Il tasso di fertilità negli Stati Uniti raggiunge un nuovo picco negativo

Di Don Shenan J. Boquet  (www.hli.org)

 

I sostenitori del controllo della popolazione dicono “Urrà”, ma c’è un motivo per festeggiare?

Un serio recente rapporto dichiara che il tasso di fertilità negli Stati Uniti ha toccato il minimo in 40 anni. Il Centers for Disease Control (il Centro Controllo Malattie negli Stati Uniti, N.d.T.) stima che nel 2017 ci siano stati circa 3,85 milioni di nascite, il che si traduce in un tasso di fertilità totale (TFR – il numero di bambini che una donna avrà nella sua vita) di circa 1,76 parti per donna.

Questo è molto al di sotto del tasso di fertilità necessario, semplicemente, per sostituire la popolazione attuale, che è circa 2,1 nascite per donna. Ciò denota anche un drammatico calo dal 2007, quando c’erano 4.31 milioni di nascite e il TFR era 2.08.

I sostenitori dell’antinatalismo e del controllo della popolazione stanno celebrando la notizia. Un autore, che scrive sulla rivista Reason, ha salutato il rapporto con un “Urrà!” “Poiché il tempo e il denaro sono limitati, più americani stanno esercitando la loro libertà riproduttiva”, ha scritto Ronald Bailey, “facendo il compromesso tra avere più figli e perseguire le soddisfazioni della carriera, dei viaggi e il lifestyle. È una buona cosa.”

 

Il valore della maternità

In primo luogo, comunque, non è affatto chiaro che la riduzione del tasso di fertilità negli Stati Uniti sia dovuta alla libera scelta delle donne. Dagli anni ’70, c’è stato un divario significativo tra il numero di bambini che le donne dicono di voler avere (attualmente circa 2.7) e il numero che effettivamente hanno. Questo divario è aumentato solo negli ultimi anni.

Se i liberali sono preoccupati, come dicono, che siano le donne che hanno la libertà di perseguire i propri sogni senza essere ostacolate, forse dovrebbero chiedersi perché le donne non stanno raggiungendo le dimensioni di famiglia ideali che hanno dichiarato. Sospetto che, se lo facessero, troverebbero una moltitudine di risposte scomode, compresa l’esistenza di qualche “piccola” coercitiva pressione esterna, partendo da una cultura di aspettative irrealisticamente elevate sulle donne per bilanciare lavoro e famiglia, e la propaganda onnipresente di gruppi pro-aborto, di femministe e di controllo della popolazione. Questi ultimi martellano costantemente le donne dal momento in cui sono bambine con il messaggio che hanno il “dovere” di rinunciare ad avere figli al fine di ottenere una versione particolare e ristretta di “successo” – cioè il successo economico. Non c’è da stupirsi allora, del calo del tasso di fertilità negli Stati Uniti.

La diffusione di donne che si sono pentite di aver rimandato la gravidanza fino a quando non è stato troppo tardi, indica che le donne non sono convinte dalla propaganda femminista estremista. Nel profondo, capiscono la verità espressa in modo così eloquente nell’inno alla maternità di Santa Madre Teresa:

Quel potere speciale di amare che appartiene a una donna appare più chiaramente quando diventa una madre. La maternità è il dono di Dio alle donne. Quanto dobbiamo essere grati a Dio per questo dono meraviglioso che porta tanta gioia a tutto il mondo, sia alle donne che agli uomini! Eppure possiamo distruggere questo dono della maternità, specialmente attraverso il male dell’aborto, ma anche pensando che altre cose come lavori o ruoli sono più importanti dell’amare, di donarsi agli altri. Nessun lavoro, nessun piano, nessuna proprietà, nessuna idea di “libertà” può prendere il posto dell’amore. Quindi, tutto ciò che distrugge il dono della maternità di Dio distrugge il Suo dono più prezioso per le donne: la capacità di amare in quanto donna.

– Messaggio di Madre Teresa alla IV Conferenza mondiale sulle donne, Pechino, 1995

Pensiero a breve termine

In secondo luogo, è difficile comprendere la nozione di pensiero superficiale e a breve termine che non riesce a vedere come l’aumento della carriera, dei viaggi e dello “stile di vita” rispetto alla scelta di avere una famiglia porti a una serie di dannose conseguenze a lungo termine, sia per l’individuo che per la società.

Come osservava un autore sul New York Times, mentre alcuni celebrano il basso tasso di natalità come una risposta alla “sovrappopolazione”, ciò che non capiscono è che “potrebbero svilupparsi problemi molto concreti che derivano da una minore fertilità, di cui, in molti potrebbero non prevedere la comparsa, come la difficoltà nel rispettare gli obblighi di sicurezza sociale, il prendersi cura degli anziani e mantenere la crescita economica”.

Nel complesso, i liberali pro-choice (i.e. che sono favorevoli all’aborto, n.d.T.) sono molto più propensi a sostenere vasti programmi di assistenza sociale finanziati dal governo. L’ironia è che questi programmi dipendono interamente da un’economia forte e in crescita, che a sua volta dipende da una popolazione forte e in crescita. Senza una nuova generazione di contribuenti che pagano le tasse, i programmi di assistenza sociale sono semplicemente una gigantesca truffa finanziaria. La visione del mondo liberale è quindi ad un conflitto interno con se stessa: sostenere le teorie economiche che richiedono una popolazione in crescita, mentre appoggia un’ideologia anti-natalista che assicura che quei bambini non nascano mai.

