I danni gravissimi alla causa pro vita e pro famiglia richiedono la nostra santificazione
Di Don Shenan J. Boquet (originale in Inglese www.hli.org)
“Dai loro frutti li riconoscerete” (Mt. 7, 16)
“L’albero si conosce dal suo frutto. Così coloro che si professano di appartenere a Cristo saranno riconosciuti da quello che operano” (Ignazio di Antiochia, Epistola agli Efesini 14)
Ci sono tanti motivi per piangere a causa delle nuove rivelazioni sugli abusi sessuali e sulle altre gravi mancanze morali di alcuni sacerdoti e vescovi della Chiesa cattolica: la sofferenza inimmaginabile delle vittime, la fede perduta da milioni di Cattolici scandalizzati da queste ultime notizie, e le mancate vocazioni di molti uomini buoni che si sono allontanati o hanno lasciato il seminario dopo aver visto comportamenti scandalosi tra i loro pari e tra i superiori.
Per me, nel mio ruolo di presidente di Human Life International, c’è un’ulteriore causa di dolore: il danno irreparabile che questa crisi ha causato alla causa pro vita e pro famiglia. In verità, queste ultime rivelazioni hanno reso il mio compito, e il compito di tanti dirigenti pro-vita, molto più difficile di quanto già non fosse.
Nel corso del secolo scorso, mentre la nostra cultura abbandonava le verità sulla vita e sulla famiglia, la Chiesa Cattolica era rimasta assolutamente ferma e inamovibile. Persino gli attivisti pro-vita non Cattolici ammettono spesso che guardano alla Chiesa Cattolica in cerca di una guida, un insegnamento chiaro e un’ispirazione. Di fronte all’assalto del secolarismo e al trionfo della rivoluzione sessuale, anche all’interno della stragrande maggioranza delle confessioni cristiane, la Chiesa Cattolica non solo ha riaffermato con forza i suoi insegnamenti su vita e famiglia, ma ha sviluppato argomenti nuovi, più sofisticati, e strumenti evangelici per proclamare quello che San Giovanni Paolo II ha chiamato il “Vangelo della vita”.
Eppure, per tutto il tempo, a quanto pare, il diavolo ha lavorato sodo. Sapendo che un assalto frontale alla Chiesa non poteva funzionare, ha alimentato silenziosamente la corruzione, la debolezza e il tradimento all’interno delle Sue stesse mura. Anche se la Chiesa ha presentato un’immagine pubblica forte, la forza dissolutrice del male ha eroso le Sue strutture interiori. Sappiamo che la Chiesa non verrà mai meno. Cristo ha promesso che le porte dell’inferno non prevarranno. I suoi pilastri portanti sono nientemeno che Cristo, le Scritture e la Sacra Tradizione: e contro di loro tutti gli attacchi falliranno. Inoltre la Chiesa è la madre dei santi, e tra il nostro clero e tra i vescovi ne restano molti che sono fedeli, i quali sacrificano le loro vite per Cristo e la sua Chiesa.
Eppure, sarebbe sciocco distogliere lo sguardo dalla verità della nostra situazione: perché è solo nella conoscenza della verità che possiamo scoprire e applicare la cura.
Storia della Chiesa: questa crisi è molto peggiore di quanto si pensi
Ci sono due modi principali attraverso i quali la crisi degli abusi sessuali alimenta in modo diretto la cultura della morte:
- Questa crisi, che implica gravi violazioni della morale, soprattutto della morale sessuale, mina gravemente la credibilità della Chiesa quando si trova a parlare delle questioni morali più urgenti della nostra epoca. Se così tanti, anche ai più alti livelli della Chiesa Cattolica, sono o colpevoli di crimini sessuali, o hanno attivamente coperto la condotta sessuale aggressiva degli altri, come possiamo aspettarci che membri di una cultura sempre più laica ascoltino quando li esortiamo ad abbracciare un livello morale elevato che richiede la pratica della continua abnegazione?
- La complicità di troppi dei nostri sacerdoti e vescovi, anche quelli che sono “conservatori” o apparentemente “fedeli”, fa sì che le loro voci siano messe a tacere o indebolite proprio su quelle questioni in cui sono più necessarie: questi ecclesiastici mancano, ovviamente, della spina dorsale morale, necessaria per correre dei rischi per il bene della verità, sapendo come loro stessi abbiano fallito e come possano essere smascherati e accusati di ipocrisia qualora dovessero parlare in difesa delle verità che hanno calpestato. Quindi la Chiesa è impercettibilmente svuotata della sua forza spirituale dall’immoralità nascosta e dalla debolezza di alcuni dei suoi ministri.
