Elogio di Monsignor Ignacio Barreiro
Di Padre Richard Munkelt, 18 aprile 2017
Cari Pastori, Ministri della Santa Messa, Clero e Amici in Cristo, sono salito sul pulpito con un misto di grande tristezza e grande gioia. Tristezza ovviamente perché, con il passaggio all’eternità di Monsignore Ignacio Barreiro-Carámbula noi tutti abbiamo perso un caro amico, un amato fratello, un autentico soldato e sacerdote di Gesù Cristo, un sacerdote per sempre al modo di Melchisedek, uno strenuo difensore della vita umana e dei bambini non nati.
Monsignor Barreiro aveva compreso molto bene il duplice significato della vita: l’ars vivendi bene, cioè l’arte di vivere bene, e l’ars moriendi bene, cioè l’arte di morire bene. Ovviamente, quando parliamo dell’arte di vivere bene, essa non va intesa in maniera mondana. Piuttosto, innanzi tutto, essa significa la pratica delle virtù cristiane, soprattutto la Fede, la Speranza e la Carità. E in queste Monsignore è stato esemplare.
Inoltre egli aveva anche compreso che, per il tempo che gli era stato dato da vivere nel mondo, era opportuno in quanto Cristiano Cattolico, avere una conoscenza approfondita della storia della civiltà Occidentale. Ma innanzi tutto egli è stato, siatene pur certi, un teologo. Ad ogni modo la sua teologia è stata plasmata e alimentata da una raffinata passione per la grande tradizione dell’arte e della letteratura occidentali e per la cultura cristiana in generale.
Esaminiamo il magnifico Dies Irae, che abbiamo appena ascoltato per il riposo dell’anima di Monsignore. Esso sta alla poesia medievale come la cattedrale di Chartres sta all’architettura medievale. Entrambi sono eccellenti tributi e magnifici compendi della Fede cattolica, tanto importanti nel loro ambito, quanto la grande Summa di San Tommaso d’Aquino, tanto amata da Monsignore, nel suo.
Così non dovrebbe sorprendere che egli avesse preso a cuore le parole di San Paolo nella Lettera ai Filippesi, sulle quali gli Umanisti del Rinascimento si sono sbizzarriti: “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri.” (Filippesi, IV, 8)
Monsignore ha eccelso nella storia politica, e io avevo trovato in lui una fonte inesauribile ed edificante grazie alla sua ricchezza di aneddoti sugli eroi e sui malvagi del passato, sui santi, sui martiri, sui papi, e ovviamente sui re e sugli imperatori della Cristianità.
Ho trascorso più di un pomeriggio a Roma dopo il pranzo, lui con in mano il suo Bitter Campari, io con un più gradevole Vin Santo, a discutere dello spettacolo della storia e delle sue innumerevoli lezioni. E tutto ciò era condito con il suo senso dell’ironia e con il suo acuto umorismo. Questa era la deliziosa convivialità di Monsignore. Ma non facciamo errori; sotto il suo aspetto amabile si celava una decisa, nobile e addirittura ostinata, Ispanità, tutti tratti che possono trovarsi senza dubbio in quel formidabile Ispanico, Sant’Ignazio di Loyola.
Lord Chesterfield, in una lettera a suo figlio, una volta disse che un gentiluomo è chi non si lamenta mai, non dà mai spiegazioni, né permette che una parola sgradevole esca mai dalle sue labbra. Mentre questa potrebbe essere la descrizione alla quale la maggior parte di noi può solo aspirare, essa di fatto è nel complesso il ritratto di Monsignore come l’abbiamo conosciuto: un gentiluomo cristiano e un sacerdote.
Ci sono, inoltre, altri quattro tratti tipici di un gentiluomo, di vitale importanza: la coerenza, la lealtà, la serietà e la generosità.
Monsignore aveva un temperamento coerente e un animo giusto, la sua lealtà verso gli amici e verso Nostro Signore, verso Nostra Signora Madre di Dio, verso la Santa Chiesa e il Magistero è stata incrollabile. E personalmente, non ho mai conosciuto una persona più attendibile e generosa di lui nel concedere il suo tempo e il suo aiuto.
Pur essendo sempre ottimista e speranzoso, egli ha sofferto per la Chiesa e, ahimè, per causa della Chiesa. I venti malefici del tempo lo hanno talvolta colpito, e le tempeste all’interno della Chiesa hanno provato invano a fargli perdere la bussola, ma hanno fallito. Monsignore ha sempre mantenuto la giusta rotta.