Ancor peggio, i liberali pro-choice nel contempo stanno attaccando l’unico “programma di benessere sociale” più conveniente, affidabile e umano mai concepito, l’unico e solo programma che può persino sopravvivere a un’implosione economica e politica: la famiglia. Dalla nascita alla morte, i dati sono chiari: il nucleo familiare intatto, con due genitori, è la migliore garanzia di successo e benessere.

La triste verità è che tutte quelle coppie che hanno deliberatamente scelto la carriera, i viaggi e il lifestyle (lo stile di vita, NdT) rispetto a far crescere una famiglia un giorno invecchieranno; e quando accadrà, spesso non ci sarà nessuno a prendersi cura di loro. E senza la produttività economica e le tasse dei loro figli inesistenti, lo stato potrà permettersi di fornire le cure di cui hanno bisogno? Un bambino amorevole, d’altra parte, si impegna a prendersi cura di un genitore anziano, senza chiedere alcun pagamento in cambio.

Questa è anche la triste ironia dei continui giganteschi investimenti del governo degli Stati Uniti a favore dei gruppi abortisti per il controllo della popolazione come Planned Parenthood. Questo uso improprio dei dollari dei nostri (degli Statunitensi, n.d.T.) contribuenti ci ha indubbiamente indotti alla nostra attuale situazione: un paese con un tasso di natalità imploso, e quindi senza futuro. La recente decisione del Presidente Trump di tagliare i fondi federali alle organizzazioni che praticano l’aborto è un passo positivo verso la correzione di questo errore.

Kitty Marion che distribuisce la rivista Birth Control Review (rivista sul controllo delle nascite) di Margaret Sanger, la fondatrice di Planned Parenthood nel 1915
Kitty Marion che distribuisce la rivista Birth Control Review (rivista sul controllo delle nascite) di Margaret Sanger, la fondatrice di Planned Parenthood nel 1915

 

L’ironia del culto del “Lifestyle”

C’è anche un’ironia più profonda e persino più tragica nell’ideologia anti-natalista: vale a dire che nella ricerca di uno “stile di vita” migliore, i suoi sostenitori stanno di fatto perseguendo uno stile di vita che lascia molti dei loro desideri più profondi – soprattutto per l’importanza – insoddisfatti.

Lavorare è una cosa buona, ma sono rare le carriere che soddisfano il bisogno umano di realizzare qualcosa e lasciare ai posteri qualcosa di intrinsecamente significativo. Viaggiare è divertente e interessante, ma non soddisfa il profondo bisogno umano di mettere radici. Mangiare fuori, andare a spettacoli teatrali, avere molti amici e conoscenti e partecipare a feste interessanti sono tutti beni assolutamente giusti, ma non sostengono l’anima nei momenti di prova e sofferenza. Che cosa c’entra questo con il tasso di fertilità negli Stati Uniti?

Questo è il paradosso dell’esistenza umana: molte delle cose che sembrano più difficili alla fine si rivelano donatrici delle soddisfazioni più grandi, mentre molte delle cose che sembrano più piacevoli ci lasciano svuotati e insoddisfatti. Il peccato è facile, ma con tutto il suo fascino, ci conduce solo alla distruzione. La virtù è difficile, ma alla fine porta alla felicità veramente infinita.

La paternità è difficile e richiede enormi sacrifici di tempo, aspirazioni personali, denaro e indipendenza: ma cosa c’è di più nutriente per l’anima e per la società in generale, di una famiglia forte unita da stretti legami d’amore? Dietro le statistiche tristi ma distaccate del Centers for Disease Control ci sono un milione di storie tragiche di uomini troppo deboli per impegnarsi in matrimonio e figli, di donne costrette a mettere da parte i loro desideri autentici per quelli alla moda e superficiali, e di coppie che scelgono la solitudine nella vecchiaia rispetto il ricco dono dell’amore familiare.

A volte, gli anti-natalisti si dicono motivati ​​da ragioni altruistiche: la protezione del pianeta, la ricerca della “sostenibilità”, lo sradicamento della povertà, ecc. Se si “gratta” la superficie, tuttavia, spesso si troverà un grezzo consumismo, che mette al primo posto il piacere rispetto al sacrificio e l’indipendenza rispetto alla comunità.

Parlando del crescente problema della “sottomissione cieca al consumismo”, San Giovanni Paolo II ha osservato: “prima di tutto, una forma di materialismo crasso, e al tempo stesso una radicale insoddisfazione, perché si comprende subito che – se non si è premuniti contro il dilagare dei messaggi pubblicitari e l’offerta incessante e tentatrice dei prodotti – quanto più si possiede tanto più si desidera mentre le aspirazioni più profonde restano insoddisfatte e forse anche soffocate”.[1]

“A seconda di come va la famiglia, così va la nazione, e così va il mondo intero nel quale viviamo”[2], ha anche detto, in un’altra occasione, Giovanni Paolo II. Queste ultime statistiche ci danno solo motivi in più per temere per il futuro del nostro mondo.

 

 

 

 

[1] Giovanni Paolo II, Sollicitudo Rei Socialis, N. 28 http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_30121987_sollicitudo-rei-socialis.html

[2] Giovanni Paolo II, Omelia per la I Domenica di Avvento, Perth (Australia), 30 novembre 1986, N.4 https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1986/documents/hf_jp-ii_hom_19861130_perth-australia.html

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