Statistiche sulla convivenza prima del matrimonio
Di Susan Ciancio
(Originale in Inglese: www.hli.org )
Immaginate questo scenario: hai una relazione seria da diversi anni e le cose stanno andando bene. Parli di un futuro, ma non necessariamente di matrimonio. Ai tuoi amici e alla tua famiglia piace questa persona. Andate d’amore e d’accordo. E la gente comincia a chiedervi: “Quando farete il prossimo passo?”
Ma per “prossimo passo” non intendono un impegno e una promessa per la vita. Vogliono dire: “Quando andrete a vivere insieme?” Voi esitate a rispondere: “Non lo faremo”, perché al giorno d’oggi lo fanno in tanti. In realtà, negli Stati Uniti il 60% di coloro che stanno per sposarsi per la prima volta già convive.
La convivenza va contro molti principi osservati da noi Cattolici: che il matrimonio è per sempre; che il sacramento del matrimonio dona alle coppie grazie indispensabili; che le coppie devono essere aperte ai figli e alla vita – e comunque, perché volete vivere nel peccato mortale? Quali sono dunque gli argomenti per spiegare che c’è molto di più nel matrimonio rispetto al semplice fatto di capire “se si è compatibili” e ad avere gli spazzolini da denti di lui e di lei sullo stesso ripiano del bagno?
Prima di tutto, dobbiamo sfatare l’idea che convivere porta a relazioni più lunghe e felici; non è così. Ecco alcune statistiche sulla convivenza.
Statistiche della convivenza
- La convivenza sta diventando sempre più comune.
Come abbiamo visto, il 60% di coloro che si sposano per la prima volta negli Stati Uniti già convive. Secondo le stime del Census Bureau degli Stati Uniti, 18 milioni di Americani ora convivono:
- Di questi, tra quelli di età compresa tra i 18-24 anni, “la convivenza è oggi più diffusa rispetto al matrimonio: nel 2018 il 9% vive con un partner non sposato, contro il 7% che vive con il coniuge”.
- Guardando alla fascia tra i 25-34 anni, un 15% abbondante sceglie di convivere senza sposarsi, con un aumento del 3% nell’ultimo decennio.
- E secondo il Pew Research Center, ancora più allarmante, è la categoria degli ultracinquantenni: “I conviventi di 50 anni e più costituiscono circa un quarto (23%) di tutti gli adulti conviventi nel 2016. Dal 2007, il numero di adulti conviventi di 50 anni e oltre è cresciuto del 75%.
In breve, nonostante le conseguenze negative della convivenza (che esamineremo in seguito), la convivenza sta sostituendo il matrimonio.
- La convivenza è legata a tassi di divorzio più elevati.
Meno persone si sposano, la convivenza è in aumento, ma i dati statistici mostrano ripetutamente, studio dopo studio, che coloro che decidono eventualmente di “fare il grande passo” e di sposarsi dopo la convivenza hanno sorprendentemente più probabilità di divorziare.
L’Institute for Family Studies (Istituto per gli Studi sulla Famiglia) riferisce:
Esiste un rischio maggiore di divorzio per coloro che convivono prima del matrimonio, e che studi precedenti che suggerivano che non ci fossero conseguenze contenevano un errore sulle conseguenze a breve termine rispetto a quelle a lungo termine. Mostrano che la convivenza prima del matrimonio è associata a minori probabilità di divorzio nel primo anno di matrimonio, ma aumenta le probabilità di divorzio in tutti gli altri anni esaminati, e questa constatazione vale per decenni di dati“. (grassetto nostro)
Uno studio ha dimostrato che la convivenza ha raddoppiato le possibilità di divorzio.
- Le coppie conviventi hanno maggiori probabilità di fare uso della contraccezione.
Le coppie conviventi molto probabilmente non vogliono avere figli – almeno non ancora – e quindi ricorrono alla contraccezione.
Questo affronto a Dio ha anche conseguenze di vasta portata sul corpo della donna e sulla relazione stessa. Immaginate cosa succede se la donna dimentica di prendere la pillola. O forse non vuole introdurre sostanze chimiche nel suo corpo. L’uomo sarà “responsabile” e userà il preservativo ogni volta? Cosa succede quando si verifica una gravidanza non voluta? Accoglieranno questo bambino o abortiranno perché un bambino è scomodo? Vorreste avere una relazione con qualcuno che ucciderebbe il vostro bambino perché non fa parte di “un piano”?
In un matrimonio, invece, dove l’atto sessuale è al tempo stesso unitivo e procreativo – e dove la coppia non usa metodi contraccettivi – le persone non devono avere questa preoccupazione. Sono aperte alla vita, o distanziano in modo naturale il concepimento dei bambini. Secondo la pagina “Catholic Conversation” dell’Università di Notre Dame (negli U.S.A., N.d.T.), “Le coppie che praticano la pianificazione familiare naturale hanno un tasso di divorzio di circa il 5%, nettamente inferiore al 50% delle coppie che utilizzano la contraccezione”.
