Decremento demografico: si valuti anche l’influenza dell’aborto

Del Prof. Enrico Tacchi – Sociologo

(fonte prolifeinsieme.it)

Egregio Direttore,
mi complimento per l’interessante articolo del 13 dicembre sulla denatalità https://demografica.adnkronos.com/popolazione/denatalita-problema-strutturale-non-emergenza/.
È un contributo con diverse valenze, che fa giustizia di argomenti sbrigativi sull’argomento, a cominciare dalla riduzione del problema al solo aspetto economico.
Un altro pregio è la dimostrazione che non si tratta di un tema emergenziale, ma strutturale: entro 5-10 anni questo sarà addirittura lapalissiano, con l’uscita dall’età feconda di un numero di donne ancora relativamente alto, che sarà sostituito da classi di età riproduttiva molto più ridotte. Questa non è un’ipotesi, ma una certezza statistica, perché le donne che entreranno in età feconda tra 5-10 anni sono già tutte nate, ne conosciamo esattamente il numero, e non possiamo aggiungerne nemmeno una in più, a meno che non si pensi a flussi migratori consistenti.
Ancora, l’articolo dimostra che la nascita di un figlio non è solo un fatto individuale o familiare, bensì un fatto sociale. L’individualismo diffuso è probabilmente un fattore determinante per spiegare la denatalità.
Infine, ho apprezzato i contributi a più voci che spiegano come la bassa natalità non sia un problema puntuale, solubile con un tocco di bacchetta magica, bensì un fenomeno multi-fattoriale, a cui contribuisco numerose cause, ciascuna responsabile di una parte del risultato complessivo.
A questo proposito, mi permetto però di aggiungere un fattore non citato, cioè l’abortività.
I dati ministeriali disponibili, aggiornati al 2022, indicano in 65661 gli aborti chirurgici in Italia. Lo stesso rapporto ministeriale stima in circa il 52% la quota degli aborti farmacologici sul totale, si tratta quindi di altri 71132.
Grosso modo, si tratterebbe di 136793 aborti volontari, forse qualcuno di meno se consideriamo una possibile quota di aborti spontanei, ma forse qualcuno di più se accettiamo l’ipotesi che le pratiche di aborto clandestino non siano totalmente scomparse.
Poiché nel 2022 i nati in Italia sono stati 393000, è numericamente evidente che i potenziali nati sarebbero stati oltre un terzo in più, in assenza di aborti volontari.
Credo che un modo miope per trattare questi dati sia disquisire sull’esattezza delle stime. L’Istat ha una tradizione scientifica di prim’ordine e comunque non credo che nella sostanza il problema cambierebbe di molto, se si modificassero leggermente le percentuali.
So bene che, nella visione individualistica oggi prevalente, l’aborto è una scelta unicamente personale della madre, insindacabile e non giudicabile, senza nemmeno consultare il padre.
Però, proprio sulla base delle considerazioni fin qui emerse, non sono sicuro che tra qualche anno questa opinione sarà ancora ritenuta assolutamente indiscutibile, condannando alla gogna mediatica chiunque osasse sollevare anche solo qualche dubbio.

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