Svezia, educazione sessuale vincente? I dubbi del Pediatra

(Fonte: prolifeinsieme.it)

https://www.donnamoderna.com/news/societa/educazione-sessuale-svezia-flavia-restivo-intervista
Perché l’educazione sessuale della Svezia è vincente

La cosiddetta “educazione sessuale e all’affettività” scolastica è un falso problema. L’art.30 della Costituzione stabilisce che “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.” Risulta che il 70% dei genitori intende occuparsi personalmente nell’intimità domestica e con la delicatezza necessaria allo sviluppo del singolo bambino/adolescente per tali questioni, che non intende delegare a persone sconosciute, etichettate come “esperti”.

Anche nell’eventualità che alcuni genitori acconsentissero a delegare alla scuola questo loro precipuo compito, in base alla Legge 107/2015 la scuola sarebbe tenuta a propone ai genitori i Progetti Formativi PTOF e POF comprendenti attività d’istituto, integrative, extracurriculari nonché PEC Patto Educativo di Corresponsabilità: il Dirigente Scolastico sarebbe tenuto a sottoporre alla firma dei singoli Genitori tutti e tre questi documenti con esposizione particolareggiata dei progetti.
Ogni intervento di sanità pubblica richiede inoltre la verifica della sua efficacia. L’Intervistatrice stessa rileva e l’Intervistata è costretta ad ammettere che “nonostante l’educazione sessuale, in Svezia non c’è però stata una diminuzione significativa dei femminicidi”.


I programmi di “educazione sessuale”  scolastica, avviati fin dagli anni Cinquanta del XX secolo presso Stati come Svezia, Regno Unito, Francia, hanno fallito negli scopi dichiarati di evitare comportamenti asociali, gravidanze indesiderate, procurato aborto, malattie infettive sessualmente trasmesse: tale fallimento è noto da tempo immemorabile, ma viene opportunamente occultato. I programmi vengono invece accreditati spesso col solo intento di veicolare contenuti ideologici sulla contraccezione, sull’aborto, sull’omosessualità, sulla transessualità, sul nomadismo sessuale. In Svezia programmi di educazione sessuale scolastica sono stati imposti (sottolineo: imposti, il contrario della decantata democrazie) fin dal 1952: risulta forse che la Svezia abbia poi ottenuto gli idilliaci risultati derivanti dall’«iniziare presto»?. In Francia, altra patria dell’educazione sessuale scolastica, il procurato aborto è libero da 50 anni con questi brillanti risultati: 223.300 aborti nel 2021; 234.300 nel 2022; 243.623 nel 202; con un tasso di abortività di 16,8/mille donne in età fertile (nella diseducata Italia il tasso di abortività, anch’esso drammatico, è però meno di un terzo:  5,4/mille donne in età fertile). Al contrario espongono i bambini a sessualizzazione precoce, li inducono ad interessarsi alla pornografia, alla quale purtroppo internet offre facile accesso con conseguenze perniciose a qualsiasi età. Pornografia, prostituzione, droga sono poi strettamente collegate: il mercato della pornografia attira e sfrutta, con enormi introiti, giovani uomini e giovani donne che si prostituiscono, anche per accedere alla droga: tanti di questi infelici chiudono la loro triste esistenza col suicidio.


Se proprio oggi si assiste all’incremento di varie forme di violenza (dalla predazione sessuale sui minori alla violenza sessuale sino allo stupro, dal bullismo al cyberbullismo, dal mobbing alla induzione al suicidio), è proprio perché sono mancati sani modelli di relazioni familiari, che costituivano la normale educazione in una società ben ordinata e responsabile, che non sentiva e non aveva nessuna necessità di corsi specifici e di psicologi e di sedicenti “esperti” di “educazione sessuale e all’affettività”.
La teoria gender è stata inventata non su basi di fondate conoscenze di fisiologia medica, bensì inseguendo presupposti filosofici. Infatti è stata promossa da Judith Butler, statunitense (nata nel 1956), laureata in filosofia, docente di retorica e letterature comparate presso l’Università di Berkeley in California, la quale “si è posta al centro del dibattito post-strutturalista; nel 1990 ha pubblicato Gender trouble (Inquietudine ovvero Disturbo del genere sessuale) in cui ha messo in discussione la naturalità dell’identità di genere, affermandosi come una delle maggiori esponenti della teoria queer.” Come si vede la Butler non ha alcuna preparazione biomedica, e neppure buon senso comune.


Nel numero speciale della rivista «differences» (1991, 3) Teresa De Lauretis Queer theory. Gay and lesbian sexualities (Teoria queer. Sessualità omosessuali e lesbiche) pubblicava gli atti dell’omonimo convegno svoltosi nel febbraio 1990 parimenti presso l’Università della California. Queer (strano, bizzarro) è termine inclusivo che permette di indagare e nominare tutti gli aspetti della sessualità: si tratta di un “approccio teorico che enfatizza la mutabilità, l’instabilità, la provvisorietà delle identità.” Mentre queste identità cangianti apparterrebbero al vissuto del soggetto, in questo ambito il termine drag indica la “pratica del travestimento parodistico.”
Questa ideologia pretende quindi che il genere sessuale risulti esclusivamente costruito in rapporto alla società di appartenenza, e possa essere de-costruito dal singolo soggetto, il quale potrebbe modificare nel tempo a suo piacimento la sua identità sessuale.
Ovviamente tale ideologia prescinde totalmente da ogni evidenza e da ogni realtà biologica, che sottende alle scelte operate nei vari tipi di società in ordine all’educazione ed all’inserimento sociale dei due sessi naturali maschi e femmine. La natura binaria dei sessi, maschile oppure femminile, non avrebbe bisogno di essere dimostrata, non è parte di una ideologia o della sola cultura cattolica, bensì è attestata da femministe come Germaine Greer  e Marguerite Stern, dal biologo ateo Richard Dawkins.

L’esplosione di tali fenomeni, il dilagare da un ristretto numero di persone e da un circolo di ricercatori universitari più o meno politicizzati e sponsorizzati è stato programmato e voluto da poteri forti, che hanno investito in questa ideologia grandi mezzi finanziari ed ottenuto cospicue rendite economiche dal mercato dei mezzi di comunicazione e di intrattenimento, dall’industria farmaceutica, dalle cliniche per il cosiddetto cambio di sesso, dai contributi statali per le attività sanitarie. (cfr ad esempio: Jennifer Bilek: Transsexual Transgender Transhuman: Dispatches from The 11th Hour. Pinifex Press 2024)

Quesito: Perché dovremmo affidare noi stessi e i nostri figli a psicologi o ad altre figure estranee? Chi li sceglie? In base a quali requisiti? In base a quali parametri di etica e di morale?
Un’ultima considerazione: Quanto costano in termini di tempo impegnato questi fallimentari e controproducenti  interventi di “educazione sessuale”? Quali stipendi incassano gli operatori coinvolti? E quanto costano in termini di denaro pubblico?


Dott. Luciano Leone. Pediatra
Comitato “Pro-life insieme”

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