La Marcia per la Vita
di Serenella Verduchi
Quest’anno l’appuntamento per la Marcia per la Vita è sabato 19 maggio 2018 alle ore 14.30 a Piazza della Repubblica, a Roma.
Ricordiamo anche altri due importanti appuntamenti in difesa della vita:
Venerdì 18 maggio, l’Adorazione Eucaristica presso la Chiesa di Santa Maria in Campitelli (P.zza di Campitelli, 9 a Roma) ore 20,00 – 21,30, organizzato dallo stesso Comitato per la Marcia Nazionale per la Vita. Per maggiori informazioni: www.marciaperlavita.it
Sabato 19 maggio, Convegno “Per la Vita senza compromessi”, 50 anni dopo la profetica Humanae vitae, 40 anni dopo la mortifera legge 194, presso il Dnb House Hotel in Via Cavour, 85/a Roma, nella Sala Berlinsani ore 9,00 – 13,00. Organizzato dall’ A.I.G.O.C. (Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici), dal “Comitato Verità e Vita” e da “Provita Onlus”. La partecipazione al convegno è gratuita. Per maggiori informazioni: aigoc.it
Perché partecipare alla Marcia per la Vita?
È semplice. Per testimoniare e dar voce anche alle persone più indifese, come i bambini, che nella pancia della mamma rischiano la loro vita a causa di una legge che permette alle mamme di abortire; come i malati gravi e meno gravi, bambini, giovani o anziani, a cui l’eutanasia può togliere la vita in nome di una falsa pietà.
Quest’anno abbiamo molti motivi in più per partecipare.
Perché ci troviamo di fronte ad una pseudo-cultura che sempre più apertamente si manifesta esplicitamente, arrivando addirittura ad affermare che il miglior interesse di un bambino gravemente malato, sia quello di sospendere i sostegni vitali, come l’ossigeno e l’alimentazione. Qui ci può venire utile leggere la definizione di accanimento terapeutico, data dal Comitato Nazionale per la Bioetica, che lo definisce come «Prosecuzione ostinata e senza scopo di un trattamento che risulti inutile per il paziente», ovvero la «persistenza nell’uso di procedure diagnostiche come pure di interventi terapeutici, allorché è comprovata la loro inefficacia e inutilità sul piano di un’evoluzione positiva e di miglioramento del paziente, sia in termini clinici che di qualità della vita»[1].
Perché vogliono mettere a tacere certi temi, come abbiamo visto nel caso della rimozione del manifesto che è stato affisso a Roma poche settimane fa, in cui era rappresentato un bambino di 11 settimane nel grembo materno, e si leggeva “Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento”, “e ora sei qui perché tua mamma non ti ha abortito”, di ProVita Associazione onlus.
Perché dopo 40 anni di una legge dello Stato (la 194/1978) che nell’articolo 1 dice: “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché’ altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.” vediamo quali siano invece i frutti desolanti che ha portato nella nostra società. La morte di migliaia di bambini nel grembo materno; la tristezza profonda di tante mamme, loro malgrado, che hanno sentito e pagato sulla loro pelle le conseguenze dell’aborto; lo svuotamento del significato della dignità umana, vedi la pratica della maternità surrogata o dell’utero in affitto, vietata nel nostro paese, ma a cui si può, più o meno apertamente, accedere recandosi all’estero e poi tornare nel proprio paese e rendere tutto “regolare”.
La vita nel linguaggio: una “congiura contro la vita”.
Sempre più spesso, nel linguaggio comune ci vengono proposti dei termini, frutto di un’ingegneria verbale, che offuscano la realtà invece di chiarirla, molte volte con lo scopo di non scuotere troppo le nostre coscienze, come nel caso dell’IGV, vale a dire interruzione volontaria di gravidanza, ossia aborto volontario; oppure come è stato detto al TG1, la tecnica della gestazione per altri, ossia l’utero in affitto.
San Giovanni Paolo II nell’ Evangelium vitae, quanto mai attuale, afferma: «Forse questo fenomeno linguistico è esso stesso sintomo di un disagio delle coscienze. Ma nessuna parola vale a cambiare la realtà delle cose: l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita.» (EV 58)
Lo stesso atteggiamento si cerca di portarlo anche nella pratica, con l’uso delle varie pillole, che rendono meno evidente l’aborto: come l’RU486, la pillola del giorno dopo, ecc., si tratta comunque di un’azione che pone fine alla gravidanza, anche se appena iniziata, sopprimendo il feto.
«Al di là delle intenzioni, che possono essere varie e magari assumere forme suadenti persino in nome della solidarietà, siamo in realtà di fronte a una oggettiva «congiura contro la vita» che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l’aborto. Non si può, infine, negare che i mass media sono spesso complici di questa congiura, accreditando nell’opinione pubblica quella cultura che presenta il ricorso alla contraccezione, alla sterilizzazione, all’aborto e alla stessa eutanasia come segno di progresso e conquista di libertà, mentre dipinge come nemiche della libertà e del progresso le posizioni incondizionatamente a favore della vita.» (EV 17)
No alla cultura dello scarto.
Con questa Marcia vogliamo anche affermare quanto è bella la vita che ci è stata donata!
Riportiamo le parole di Papa Francesco, pronunciate sul Sagrato della Chiesa di San Pio da Pietrelcina, a San Giovanni Rotondo il 17 marzo scorso[2], che descrivono l’atteggiamento del cristiano di fronte la malattia, la sofferenza, la vita: “Nell’ammalato si trova Gesù, e nella cura amorevole di chi si china sulle ferite del prossimo c’è la via per incontrare Gesù. Chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio e vince la cultura dello scarto, che, al contrario, predilige i potenti e reputa inutili i poveri. Chi preferisce i piccoli proclama una profezia di vita contro i profeti di morte di ogni tempo, anche di oggi, che scartano la gente, scartano i bambini, gli anziani, perché non servono. Da bambino, alla scuola, ci insegnavano la storia degli spartani. A me sempre ha colpito quello che ci diceva la maestra, che quando nasceva un bambino o una bambina con malformazioni, lo portavano sulla cima del monte e lo buttavano giù, perché non ci fossero questi piccoli. Noi bambini dicevamo: ‘Ma quanta crudeltà! ’. Fratelli e sorelle, noi facciamo lo stesso, con più crudeltà, con più scienza. Quello che non serve, quello che non produce va scartato. Questa è la cultura dello scarto, i piccoli non sono voluti oggi. E per questo Gesù è lasciato da parte”.
[1] COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA, Questioni bioetiche relative alla fine della vita umana (14 luglio 1995), Roma, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, 1998.
[2] Visita Pastorale del Santo Padre Francesco a Pietrelcina e a San Giovanni Rotondo, in occasione del Centenario dell’apparizione delle stimmate permanenti e nel 50.mo anniversario della morte di San Pio da Pietrelcina (17 marzo 2018).