Infanticidio e aborto, un’unica matrice culturale
Del Dott. Maria Venturini Medico pediatra
(Fonte prolifeinsieme.it)
“Se non volete i vostri figli, dateli a me!”
Quante volte è risuonata nella mente questa frase di santa Teresa di Calcutta, a ridire le ragioni più profonde del Suo apostolato e della nostra militanza pro-life.
Da sempre sto dalla parte di Abele, perché è pura ipocrisia spiegare le cause che presumiamo essere l’origine di gesti violenti e non ragionare invece su ciò che si può mettere in atto per evitare violenze che causano la morte di innocenti. E così metterci in discussione, noi genitori, nonni, educatori, in ciò che diciamo – le parole sono pietre –, nell’attenzione ai discorsi dei ragazzi – parlare noi di meno per ascoltare loro di più –, nella testimonianza di ciò in cui crediamo.
Tutto questo a margine della notizia di una ragazza di 22 anni che tutti dicono essere brava persona, figlia non problematica se va ancora in ferie con la famiglia, ma che si scopre aver ucciso serialmente due suoi neonati, dopo gravidanze nascoste e parti in solitudine. Qualche domanda scomoda noi ce la vogliamo fare, di più, tentare un giudizio su dove forse sta il problema.
I danni culturali della legge 194
A quasi 50 anni dalla sua entrata in vigore, noi pro-life vogliamo mantenere acceso il focus di attenzione sulla legge 194; non solo per la moltitudine di bambini non nati, ma per il danno culturale inflitto alla società italiana in questi anni. Infatti, ciò che si può fare, essendo legge dello Stato, si fa, se c’è la necessità’. Aggiungo io, si fa consapevolmente, direi convintamente.
E così anche l’aborto diventa nei tanti casi, prassi accettata.
La responsabilità di noi cattolici
Noi famiglia, noi Chiesa cattolica, abbiamo saputo arginare questa deriva? Direi di no, visti i risultati! Non ci nascondiamo che queste giovani generazioni non sono così convinte del valore assoluto della Persona e della Sua Dignità, per cui la vita va sempre difesa dal concepimento alla sua fine naturale. Si sono bevuti in grande maggioranza il mantra de “il corpo è mio” e si autodeterminano … non hanno piena consapevolezza, in definitiva, di ciò che è Bene e di ciò che è Male, di ciò che si può fare e di ciò che non si DEVE MAI fare.
V Comandamento: Non Uccidere, cardine di una civiltà giuridica, limite invalicabile in una Comunità: quanti di questi millennials che hanno fatto la Prima Comunione conoscono a memoria i Dieci Comandamenti? Una mia recente indagine “casalinga” fra amici e conoscenti mi porta a dire che da tempo al Catechismo non si insegnano più questi presidi per una buona strutturazione del Credente.
Ne parla il prof di Religione, visto che l’85 per cento degli studenti sceglie l’ora di religione a scuola? Cosa rimane nella coscienza dei ragazzi?
Non vorrei che l’argomento della violenza fosse trattato solo come violenza di genere (di questa se ne parla, eccome!) ma della violenza dell’aborto no, perché è divisivo … ma non se ne parla più nemmeno in Chiesa.
In controtendenza spezzo una lancia a favore della famiglia: nella mia esperienza ho incontrato una maggioranza di famiglie che, non certo perfette, però hanno seguito e seguono i loro figli con amore e consapevolezza del ruolo genitoriale; poi esistono certamente anche quelle problematiche e disorientate, ma non sono la maggioranza. Di sicuro per queste anche l’aiuto dei Servizi Sociali non riesce più di tanto a sostenere le devianze, in un ambito sociale e legislativo che a volte appare più come un “dirittificio” che una comunità educante e solidale.
Di sicuro non aiuta più la Chiesa: l’ultimo congresso dei Cattolici a Trieste è stato intitolato “Democrazia e Costituzione”, per sottolineare quali sono al momento gli obiettivi!
Ricostruire l’umano, ci riusciremo solo insieme, anche in piccoli gruppi
Allora, dove e come andremo a lavorare per riproporre e ricostruire un Umano, un’antropologia cristiana che attribuisca di nuovo il Valore ad ogni Persona anche quella piccola, concepita?
Non da soli, innanzitutto. L’esperienza di gruppi, anche non numerosi ma motivati, di famiglie che si associano in una Rete coordinata nei suoi progetti, farà la differenza quando si vorrà far sentire la propria voce nella scuola, intervenire nelle associazioni e in politica.
È infatti una responsabilità che ci viene da lontano. Lasciar credere a questi nostri ragazzi che la libertà è un autodeterminarsi, il nichilismo – etsi Deus non daretur – una opzione conveniente, un’educazione che non pone paletti o limiti, preferibile, tutto questo non può passare col nostro assenso. Altrimenti continueremo a piangere vittime innocenti e vite spezzate.
Per Comitato “Pro-life insieme”