Torino, dare voce a chi ha abortito: e la voce del bimbo non nato?
(Fonte: prolifeinsieme.it )
Egregio Direttore, le chiedo diritto di replica all’ articolo” Le voci degli aborti negati” del 28 marzo 2025. www.lastampa.it
Torino, Marzo 2025 la battaglia prochoice fa un altro passo avanti, materializzando le proteste di chi, volendo abortire ha incontrato delle coscienze.
Nella teca ambulatorio installata a Torino dopo Parigi e Roma per volere dell’ organizzazione ” Medici del mondo”, si possono ascoltare le voci di donne che testimonierebbero la cultura di silenzio e vergogna,di abusi e violenza che dominerebbe ancora nelle strutture sanitarie di alcune regioni italiane.
Torniamo un attimo indietro, alla legge istitutiva della IVG, la 194/78 che all’ articolo 1 così recitava “…l’interruzione di gravidanza non è il mezzo per il controllo delle nascite…”; ora dopo più di 50 anni, la battaglia si fa ancora più accesa adeguandosi ai tempi, e nel solco della cultura dei diritti, accusa le suddette strutture di violare gli articoli, 3( pari dignità sociale),32 (diritto alla salute), infine l ‘ articolo 54 della Costituzione (fedeltà alla Repubblica e osservanza della Costituzione e delle leggi)!
Nonostante l avanzare di questa deleteria cultura di negazione ( si afferma che il battito non è il cuore che pulsa ma uno stimolo elettrico!) è nostro obbligo affermare alcune essenziali verità sancite da leggi naturali: le donne sono state scelte dalla natura per accogliere la vita; la gravidanza non è uno stato patologico da curare; l’ embrione anche se piccolissimo è già una vita e quella vita, anche se negata con menzogne scientifiche e barbaramente cancellata, lascerà nella psiche femminile delle tracce indelebili ( perfino nella teca c’è il ricordo del senso di colpa e del dolore atroce che si vorrebbe evitare con un antidolorifico). Ma vorrei qui citare tutte le possibilità che la stessa legge altresì prevede a tutela della maternità: l ‘ assistenza dei consultorio nel periodo pre e post parto; le norme che tutelano i diritti delle lavoratrici madri; i centri di aiuto alla vita dove migliaia di volontari si spendono per aiutare le donne e i loro nascituri ; il parto in anonimato e altre iniziative che stanno nascendo come le recenti” Culle per la vita”.
Nell’ articolo si conclude auspicando più compassione, gentilezza, empatia invece che steccati ideologici nella comunità sociale; noi concludiamo dicendo invece che una comunità che possa dirsi umana non elimina i propri figli perché scomodi, ma li accoglie facendo fronte comune e se ne prende cura come la cosa più preziosa che dà speranza nel futuro; questo ci connota come uomini e donne.
Cordialmente.
Maria Cariati
Comitato “ Pro-life insieme “


