Procreazione Medicalmente Assistita: rischi e reale efficacia

Del dott. Alberto Virgolino
Presidente dell’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici

Per “Pro-life Insieme”

(Fonte: prolifeinsieme.it)

Replica all’articolo del Corriere della Sera del 20.10.2024 del Dott. Alberto Virgolino, Presidente Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici, 
“L’esperienza di Lucia C.” sulla PMA  

Le parole della Signora Lucia rivelano molti aspetti importanti della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) che in effetti non si conoscono, sia sul piano scientifico che legale ed etico.
La fecondazione extracorporea (FIVET – ICSI) è stata legalizzata in Italia mediante la legge n.40 del 2004, a determinate condizioni, detti anche “paletti”, che avrebbero dovuto limitare quello che allora veniva definito il “far west procreatico”. Ma negli anni successivi sono state prodotte sentenze della Corte Costituzionale (la n. 151 del 01.04.2009 per la fecondazione di un numero di ovociti superiore a 3 con possibilità di crioconservare i sovrannumerari; la n. 162 del 09.04.2014 per la fecondazione eterologa; la n. 96 del 11.11.2015 per la diagnosi preimpianto) che hanno riportato sostanzialmente la situazione a quella ante-legem.

La PMA non è terapia dell’infertilità di coppia

Innanzitutto deve essere chiarito sul piano medico e deontologico che le tecniche di fecondazione extracorporee non possono essere considerate “terapia della infertilità di coppia”, in quanto non “curano” le cause della sterilità maschile e/o femminile, come invece si dovrebbe correttamente intendere quando si usa il termine “terapia”; i soggetti aspiranti-genitori restano infatti sterili o infertili. Dunque, la biotecnologia offre soltanto un escamotage per bypassare il problema, nel tentativo di produrre e far nascere un figlio. La legge 40, che, a dire il vero, indica una gradualità di intervento medico (I livello per l’inseminazione artificiale; II e III livello per la FIVET-ICSI in base alla invasività ed alla manipolazione di gameti ed embrioni), è purtroppo applicata con questa accezione terapeutica.
Sul piano scientifico è necessario conoscere le procedure attuate e i relativi esiti per poter esprimere un giudizio adeguato e proprio della scienza medica, quella cioè al servizio della vita e della salute della persona. Non possiamo che concordare con la Signora Lucia che intraprendere una PMA è un vero percorso ad ostacoli, non tanto quelli burocratici ed autorizzativi, ma per tutto l’iter farmacologico, chirurgico e biotecnologico a cui viene sottoposta la coppia, ma soprattutto la donna.

PMA e rischi per la salute della donna

Ad esempio, nell’ultima Relazione del Ministero della Salute al Parlamento italiano sull’applicazione della L. 40 in Italia che riporta i dati dell’anno 2021, si legge che la percentuale, crescente di anno in anno, di cicli sospesi prima del prelievo ovocitario o interrotti dopo lo stesso prelievo, nella sola FIVET/ICSI omologa (con i gameti della stessa coppia), è stata del 12% per rischio di Sindrome da iperstimolazione ovarica (OHSS) per le donne sottoposte ad un alto dosaggio di sostanze ormonali favorenti la formazione di un grande numero di follicoli ovarici dai quali vengono poi aspirati gli ovociti da fecondare in vitro.

Crioconservazione o congelamento degli embrioni

Il racconto della Signora Lucia mette anche in evidenza anche un’importante realtà inerente le tecniche di fecondazione extracorporea, detta “assistita”: la crioconservazione o congelamento degli embrioni prodotti in vitro. Nel 2007-2008 quando sono state prodotte in provetta le gemelline della mamma Lucia, era ancora vigente in Italia l’art.14, comma 2 della L.40 che non consentiva la produzione di un numero di embrioni superiore a 3 e che sarebbero dovuti essere trasferiti tutti e 3 contemporaneamente nell’utero materno. Ma nel Centro di Lugano, in Svizzera, dove la Signora Lucia decise finalmente di effettuare questa fecondazione, non c’erano limiti al numero degli embrioni prodotti; tanto che ne hanno messi ben 10 sotto azoto liquido a -198°C, in avanzo rispetto ai due trasferiti in utero! E, stando a quanto riferito nell’intervista dalla Signora Lucia circa i problemi di ridotta fertilità del marito, presumibilmente potrebbe avere utilizzato gli spermatozoi di un donatore, realizzando così una fecondazione eterologa; cosa anche questa non ancora legalmente possibile in Italia prima del 2014. Per quanto riguarda i 10 embrioni (figli allo stadio embrionale ma legittimi quanto le gemelle nate) lasciati nel freezer del Centro di Lugano, la Signora Lucia e suo marito quale sorte hanno deciso per loro? Non sarebbe consigliato il trasferimento, almeno di alcuni di questi embrioni, nell’utero materno, data l’età attuale della Signora Lucia (anni 33 +16 = 49); potrebbero essere messi a disposizione del Centro per eventuale donazione o commercializzazione con esportazione in altri Centri di PMA, come viene dimostrato con i dati di “import ed export” di gameti ed embrioni nella Relazione ministeriale. Oppure l’abbandono ad un destino ignoto.
Purtroppo anche in Italia, soprattutto dopo la sentenza n.151 del 2009 della Corte Costituzionale, è aumentato costantemente il numero degli embrioni crioconservati: ben 61.212 nella sola FIVET/ICSI omologa nel 2021, raggiungendo un totale di 167.519 embrioni sparsi nei vari laboratori italiani, accumulati in tutti gli anni di applicazione della stessa legge 40/2004. E questo numero è destinato a crescere quasi esponenzialmente perché il numero degli embrioni scongelati per la FIVET è nettamente inferiore a quello degli embrioni prodotti a fresco in vitro, ogni anno. La Relazione ministeriale inoltre, non dà conto degli embrioni che vengono crioconservati anche nella FIVET/ICSI eterologa (con gameti di donatrice/donatore).

