Toscana, obiezione di coscienza: assalto alla libertà dei ginecologi
(Fonte: prolifeinsieme.it)
Mi sono imbattuta nel sito “obiezione respinta” e sono rimasta davvero colpita dalla operosità delle attiviste pro-aborto.
Chiaramente dal titolo del sito emerge una palese contraddizione tra la libertà che queste attiviste invocano per esercitare il loro “presunto diritto di abortire” e quella che, invece, vorrebbero negare ai medici, di esercitare il loro diritto di essere obiettori di coscienza.
Sappiamo bene infatti che il giuramento di Ippocrate al quale fino a pochi anni fa tutti i dottori aderivano nel momento in cui abbracciavano la professione di medico, si basa sul concetto di NON NUOCERE. Essere medico dovrebbe servire a curare e lenire la sofferenza non ad eliminare un soggetto fragile e non voluto.
La procedura di aborto in realtà danneggia non uno ma due soggetti:
* il feto la cui vita viene soppressa
* la madre
Infatti la madre, sia nel caso di frequenti complicazioni mediche che possono presentarsi durante la procedura, sia per i devastanti danni psicologici, è la seconda vittima dell’ aborto da lei stessa scelto, per convinzione o spesso per mancanza di alternativa. Tutti i tipi di danni che subiscono le donne con la interruzione volontaria di gravidanza sono oramai ampiamente documentati dalla letteratura scientifica, chi vi dice il contrario è ignorante oppure in malafede.
Trovo pertanto davvero squallido spingere la donna a combattere i medici obiettori.
Sempre più infatti nel mondo transfemminista – che oramai della donna fa una bandiera per ottenere “tutto”, ma ne ha dimenticato l’essenza femminile e materna – si ostentano slogan di odio e violenza contro i medici obiettori.
Quindi, secondo le paladine della libertà e del rispetto, se un medico vuole esercitare la sua professione in scienza e coscienza sarebbe da radiare? Di fatto in questo sito le guerriere del transfemminismo stanno già eseguendo un censimento, una sorta di black-list di ginecologi, farmacisti, operatori di consultori, indicando nomi e cognomi, mappandoli sul territorio con accurata precisione e sottolineando con spregio e disprezzo il loro “inaccettabile” rifiuto a praticare l’aborto o vendere la pillola killer RU486.
Insomma queste donne – se ancora così possiamo definirle senza essere citati in tribunale in quanto si definiscono liber* con lo schwa nei loro manifesti – stanno facendo da apripista a livello politico per spingere i governi ad imporre divieto di obiezione, cosa tra l’altro non nuova in quanto già l’OMS si vanta – tristemente aggiungo io – di portare avanti queste proposte a livello internazionale.
La profonda ipocrisia che emerge da questo tentativo di schiacciare la libertà dei medici obiettori nel nome della libertà stessa, ci fa comprendere che l’ideologia transfemminista è vittima di un cortocircuito cerebrale sulla scia di organizzazioni internazionali, anch’esse purtroppo contaminate da ideologie che hanno perso il senso più profondo dello scopo originale per le quali erano state fondate.
“Facciamo da noi” riportano le attiviste su un manifesto dove tante mani sono dipinte piene di pillole abortive: questa è libertà, l’aborto a domicilio! Certo e perché non stipulare un accordo con Glovo affinché consegni la RU486 a casa insieme a un pasto gratuito?
In questo modo la donna sarà completamente abbandonata e sola in un momento tragico e devastante come quello di espellere il feto – suo figlio – morto dal proprio grembo. Per non parlare dei rischi altissimi di emorragie che, se non sono prese in tempo in un ospedale, potrebbero addirittura portare alla morte.
Bella conquista di civiltà….
Da donna, madre e lavoratrice che vive in Toscana sento sempre più spesso muoversi da questa regione iniziative completamente irrazionali, illogiche e contro-natura, contro la Vita: nella vita nascente la costante minaccia di aborto, nella morte naturale la scure di “pseudo leggi” che sembrano incoraggiare l’eutanasia come un bene sociale.
Noi di “Prolife Insieme” così come tante altre realtà che difendono la vita e la famiglia, combattiamo ogni giorno questa cultura di morte riportando tantissime testimonianze di amore per la vita in ogni sua forma.
Difendiamo i medici obiettori, quali garanti della dignità della professione medica che cura l’essere umano rispettando la sua unicità e bellezza. Per questi medici non esistono solo “procedure” da seguire, ma ci sono pazienti da curare ai quali donare speranza, accompagnandoli anche nelle difficoltà.
Manuela Ferraro
Poggibonsi SI
Comitato “Pro-life insieme”