Nelle osservazioni giustamente molto critiche, rilasciate di recente, durante un’intervista televisiva, un importante cardinale ha affermato che le rivelazioni secondo le quali il Cardinale Theodore McCarrick ha abusato sessualmente dei seminaristi e di almeno un ragazzo, non costituirebbero “una grave, gravissima crisi”. In uno dei migliori articoli in risposta che ho letto, un professore di Scienze Politiche presso la Franciscan University sosteneva che, al contrario, questa è una delle più gravi crisi che la Chiesa abbia mai affrontato.
Collocando gli scandali degli abusi sessuali in un contesto storico, Benjamin Wiker osserva che nelle culture pagane, prima dell’avvento del Cristianesimo, l’abitudine degli uomini adulti di cercare e avere rapporti con ragazzi adolescenti era diffusa. Lo stesso valeva anche per la schiavitù sessuale, l’aborto, l’infanticidio e l’eutanasia, tutte abitudini comuni e difese con forza. Con la diffusione del Cristianesimo, tuttavia, ci fu la prima rivoluzione sessuale, stabilendo che la sessualità dovesse essere per tutta la vita all’interno del matrimonio come norma ideale e culturale, mentre la pedofilia, l’efebofilia e la schiavitù sessuale furono viste con disgusto e dichiarate illegali. “Sono diventate questioni morali, piuttosto che pratiche sociali pagane accettate”, scrive Wiker, “solo per merito dell’evangelizzazione cristiana”.
Negli ultimi due decenni, tuttavia, abbiamo appreso i dettagli di una rete, diffusa in modo sconvolgente e talvolta organizzata in diocesi e seminari, di preti e vescovi omosessuali molti dei quali hanno concentrato la loro attività predatoria principalmente su giovani adolescenti e adulti. Questa rete, osserva Wiker, sta attivamente portando avanti la “scristianizzazione del mondo” attraverso “la riproposizione alla lettera della cultura sessuale Greco-Romana nei nostri seminari e nelle nostre diocesi”.
Infatti, sostiene Wiker, quei preti, vescovi e cardinali coinvolti negli abusi sessuali e nella pratica dell’omosessualità non sono solo una delle cause della “contro-evangelizzazione, scristianizzazione, ri-paganizzazione” della cultura, sono gli “agenti principali” di quanto detto sopra. Perché, come osserva giustamente, “non c’è nulla, nulla, che mina l’autorità morale e teologica del magistero più rapidamente e completamente del diabolico matrimonio tra lo scandalo e l’ipocrisia. Esso distrugge la capacità di evangelizzare”.
“C’è un’ironia piuttosto orribile, non è vero?” chiede Wiker. “Gli stessi uomini più autorevolmente incaricati dell’evangelizzazione di tutte le nazioni sono impegnati a pieno ritmo nel portare avanti la contro-evangelizzazione delle nazioni. Nel fare ciò, questi preti, vescovi e cardinali nello stesso cuore della Chiesa Cattolica agiscono come volenterosi agenti della ri-paganizzazione, cancellando 2.000 anni di storia della Chiesa”.
E questo è dire poco. È difficile immaginare un’ironia peggiore e più crudele di vedere i pastori, incaricati del sacro dovere di prendersi cura del proprio gregge, usare l’autorità, data da Dio, per abusare e abbandonare l’innocente e il debole nel peggiore dei modi. Persino i media più ferocemente abortisti, i politici e le celebrità non possono fare tanti danni alla missione evangelizzatrice della Chiesa, quanto un alto prelato che abusa o abbandona coloro che sono sotto la sua autorità.
C’è da meravigliarsi se così tanti hanno semplicemente cancellato la Chiesa Cattolica, si sono allontanati con disgusto e hanno respinto ogni parola dalla bocca dei suoi rappresentanti come totale ipocrisia? In che modo noi, che crediamo ancora alle verità insegnate da Cristo e dalla Sua Chiesa, nonostante i peccati dei suoi ministri, diciamo a chi vive nel mondo che deve resistere al libertinaggio sessuale della nostra epoca, quando le nostre rettorie, le nostre cancellerie e i nostri seminari sono stati infettati dallo stesso male?