In questi giorni si parla molto delle “false notizie” o “bufale”, ritornello dei nostri giorni. Sembra però che esse siano in giro da molto tempo.
Il famoso umorista del Connecticut, Mark Twain, disse una volta scherzando: “Se non leggi i giornali, sei disinformato; se li leggi sei male informato”. Monsignore aveva capito che i mezzi di comunicazione secolari vendevano le ombre che potevano riempire le pareti della caverna allegorica di Platone. Perciò non ha mai confuso le cronache mondane con la Notizia che non ingannerà mai: la Buona Novella di Gesù Cristo Crocifisso e Risorto.
Purtroppo, oltre alle false notizie, esistono, anche nell’odierno ambito ecclesiastico, una falsa teologia e una falsa liturgia. Per tutta la sua vita sacerdotale, Monsignor Barreiro ha combattuto senza tregua per la Fede Cattolica Ortodossa e per la Messa di sempre della Chiesa Cattolica, sapendo che la prima, in ultima analisi, dipendeva da quest’ultima.
In questo, egli è stato, e continua ad essere, la mia guida, e mi auguro anche la vostra. Mi affretto ad aggiungere che egli tralasciava l’antica liturgia solo per obbedienza o per necessità pastorale, ma non senza insistere su requisiti fondamentali, come l’orientamento. I Padri Pre-Niceni testimoniano abbondantemente che i Cristiani pregavano rivolti verso l’Oriente, non faccia a faccia, perché lo spirito di Yahweh è entrato nel Tempio dall’Oriente, perché Nostro Signore è salito dal lato orientale di Gerusalemme nel suo ritorno al Suo Padre Celeste, e perché il sole nascente della Pasqua del Vangelo è un simbolo naturale della resurrezione e del Lumen Christi. Tutta la natura è opera del Signore e parla della Sua gloria. Anche i quattro punti cardinali formano una croce.
Ho sempre pensato che Monsignore meritasse più riconoscimenti di quelli ricevuti per il suo strenuo impegno e per la costante devozione al sacerdozio. Così sono stato profondamente colpito e grato nel sentire che un principe della Chiesa, un compagno nella difesa della Fede, recentemente è andato a trovarlo in ospedale.
L’ars moriendi bene è l’arte di morire bene. Non si può desiderare un modo migliore di lasciare questo mondo che morire nell’abbraccio materno della Chiesa di Cristo. “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Giovanni 6, 68). Monsignore Ignacio Barreiro-Carámbula ha fruito della grazia santificante dei riti e dei sacramenti finali della Chiesa. Egli è morto durante la Settimana Santa, il Giovedì Santo, giorno in cui Nostro Signore ha istituito l’Eucarestia e la sua celebrazione apostolica e sacerdotale. Quest’ultima singolare, anzi sconcertante, benedizione della Provvidenza è stato un segno della buona sorte di Monsignore ed è la nostra gioia e la nostra consolazione. Accanto al suo letto d’ospedale c’erano il breviario e il rosario, la famiglia, gli amici, i fedeli, i sacerdoti e le suore che con più unzioni, comunioni e preghiere a Nostra Signora e a San Giuseppe, patrono dei moribondi, hanno accompagnato Monsignore nei suoi ultimi giorni.
Nonostante ciò, noi dobbiamo pregare per la sua anima, soprattutto la Beata sempre Vergine Maria, Regina del Cielo e della Terra, affinché possa mitigare la giustizia di suo Figlio, poiché nessun uomo può dare per scontata la misericordia di Dio, una verità che Monsignore avrebbe sottoscritto senza esitazione, contro la moda odierna di una dubbia canonizzazione popolare. Per questo motivo davanti a noi ci sono il drappo funebre e i paramenti neri.
Ma ricordiamo che la Santa Trinità è il Dio della Carità, della misericordia infinita e di tutte le consolazioni. È solo grazie a Lui, al sacrificio di sé che il Figlio Incarnato ha patito per amore del genere umano e grazie alla tomba vuota della mattina della Domenica di Pasqua che il salmista può coraggiosamente cantare O mors ero mors tua “Oh morte, sarò la tua morte”. E il poeta può arditamente scrivere, “Morte, non andar fiera anche se t’hanno chiamata possente e orrenda. Non lo sei […] Non vi sarà più morte. E tu, morte, morrai” (John Donne “Sonetti Sacri” Sonetto 10).
Possa Monsignor Barreiro riposare in pace, possa vedere il volto di Dio e risiedere nelle sue dimore eterne nella comunione dei santi, e possa la luce eterna risplendere su di lui.
Amen.