28 aprile: due santi, esempio di amore per la maternità
di Serenella Verduchi
Oggi 28 aprile, si festeggiano due figure di santi che ci offrono degli spunti particolari per riflettere sul dono meraviglioso della maternità: San Luigi Maria Grignion de Montfort e Santa Gianna Beretta Molla.
San Luigi Maria Grignion de Montfort, presentato come testimone e guida della spiritualità mariana da San Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Mater, ci indica come via preferenziale e più “semplice” per avvicinarsi a Dio, la devozione a Maria, nostra Madre Celeste. In tale senso può essere considerato una figura che ci ricorda le parole che Gesù disse sulla croce, donandoci Maria come nostra madre.
Nel “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” Montfort propone la devozione a Maria, in quanto la ritiene il mezzo più sicuro e necessario per conoscere e amare Dio:
«Se la santissima Vergine è necessaria a Dio, di una necessità detta ipotetica, e cioè derivante dalla sua volontà, bisogna dire che ella è ancor più necessaria agli uomini per raggiungere il loro ultimo fine».
Ne “Il segreto di Maria”, Monfort scrive:
«Se hai trovato il tesoro nascosto nel campo di Maria. […] Se lo Spirito Santo ha piantato nella tua anima il vero Albero della Vita, che è la devozione che ti ho esposto, devi porre ogni cura nel coltivarlo, perché ti dia il suo frutto a tempo opportuno».
Un ulteriore appello a ricorrere alla Nostra Madre Celeste ci viene da “Il segreto ammirabile del Santo Rosario, per convertirsi e per salvarsi”, scritto da san Luigi Maria negli ultimi anni di vita, intorno il 1710. Ancora una volta il Montfort ci invita a rivolgerci a Maria Vergine spiegandoci come recitare il Rosario, e la potenza di questa preghiera, elencando alcuni eventi, accaduti a importanti personaggi storici, dovuti alla recita quotidiana del Rosario.
Santa Gianna Beretta Molla, esempio amorevole di fidanzata, moglie, madre e medico. In lei possiamo ammirare la dolcezza e insieme la fermezza, di una donna che ha saputo esprimere appieno la sua vocazione nel Matrimonio.
Cresciuta in una famiglia profondamente cristiana, Gianna poté apprendere gli insegnamenti di una fede vissuta, che i genitori le trasmisero con il loro esempio. Nella sua biografia leggiamo:
“Gianna seppe armonizzare, con semplicità ed equilibrio, i suoi doveri di madre, di moglie, di medico e la sua grande gioia di vivere. In questa armonia, continuò a vivere la sua grande fede, conformando ad essa il suo operare e ogni sua decisione, con coerenza e gioia. Nella comunione di vita e d’amore della famiglia, che la nascita dei figli aveva reso ancora più ampia ed impegnativa, Gianna si sentì sempre pienamente appagata.”
Possiamo ammirare il suo profondo amore di madre, quando al secondo mese della quarta gravidanza le fu diagnosticato un tumore benigno all’utero. Prima dell’intervento operatorio di asportazione del fibroma, pur sapendo il rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, supplicò il chirurgo di salvare la vita che portava in grembo e si affidò alla preghiera e alla Provvidenza. Il bimbo fu salvo e Gianna trascorse i sette mesi che la separavano dal parto con forza d’animo e continuando a svolgere i suoi impegni di madre di tre figli piccoli, e di medico.
Sempre nella sua biografia leggiamo:
“Alcuni giorni prima del parto, pur confidando sempre nella Provvidenza, era pronta a donare la sua vita per salvare quella della sua creatura. “Mi disse esplicitamente” – ricorda il marito Pietro – “con tono fermo e al tempo stesso sereno, con uno sguardo profondo che non dimenticherò mai: Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – e lo esigo – il bimbo. Salvate lui”.”
“Per Gianna la creaturina che portava in grembo aveva gli stessi diritti alla vita di Pierluigi, Mariolina e Laura, e lei sola, in quel momento, rappresentava, per la creaturina stessa, lo strumento della Provvidenza per poter venire al mondo; per gli altri figli, la loro educazione e la loro crescita, ella faceva pieno affidamento sulla Provvidenza attraverso i congiunti. La scelta di Gianna fu dettata dalla sua coscienza di madre e di medico e può essere ben compresa solo alla luce della sua grande fede, della sua ferma convinzione del diritto sacro alla vita, dell’eroismo dell’amore materno e della piena fiducia nella Provvidenza.”
Gianna diede alla luce Gianna Emanuela il 21 aprile, Sabato Santo, e dopo qualche ora dal parto le sue condizioni si aggravarono. La sorella Virginia, che l’assistette durante l’agonia disse: “Gianna solo raramente svelava le sue sofferenze. Ha rifiutato ogni calmante per essere sempre consapevole di quanto avveniva e presente a se stessa. Non solo, ma per essere lucida nel suo rapporto con il suo Gesù, che costantemente invocava”. Le disse Gianna: “Sapessi quale conforto ho ricevuto baciando il tuo Crocifisso! …Oh, se non ci fosse Gesù che ci consola in certi momenti! …”.
All’alba del 28 aprile, il sabato che precede la Domenica in Albis, venne riportata nella sua casa, dove morì alle 8 del mattino. Aveva solo 39 anni.
I suoi funerali, celebrati nella Chiesetta di Ponte Nuovo, furono una grande manifestazione unanime di profonda commozione, di fede e di preghiera.
Fu sepolta nel Cimitero di Mesero, paese natale del marito Pietro, dove Gianna riposa tuttora nella Cappella della Famiglia Molla, mentre rapidamente si diffuse la fama di santità per la sua vita e per il gesto di amore grande, incommensurabile, che l’aveva coronata.
Insieme a Gianna, nella Cappella di Famiglia riposano il marito Pietro, che l’ha raggiunta in Paradiso il 3 aprile 2010, Sabato Santo.
(Fonti biografiche www.giannaberettamolla.org )