La via da seguire: purificazione e conversione
Quello che lo scandalo McCarrick in particolare ha messo in luce è che, anche dopo la cosiddetta “Lunga Quaresima” del 2002, quando la stampa secolare ha denunciato molti degli orrori legati allo scandalo degli abusi sessuali nel mondo cattolico, non abbiamo ancora compreso appieno o eliminato la “sporcizia” (come l’ha chiamata Papa Benedetto) che è entrata nella nostra Santa Madre Chiesa. Eppure, la luce del sole è un disinfettante. Sono addolorato per il fatto che abbiamo appreso le cose che abbiamo appreso in queste ultime settimane. Ma mi rallegro che non siano più segrete.
Quello che serve ora è la penitenza e la purificazione. La nostra prima penitenza è iniziata nel 2002. Da allora sono cambiate molte cose e sono stati fatti molti sforzi per proteggere gli innocenti e i deboli. Per fortuna, il numero delle denunce degli abusi è calato drasticamente. Ho sentito da molti sacerdoti e seminaristi che molti dei peggiori seminari sono stati ripuliti. Ma ancora, si deve fare di più.
Nel 2002 e negli anni seguenti molte persone, tra le quali molti nostri vescovi, si sono accontentati di affrontare lo scandalo come se riguardasse solo la pedofilia illegale da parte di un piccolo numero di sacerdoti. Molte delle misure adottate erano volte a reprimere questa pedofilia predatoria. Purtroppo, però, i vescovi non hanno messo in atto misure che li ritenessero responsabili, né hanno ampliato il campo della loro preoccupazione includendo non solo ovviamente gli abusi illegali, ma anche le altre forme di immoralità sessuale che minacciano la credibilità e la testimonianza spirituale della Chiesa. A breve termine, le indagini, comprese quelle delle autorità secolari, dovrebbero essere avviate e accolte favorevolmente. A lungo termine, è necessaria la conversione e la santificazione della Chiesa, soprattutto dei suoi ministri e dei pastori.
Questa citazione da San Paolo a Tito coglie il nocciolo della questione:
“Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, dev’essere irreprensibile: non arrogante, non iracondo, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagno disonesto, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, pio, padrone di sé, attaccato alla dottrina sicura, secondo l’insegnamento trasmesso, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare coloro che contraddicono. Vi sono infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente. A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché mettono in scompiglio intere famiglie, insegnando per amore di un guadagno disonesto cose che non si devono insegnare”. (Tito 1:7-11)
L’insegnante dovrebbe essere un esempio per coloro ai quali insegna. San Paolo ha esortato spesso i suoi interlocutori a imitarlo e a seguire l’esempio che aveva dato (1Cor 4:16, 11:1; Ef 5:1; Fil 3:17; 2 Tess 3:9) e ha incitato sia Timoteo che Tito ad essere esempi per le chiese in cui hanno servito (1 Tim 4:12; Tito 2:7). Non abbiamo bisogno di sacerdoti e vescovi burocrati. Abbiamo bisogno di pastori che siano santi, che vivano vite rette. I rettori dei seminari e i direttori vocazionali concretamente devono accogliere solo i giovani che amano la Santa Madre Chiesa e devono assicurarsi che la loro formazione li metta alla prova per verificare se sono in grado di vivere secondo il più alto livello morale, in cerca della santità. I sacerdoti e i vescovi sono per prima cosa responsabili verso Cristo e verso coloro i quali sono affidati alla loro cura pastorale. Devono ritenersi responsabili l’uno dell’altro, devono quando è necessario avvicinarsi e collaborare con le autorità secolari, e devono astenersi da ogni falsa accezione di “fraternalismo” infettata dal clericalismo o dallo spirito settario.
I fedeli hanno il diritto di esigere il livello più elevato dai loro pastori. Tuttavia, e in conclusione, noi tutti abbiamo il compito di ricercare la santità; il Corpo Mistico di Cristo è uno, e ogni membro è importante per il suo funzionamento. Se c’è mai stato un tempo per la preghiera e per il digiuno, è questo. La nostra Chiesa e il nostro mondo hanno bisogno di santi. Cerchiamo noi di restaurare la purezza e l’integrità della Santa Madre Chiesa diventando quei santi e facendo da esempio al mondo. Quindi, come nella Chiesa primitiva, il mondo può fermarsi e prestare attenzione ai Cristiani, ispirato dalla loro integrità, generosità e santità, così diversi dall’avido egoismo della cultura della morte.