Aborto, il dolore e “il diritto” di soffrire della donna

(Fonte: prolifeinsieme.it)

https://napoli.corriere.it/notizie/politica/25_febbraio_07/gilda-sportiello-vi-racconto-perche-il-giorno-dopo-il-mio-aborto-e-stato-uno-dei-piu-belli-della-mia-vita-74af8ef7-7b8b-4004-beaa-68f37a9aexlk.shtml

Onorevole Sportiello, sono contenta per Lei. Questo è il primo mio moto, la prima cosa che mi viene da dire leggendo la Sua intervista. Sì, perché se per qualcosa per cui ho visto piangere, stare male, disperarsi decine e forse centinaia di donne in questi ultimi 15 anni, Lei non soffre, da una parte non posso che essere contenta per Lei. Perché non auguro il dolore a nessuno. Le dirò anche che non mi stupisce molto che “il giorno dopo” l’aborto si sia sentita sollevata. Questo lo dicono le ricerche, oltre che le molte donne che appunto ho incontrato. Il giorno dopo aver “risolto” quello che appariva come un problema non è infrequente sentirsi sollevate. Mi stupisce di più sapere che sono passati 14 anni da quell’evento, e il suo giudizio non è cambiato. La sofferenza post aborto arriva settimane, mesi, anni, a volte decenni dopo. Arriva come un fiume in piena a cui è difficile sottrarsi. Magari non è il Suo caso, magari per Lei non capiterà mai, e ripeto, buon per Lei.
Ora se lei non fosse una parlamentare quello che avrei da dirle si fermerebbe qui. Lei non soffre, io mi occupo di chi soffre, tanti saluti, sarò utile a qualcun altro. Ma il punto è che Lei parlamentare lo è e il suo pensiero e la sua opinione ha il potere di influenzare. Le leggi ma anche le coscienze di chi legge la Sua intervista. Come dicevo sono quindici anni che mi occupo tra le altre cose di accompagnare chi ha abortito e ora soffre, tramite la Vigna di Rachele, apostolato internazionale che si occupa appunto di post aborto. Sono inoltre psicoterapeuta, e di persone che soffrono per i più svariati motivi ne ho incontrate e ne incontro tante. E ho imparato che la sofferenza è sempre da rispettare. Ma tra tutti i motivi diversi per cui un essere umano può soffrire quello di sentirsi causa della morte di un altro, tramite l’aborto, è uno dei più profondi, devastanti, inconsolabili.
E una delle prime cose che dicono quasi tutte le donne che soffrono dopo un aborto è che si sentono “strane” proprio perché soffrono. Non si sentono in diritto di soffrire. Pensano di essere uniche. C’è una narrazione dominante per cui se qualcosa si è scelto non si può soffrire per questo. Ma loro soffrono, e quando scoprono di non essere le uniche è già un piccolo passo verso una guarigione possibile.
Dunque Onorevole, se Lei dice di avere a cuore le donne non si dimentichi queste donne, non sia un ulteriore ostacolo alla loro possibilità di affrontare questo dolore e quindi di guarire. Non affermi anche Lei implicitamente che non è possibile soffrire, solo perché Lei non soffre.

Dott. Valeria D’Antonio. Psicoterapeuta. Responsabile de “La vigna di Rachele”
Per “Comitato Pro-life insieme”

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