PMA: reale efficacia e embrioni sacrificati

Alla luce poi dei dati nazionali sulla PMA, potremmo dire che la Signora Lucia è stata davvero fortunata nell’esito di una gravidanza gemellare al primo tentativo di trasferimento degli embrioni nel suo utero! Sì, perché le percentuali di successo, misurato con la classica formula del “figlio in braccio”, è in media molto scarsa: nel 2021 è stato del 16,98% coppie per la FIVET/ICSI omologa; nell’eterologa, in totale, soltanto il 21,5% degli embrioni trasferiti è riuscito a nascere (nella Relazione ministeriale non viene riportato il numero totale degli embrioni concepiti in vitro e quello dei crioconservati). Se poi volessimo considerare il numero degli embrioni prodotti in vitro dal 2004 al 2021 e poi sacrificati perché non trasferiti in utero o, se trasferiti, non si sono impiantati, si arriva ad un totale di 1.870.451, a fronte di un numero totale di nati di 156.508. Significa che, in questi quasi 20 anni ormai (censiti fino al 2021), per ogni “figlio in braccio” in Italia sono stati sacrificati in media 12 embrioni! Per una maggiore e più completa verifica dei dati tratti dalle Relazioni ministeriali, si rimanda al Comunicato Stampa n.1 dell’11.01.2024 dell’AIGOC (cfr. sito www.aigoc.it).
Certamente il dato delle coppie che per circa l’80% dei casi (ma è il 90-95% per le donne di età superiore ai 40 anni) restano deluse e profondamente frustrate da questi tentativi molto stressanti sul piano fisico (il rischio di OHSS) e psichico, oltre che onerosi sul piano economico (come credo abbia sperimentato la Signora Lucia) non viene mai evidenziato nelle cronache. Ma ancor meno, direi anzi, sempre assente è quello della perdita di decine di migliaia di embrioni concepiti in provetta ogni anno in Italia! Dal 2010 ad oggi il numero dei concepiti eliminati con la L. 40/2004 supera di fatto quello degli aborti volontari per la L.194/78.

Diritto all’ obiezione di coscienza

Allora questo spiega perché anche nella stessa L.40 è contemplato il diritto all’ “obiezione di coscienza” per il sanitario (art.16). Il fondamento che impegna il medico sul piano etico a non partecipare alla PMA non è un principio ideologico o religioso, tantomeno confessionale. Si tratta di riconoscere la realtà scientificamente provata dell’esistenza umana fin dal suo inizio, come già fece R.G. Edward (pioniere della FIVET e premio Nobel per la Medicina nel 2010) guardando al microscopio il “concepito” prima di trasferirlo nell’utero di sua madre, affermando già nel 1981: “Chi è il concepito? il microscopico essere umano nelle primissime fasi del suo sviluppo” (R.G. Edwards – P.G. Steptoe, A matter of live, London, 1981, pag. 101).
Il desiderio legittimo di fecondità per una coppia non può arrivare a sopraffare il diritto di ogni essere umano ad esistere per un atto libero di una coppia (eterosessuale), secondo natura. L’essere umano va rispettato anche nella sua dignità di essere libero fin dal suo essere generato, accolto in un grembo materno. Non può essere trattato come “oggetto” da una biotecnologia senza limiti etici, pur assecondata dalla legge di Stato ed enfatizzata (incredibile!) dalla giurisprudenza, così da renderlo un mero “prodotto”, manipolabile, crioconservabile, commerciabile, selezionabile, scartabile, eliminabile…

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