Bullismo contro gli LGBTQ +, una categoria di ragazzi smarriti
(Fonte: prolifeinsieme.it)
Egregio Direttore,
Vorrei replicare all’articolo https://www.tecnicadellascuola.it/prevenire-e-contrastare-il-bullismo-iniziamo-con-un-approccio-diverso-nei-confronti-dei-lgbtqia
Lgbtqia+ corrisponde ad un acronimo che ogni anno si arricchisce di un carattere.
È anche complicato capire a quale parola corrispondano le lettere iniziali che formano la sigla la cui pronuncia è piuttosto ingarbugliata, tanto da sembrare uno scioglilingua.
Fino a qualche anno fa ci si limitava a lgbt ossia lesbiche, gay, bisex, transessuali.
Adesso si sono aggiunti qia+ caratteri per la maggior parte della gente misteriosi.
Partono così i tavoli di lavoro, le discussioni che avrebbero come obiettivo prevenire e contrastare il bullismo nelle sue varie forme di violenza verso queste categorie di persone.
Il diverso, soprattutto se esce molto dai canoni della cosiddetta normalità, incute sempre disagio, talvolta rifiuto. Questa mancata accettazione si può manifestare purtroppo con atti di vera e propria violenza nei confronti del più debole.
Atti di barbarie sono stati fatti nei confronti di disabili fisici e mentali. Di persone senza fissa dimora, schiave dell’alcool e della droga, di stranieri.
Molto si è fatto e si fa nelle scuole per provare ad arginare questo increscioso fenomeno cercando di fare crescere la consapevolezza che le persone “diverse” hanno diritto all’accoglienza, al rispetto all’inclusione.
LGBTQIA+ è la sigla che rappresenta una schiera di ragazzi smarriti e sì, smarriti è proprio la parola giusta.
Una fetta ben nutrita di persone vorrebbe invece fare passare il messaggio che queste scelte sessuali “diverse” farebbero parte di una società in evoluzione, e che le scelte sessuali che non corrispondono al canonico maschio e femmina ne siano la naturale conseguente espressione.
Si discute, si condanna, ci si ingegna per trovare il corretto modo di approcciarsi a queste categorie che rispondono alla sigla LGBTQIA+ e quel + lascia ad intendere che altre se ne potrebbero aggiungere.
Stiamo sfiorando la follia, oltre che a rovinare intere generazioni di giovani il cui unico aggettivo che li rappresenta è smarriti.
“SPADE SARANNO SGUAINATE PER DIMOSTRARE CHE LE FOGLIE SONO VERDI IN ESTATE”
Affermava lo scrittore G.K. Chesterton,
Profezia realizzatasi direi perfettamente.
Adesso si fanno tavoli di discussione per discutere l’ovvio. Si fanno conferenze per difendere una normalità che di normale non ha niente. Una presunta normalità che esce dai canoni. Che ha bisogno di stupire per sentirsi adeguata.
Da sempre gli adolescenti attraversano una fase di smarrimento in cui hanno bisogno di modelli di riferimento che li aiutino a diventare adulti.
Da sempre i ragazzi si uniformano al cosiddetto “gruppo dei pari” in cui si riconoscono e si sentono capiti ed apprezzati per quello che sono.
Se la moda va in un verso è molto facile che l’adolescente vi si adegui, proprio per una questione di appartenenza.
Rappresentare quindi i giovani con tendenze omosessuali inserendoli nella categoria LGBTQIA+ diventa una forzatura che ha come epilogo lo smarrimento dei ragazzi stessi.
L’approccio corretto nei confronti di queste persone è quello che ha come obiettivo l’aiuto in un momento di confusione vera o presunta.
Lavorare solo sull’accettazione del diverso, in questo caso del giovane che non ha chiara la propria identità contrastando gli atti di bullismo, non risolve il problema.
Il focus sta proprio in quell’aggettivo: ragazzi “smarriti” e qui bisogna intervenire per aiutarli a fare chiarezza.
Sdoganare categorie sessuali a dir poco improbabili e mettere il bavaglio a chi cerca di provare “a vederci chiaro” diventa pericoloso, perché il rischio di creare degli infelici è dietro l‘angolo.
Resta il fatto che il bullismo vada sempre combattuto e condannato, perché in una società civile il rispetto è alla base della società stessa.
Angela D’Alessandro
Comitato “Pro-life insieme“


