Scienziato dona 9 milioni all’Università Cattolica di Seul: a favore di bioetica pro-life
di Unione Cristiani Cattolici Razionali (Fonte : www.uccronline.it )
L’Università cattolica della Corea del Sud ha ricevuto una ingente donazione dal dott. Sung Young-chul, uno dei più famosi scienziati coreani. Con l’indicazione di utilizzare i fondi per contribuire ad una bioetica a favore della vita. Un accenno alla storia dell’arrivo del cattolicesimo in Corea.
Sung Young-chul è uno dei più noti scienziati coreani, docente all’Università di Scienze e Tecnologia di Pohang (Postech), e ha appena donato 10 milioni di won coreani (circa 9 milioni di dollari) all’Università Cattolica della Corea del Sud, per «contribuire alla ricerca nel campo della bioetica».
«Come scienziato», ha spiegato, «mentre collaboravo con l’Università Cattolica di Corea (CUK), è stato impressionante e commovente osservare l’impegno per il rispetto della vita in ogni aspetto della ricerca, a differenza di altri istituti di medicina. Ecco perché ho deciso di donare questi fondi all’istituto di Medicina di questa Università». Sung Young-chul è conosciuto anche all’estero e ha vinto numerosi premi per i suoi sforzi nel proteggere la dignità della vita umana e sostenere la ricerca per sviluppare trattamenti per malattie incurabili.
L’assegno è stato ricevuto dal card. Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seoul e presidente del consiglio di amministrazione della “Catholic Education Foundation”. «Il movimento a favore della vita umana», ha spiegato il cardinale, «non può andare avanti senza il supporto della scienza. Apprezziamo molto il lavoro di ricerca del prof. Sung. L’Istituto universitario cattolico metterà sempre lo spirito cristiano del rispetto per la vita, dal concepimento fino alla morte naturale, al centro di tutte le attività di ricerca». Con questo denaro verrà costruita un’infrastruttura di ricerca presso l’Istituto per l’industria biomedica.
Il baricentro del cattolicesimo si sta lentamente spostando dall’Europa verso l’Africa e l’Asia, soprattutto, e la Corea del Sud sarà uno dei grandi paesi cattolici del futuro, essendo in generale la confessione in più rapida crescita in tutto il sud-est asiatico. Nonostante il cristianesimo sia ancora estraneo alla cultura coreana, nel 2010 i cattolici avevano superato i 5 milioni (11% della popolazione), con conseguente aumento delle ordinazione sacerdotali. La tendenza si è confermata nel 2012, con un aumento di dell’1.6% di cattolici ogni anno. Il 16 agosto 2014, la piazza Gwanghwamun nel centro di Seoul ha ospitato probabilmente il maggior numero di persone nella sua storia: circa 800.000 coreani si sono riuniti lì per salutare Papa Francesco, in visita alla città.
L’arrivo del cattolicesimo in Corea del Sud è una storia davvero interessante. L’ha raccontata Andrei Lankov, rinomato specialista in studi coreani:
«La dottrina cattolica cominciò a diffondersi in Corea alla fine del XVIII secolo nella maniera più insolita: fu introdotta dai libri, non dai missionari. I membri più giovani erano sempre più delusi dal neo-confucianesimo, che a quel tempo era l’ideologia ufficiale dello stato. Non erano interessati a perdere tempo a discutere se il principio del Qi trascende il principio di Li nel determinare la formazione dell’universo. Non volevano trascorrere tutta la loro vita discutendo su questioni astratte, volevano imparare come costruire armi migliori, realizzare gru per costruire edifici più grandi e sapere come la Terra gira intorno al Sole. Così iniziarono a leggere i trattati occidentali sulla tecnologia, l’astronomia e la fisica e tali libri vennero importati in Corea dalla Cina fin dai primi anni del 1700. Ma furono tradotti in cinese classico -l’unica lingua utilizzata dagli intellettuali in Cina e Corea- grazie ai missionari cattolici occidentali che allora operavano in Cina. Questi libri tecnologici e scientifici conservarono una serie di riferimenti positivi al cristianesimo e così, moltissimi giovani intellettuali, iniziarono anche a leggere testi esplicitamente cristiani. Molti di loro sentirono di aver finalmente trovato la verità e si convertirono. Fu così che, verso la fine del 1790, vi furono alcune migliaia di credenti cattolici in Corea, la maggior parte non aveva mai visto un prete cattolico prima né tanto era stato battezzato».
Tra i primi coreani battezzati vi fu un giovane sacerdote, ordinato in Cina: Sant’Andrea Kim Taegon. Il quale rientrò in patria nel 1845 e dopo un anno fu torturato e decapitato. Divenne un martire e sul suo sangue nacque un popolo di cattolici. Dal 1960 in poi, ha concluso Lankov, i leader della Chiesa cattolica coreana lottarono a favore della democrazia e «quando finalmente il dominio militare terminò nel 1987 e la Corea divenne finalmente un paese democratico, la Chiesa cattolica venne ampiamente riconosciuta per il suo ruolo in questo cambiamento sismico. Inutile dire che tali percezioni rafforzarono notevolmente la sua popolarità». Questo spiega anche perché il 25% dei parlamentari si dichiara cattolico, compreso l’attuale presidente Moon Jae-in.