In Kenya, i membri cristiani del Parlamento contro la norma che legalizza l’aborto
di Isabella Piro (fonte: www.vaticannews.va )
Ascoltare la voce di quanti dicono no al disegno di legge sulla salute riproduttiva. E’ la richiesta di parte del Parlamento ma anche dei vescovi del Paese insieme ad altri leader religiosi.
Dopo quello dei vescovi, arriva anche il no dei membri cattolici del Parlamento del Kenya (Campssi – Catholic MPs Spiritual Support Initiative) al disegno di legge sulla salute riproduttiva. “L’obiettivo di questo progetto normativo – spiega infatti il presidente del Campssi, Chris Wamalwa Wakhungu, citato dal blog dell’Amecea (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell’Africa orientale) – è di legalizzare l’aborto, nonché di stabilire una tabella di marcia per introdurre l’educazione sessuale completa sin dalla scuola primaria”. “Come membri cattolici del Parlamento – aggiunge – noi diciamo no a questo progetto di legge”, anche perché “secondo quanto sancisce la Costituzione nazionale, l’aborto non è permesso; la vita inizia al momento del concepimento e ogni essere umano, incluso il nascituro, ha diritto alla vita”. Dal Campssi arriva anche un altro richiamo: il disegno di legge “furbescamente, non usa il termine ‘aborto’ e gioca sulla clausola della Costituzione keniota che dice che l’aborto non è permesso se non in circostanze di pericolo di vita”.
Il diritto alla vita
Nello specifico, l’articolo 26 del progetto normativo prevede la possibilità di interruzione volontaria di gravidanza “se esiste il rischio sostanziale che il feto soffra di una grave anomalia fisica o mentale incompatibile con la vita fuori dal grembo materno”. Ma questo significa – affermano i Parlamentari cattolici – che “le persone con disabilità non dovrebbero avere diritto alla vita”. “Non permetteremo che questo Ddl venga approvato – ribadisce Wamalwa – perché esso si basa su un’ideologia sulla salute che è in contrasto con la Costituzione e i valori nazionali, culturali e religiosi” del Kenya. Al contempo, il Campssi denuncia alcune irregolarità nella procedura: il disegno di legge, infatti, è stato approvato in seconda lettura “durante la pandemia da coronavirus, quando il Parlamento non si è potuto riunire a pieno regime”. Di conseguenza, il Ddl “è stato introdotto di nascosto ed è passato all’insaputa dei parlamentari cattolici, mentre in Aula non c’era neanche il quorum” delle presenze.
Ascoltare la voce del popolo
Di qui, la richiesta di ritirare il progetto normativo, poiché esso è “contro la vita e contro la famiglia e promuoverebbe una cultura della morte, nonché la discriminazione dei bambini disabili”. “Imploriamo tutti i senatori di respingere questa proposta di legge nella sua interezza – conclude il Campssi – I cristiani e i loro leader religiosi l’hanno respinta; i musulmani e i loro capi religiosi l’hanno respinta; i professionisti cristiani kenioti l’hanno respinta, così come tutti i kenioti di buona volontà”. Il Parlamento, quindi, che deve “rappresentare il popolo”, deve “rispettarne la volontà”.