L’aborto, la politica, la società
Di Antonio Vox
(Fonte: bariseranews.it)
Siamo nel terzo millennio! Un nuovo millennio! Detta così, sembrerebbe che la Società Civile si sia profondamente rinnovata, evolvendo verso una migliore qualità della vita, dopo aver archiviato i dilemmi dei secoli scorsi e avendo chiuso le pratiche del millennio passato. Nuove ideologie, nuova visione della vita, chiarezza di scenario, conoscenza dell’ordinamento e dei ruoli: i tempi trascorsi sono stati d’insegnamento ma ora sono superati.
Purtroppo non è così; siamo oltremodo ancorati ad un passato che è ancora presente, visto che torna al centro del dibattito una legge del 1978 (la 194 sull’aborto) di quasi mezzo secolo fa. Essa è stata certificata dalla società civile con il referendum abrogativo del 17 maggio 1981 (contrari il 68% degli oltre 21 milioni di votanti; l’88% favorevoli alla regolamentazione).
In acque già agitate, l’esternazione di Papa Francesco, al ritorno del suo 46° viaggio apostolico, questa volta in Belgio, ha scatenato un putiferio.
Cosa ha detto il papa? Ecco: “Un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano … la scienza dice che al mese del concepimento ci sono già tutti gli organi … Si uccide un essere umano … i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari”. Non si è fermato qui il papa. Ha annunciato che darà il via all’iter di canonizzazione del re Baldovino del Belgio che preferì abdicare (1992) piuttosto che firmare la legge sull’aborto appena varata dal Parlamento.
Non c’è dubbio che sia una verità verificabile quanto la scienza sostiene: il feto vive già al primo mese. Il resto è logica conseguente e dovrebbe essere accettata da chiunque indipendentemente dalla ideologia, dalla fede religiosa, dalla appartenenza politica.
La scienza non fa opinione, è asettica, descrive i fenomeni per quello che sono. Quindi, se sopprimere una vita si dice omicidio, chi sopprime è un omicida e, se agisce per conto terzi, è un sicario. Fin qui, non sono possibili opinioni diverse. Ma è da qui in poi che nascono i problemi perché si entra nel territorio minato della religione, della ideologia, della politica, … del diritto: tutta roba costruita dall’uomo.
Per intanto, osserviamo che, in Natura, nel mondo degli esseri viventi, vige la regola aurea “mors tua, vita mea”, sia nella flora che nella fauna.
E nel mondo degli uomini? Qui, appena si è in due, o si applica la regola aurea detta o ci si mette d’accordo. Nasce allora una convenzione/legge da cui emerge il diritto individuale. A monte, troviamo lo ius naturale, una sorta di legge universale che descrive i diritti inalienabili dell’uomo e che è stata assimilata nelle Costituzioni moderne.
La nascita dello ius naturale può essere collocata al tempo dei filosofi greci come frutto delle speculazioni di Aristotele e degli Stoici. L’opera aristotelica “Etica Nicomachea” è un caposaldo della filosofia e fu di riferimento anche per Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa Cattolica. Nel tempo, lo ius naturale ha subito forti trasformazioni fino alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 (UDHR – Universal Declaration of Human Rights) che declinò i diritti inalienabili dell’uomo. Qui sintetizziamo i principali da cui derivano tutti gli altri: il diritto della Identità e della Vita, il diritto della Libertà e della Auto determinazione, il diritto della Dignità e della Uguaglianza. Non tutti i Paesi al mondo sottoscrissero il documento; ciò nonostante è innegabile la sostanziale valenza globale dello ius naturale.
Il diritto naturale è, certo, un prodotto filosofico e politico umano, ma travalica la filosofia perché affonda i suoi principi nella stessa essenza umana.
Ma allora, uccidere è un delitto? Il delitto nasce dalla legge e, se la nostra legge è lo ius naturale, ebbene, uccidere è un delitto. Il diritto naturale è l’alcova della Morale, il sistema valoriale, da cui promana l’Etica, il regno dei comportamenti. Come si spiega, allora, che una madre uccide i suoi neonati? Come si spiegano gli assassinii sulla sedia elettrica? Come si spiegano gli omicidi e perfino i suicidi? Come si spiegano gli aborti? Come si spiegano le guerre?
La risposta dovrebbe essere semplice: si ignora il diritto naturale, nonostante tutte le assicurazioni e conferme. A valle dello ius naturale ritroviamo le Costituzioni e le leggi nazionali, quelle che definiscono il cosiddetto diritto positivo. Ma se le Costituzioni, e quindi le leggi a valle, adottano lo ius naturale, sembra ovvio che il diritto positivo non possa confliggere con il diritto naturale. Eppure accade proprio questo.
Facciamo un esempio: come si spiega che negli Stati Uniti, che hanno redatto, per mano di Anne Eleanor Roosevelt, la UDHR del 1948, alcuni Stati prevedono la pena di morte? Un altro esempio? Il dibattito sull’aborto è vivace: da un lato il diritto alla vita di ogni essere vivente, dall’altro il diritto delle donne a gestire la propria vita e il proprio corpo. Ma si dimentica che il diritto a gestire la propria vita e il proprio corpo non significa negare ad altri il diritto alla vita.
Questa si chiama confusione intellettuale, confusione dei ruoli, equivoco nella comunicazione. Papa Francesco ha suscitato un vespaio. Però, cade come il cavolo a merenda il comunicato di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurgi e degli Odontoiatri: “la Legge 194 è una Legge dello Stato e, come tale, è dovere di tutti i cittadini rispettarla e applicarla”. Si, ma la legge va contro lo ius naturale; e i medici parlano per questioni di interesse professionale?
Ridicola è anche la iniziativa di Alexander De Croo, premier belga, che ha convocato il nunzio apostolico belga per dirgli: “il mio messaggio sarà chiaro. Ciò che è successo è inaccettabile”. Ma che c’entra lo Stato con la Religione?
Siamo nel mondo dei balocchi, quando i pupi non sono ancora andati a scuola.
Qualcuno sosterrà, per distrarre, che questo articolo sia contro l’aborto. La verità, invece, è che l’articolo denuncia che lo ius naturale è ignorato, nonostante le esternazioni di conferma e che il diritto positivo è sghembo rispetto ad esso. Ciò purtroppo si verifica spesso in tanti settori della vita civile. Ciò nuoce alla Morale e all’Etica che, purtroppo, sembra che si siano perdute nelle utilitaristiche dinamiche socio politiche e nella società civile.