RU-486, la pillola del dolore per la donna

Di Manuela Ferraro

(Fonte: Pro-life insieme)

RU-486 La pillola “magica”

Mi capita spesso di leggere sui giornali o sentir parlare in TV della Pillola magica Ru-486 capace di offrire alle donne la possibilità di esercitare ancor più liberamente e senza nessun vincolo il cosiddetto ‘diritto all’ aborto’. (diritto di aborto)

L’acquisto di questa pillola infatti non prevede alcuna prescrizione medica per le donne sopra i 16 anni, né tanto meno l’obbligo di ricovero ospedaliero, il che viene celebrato dai media come una ulteriore conquista di libertà della donna.

Con questa pillola ‘magica’ sembra sia tutto facile e indolore, ma l’aborto farmacologico non è nulla di tutto questo.

Rischi per la donna: emorragie e mortalità

Secondo quanto attestano protocolli ed evidenze scientifiche, l’aborto farmacologico è più doloroso di quello chirurgico, ha un tasso di mortalità 10 volte più elevato con un alto rischio di emorragie ed infezioni (New England Journal of Medicine) ed è molto più lungo, la procedura può protrarsi per giorni…

In questo periodo di tempo la donna, completamente abbandonata, partecipa al lento processo di morte dell’embrione che porta in grembo fino alla sua completa espulsione, con effetti devastanti per la sua psiche. (dopo l’aborto la donna soffre sempre)

L’esperienza di dolore dell’aborto, infatti, è comune a tutte le pratiche abortive, come dimostrano ampi studi sulla S.P.A. sindrome post-aborto, una malattia grave e logorante.

Sappiamo che fin dal momento del concepimento esiste un dialogo di natura biochimica e ormonale tra madre e figlio, questa relazione viene bruscamente interrotta con l’aborto, causando un trauma talmente profondo nella donna da essere considerata anche lei stessa la vittima dell’aborto dopo suo figlio.

Ma nessuno vuole ascoltare la voce delle donne che soffrono, costantemente ignorate dai media e persino disprezzate dai movimenti femministi.

Una società che davvero abbia a cuore le donne non deve garantire un aborto ‘sicuro’, perché di sicuro nell’aborto – farmacologico o chirurgico che sia – avremo solo un bimbo morto e una madre distrutta.

Al contrario il nostro obbiettivo deve essere quello di spalancare le porte alle associazioni che offrono un’alternativa alle donne, affinché il loro bimbo possa nascere, spezzando la falsa contrapposizione ideologica che mette la mamma contro il suo bambino.

Scegliendo la Vita salviamo entrambi.

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