Perché è così? Perché queste coppie considerano tutta la vita come un dono. Anzi, si vedono l’un l’altro come un dono. E quando trattate il vostro coniuge e i vostri figli come un dono, è molto meno probabile che li feriate.
Altri problemi della convivenza
- È più facile interrompere la convivenza.
Basta pensare alla differenza di mentalità di due persone che semplicemente convivono; invece di assumere un impegno per la vita, la convivenza è intesa come una prova, “per vedere come vanno le cose”. Inoltre il matrimonio è una promessa di rimanere insieme durante la malattia e la salute e nel bene e nel male.
Nella Chiesa Cattolica, questo legame è indissolubile ed è arricchito di grazie sacramentali per questo viaggio di tutta una vita insieme. Ma nella convivenza, quando le cose diventano difficili – e lo diventeranno –, uno o entrambi semplicemente se ne vanno, sapendo di non dover dividere le finanze, di non dover separare le proprietà o di non dover affrontare una lunga battaglia giudiziaria. Vi è, però, nonostante tutto, il trauma emotivo ad affrontare il rifiuto, poiché non c’è il “finché morte non ci separi.”
- La convivenza ti svaluta come persona.
Anche in questo caso, come Cattolici, sappiamo che il matrimonio non è qualcosa che dovremmo prendere alla leggera.
Il matrimonio non è solo una vocazione, ma è un sacramento, un vincolo sacro. Questo legame non è solo tra due persone, ma coinvolge anche Cristo. Il suo coinvolgimento ci dà la grazia di cui abbiamo bisogno per contribuire a sostenere il matrimonio. Le coppie conviventi non hanno questa grazia per sostenere il matrimonio perché non hanno fatto un voto.
Quindi, dovete chiedervi: è il tipo di persona con cui voglio stare qualcuno che mi sta solo mettendo alla prova? Gli esseri umani non sono macchine usate, giacche di pelle o un nuovo paio di scarponi da sci. Non dovremmo metterci alla prova vivendo insieme per vedere se siamo adatti l’uno per l’altro. Quando lo facciamo, svalutiamo noi stessi e l’altra persona, e la mettiamo in una categoria di cose di cui possiamo liberarci se ci stanchiamo di lei o se le cose si fanno difficili. Dire che vuoi solo convivere è come dire: “Mi piaci, ma non vale la pena che io investa tutto me stesso con te in questo momento”.
Ti meriti di più di questo. Come figli di Dio, tutti noi lo meritiamo.
Ecco perché la Chiesa Cattolica si oppone così decisamente alle coppie che convivono al di fuori del matrimonio e perché la Chiesa sostiene la castità fino al matrimonio. Quando ti concedi pienamente a qualcuno nell’atto sessuale (come fanno le coppie che convivono), gli concedi il dono di te stesso. Questo dono non è qualcosa da usare, provare e scartare. È da custodire.
La storia e le statistiche mostrano che le donne tendono ad essere più sentimentalmente coinvolte in una relazione sessuale, per cui una rottura può portare conseguenze devastanti. Non siamo stati fatti per rimbalzare da una relazione all’altra, perdendo ogni volta una parte di noi stessi. Secondo la Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, “Convivere … comporta diversi gradi di interazione fisica ed emotiva. Un tale rapporto è un falso comportamento. Contraddice il significato del rapporto sessuale nel matrimonio come dono totale di se stessi nella fedeltà, nell’esclusività e nella stabilità”.
Il matrimonio sacramentale è l’abbandono completo e il dono di sé al proprio coniuge. Tutto ciò che fate per il vostro coniuge è per il bene della sua anima. Capite che ora è compito vostro aiutare questa persona a raggiungere la vita eterna con Cristo, e insieme lavorate come una squadra per spianare la strada verso il Cielo l’uno per l’altro. Per sua stessa natura, coloro che convivono non donano tutto se stessi, e molto spesso uno o entrambi non hanno in mente la salvezza dell’anima dell’altro. Infatti, uno dei due può tirarsi indietro emotivamente, sapendo che non c’è impegno e che un futuro a lungo termine è incerto.
Quando sai che qualcuno non si è dato completamente a te, dai tutto te stesso in cambio?
In conclusione . . .
Ricordate che l’amore è una decisione, non è sempre un sentimento. Un sito cattolico di preparazione al matrimonio riporta questa realtà: “Quando le persone confondono l’amore coniugale con l’amore romantico, sentono erroneamente che il loro matrimonio è in declino quando il romanticismo comincia a svanire”.
L’amore romantico e appassionato che una coppia ha provato all’inizio del matrimonio avrà alti e bassi, bollette da pagare, problemi di lavoro e figli al centro della scena. Ma questo non significa che il matrimonio stia fallendo. In un vero e amorevole matrimonio sacramentale, quei giorni si superano perché la grazia di Dio vi ha dato un forte fondamento, e perché prendete sul serio l’impegno preso. Vi siete donati pienamente e totalmente l’un l’altro. Le coppie che convivono perdono questo dono.
Questo amore altruistico è il matrimonio. L’amore altruistico è ciò che la convivenza non è.