alla famiglia e alla libertà religiosa, da parte dell’amministrazione, che durerà quattro anni,

Alla luce di ciò, l’Arcivescovo Joseph F. Naumann, presidente del Comitato per le attività pro-vita della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, ha recentemente dichiarato a LifeSiteNews che i vescovi cattolici hanno “l’obbligo” di parlare chiaramente.

“Il fatto che il Presidente Biden si presenti come un Cattolico devoto, mentre è impegnato a difendere e incrementare l’aborto legale, anche usando i dollari delle tasse per finanziare l’aborto, rappresenta una sfida unica per i vescovi degli Stati Uniti”, ha affermato. “Dobbiamo continuare a dire al Presidente Biden, così come a tutti i Cattolici, e anche a tutti gli Americani, la verità su cosa sia l’aborto. L’aborto non è qualcosa da celebrare e non è assistenza sanitaria. È l’uccisione intenzionale di un bambino. Partecipare all’aborto o promuoverlo è un male grave”. (Traduzione nostra)

Niente di tutto ciò dovrebbe nemmeno essere oggetto di discussione. Come ha affermato la scrittrice cattolica Mary Eberstadt in una recente intervista: “Se crediamo alla nostra Fede cattolica, allora le divisioni sull’aborto e i relativi problemi di antropologia cristiana non riguardano solo la politica. Non sono semplici dispute filosofiche. Ci sono anime in gioco”.

Ha proseguito:

“Tra esse, le anime di Joe Biden, di Nancy Pelosi e di ogni altro capo che si proclama nominalmente cattolico e, allo stesso tempo, respinge quello che vuol dire essere cattolico. Contemporaneamente, le loro straordinarie piattaforme pubbliche aumentano il rischio di fuorviare altri Cattolici e potenziali convertiti in tutto il mondo. Anche queste altre persone hanno un’anima – e anche esse sono messe a rischio da false raffigurazioni della fede.

La prova decisiva è questa: quale approccio pastorale rende più probabile la salvezza di quelle anime? Quello che dice ai capi cattolici che le loro deviazioni dalla dottrina fondamentale della Chiesa sono irrilevanti, una questione non importante? O quello che chiarisce quella dottrina, anche in pubblico, esercitando così quella pressione che potrebbe portare alla penitenza, alla redenzione e alla conversione?” (traduzione nostra)

Non avrei potuto dirlo meglio.

Spero che vi unirete a me nella preghiera costante sia per i nostri capi politici – affinché si pentano e tornino al Vangelo – sia per i nostri vescovi e le altre guide spirituali – affinché abbiano il coraggio di difendere la verità e di comportarsi come veri pastori di anime, aderendo all’appello di San Paolo a Timoteo, “Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina” (2 Timoteo 4: 2).

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