Crisi demografica e aborto. Previsioni dei dati e realtà dei fatti

Replica a Il Riformista 19/9/2024

Del dott. Roberto Festa, Medico di medicina generale Presidente CAV Loreto ODV

(Fonte prolifeinsieme.it)

“Crisi demografica, mettere i soldi non basta: diamo alle donne la possibilità concreta di essere madri” (Giuliano Cazzola)

Egr. Direttore,

sempre con molto interesse leggiamo il suo quotidiano, ma oggi desideriamo rispondere all’articolo pubblicato ieri a firma di Giuliano Cazzola poiché lo abbiamo trovato davvero equilibrato e stimolante nell’affrontare il tema cruciale per l’intera società, la crisi demografica in Italia.

Crisi demografica, mettere i soldi non basta: diamo alle donne la possibilità concreta di essere madri (ilriformista.it)

“Mamme di mai”: storia delle bambine mai nate

Citando il prof. Blangiardo e il concetto da lui esposto sotto la definizione di “mamme di mai” ovvero tutte quelle donne che negli ultimi 50 anni sono state abortite e quindi non hanno potuto vivere e divenire a loro volta madri, Cazzola rompe finalmente un tabù: il nesso causale tra abortività volontaria, favorita da una certa legislazione e cultura, e la crisi demografica che “rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, etc.”

Chissà se Cazzola, nel suo lucido ragionamento, sa di avere una illustre compagna e antesignana, il premo Nobel per la pace Madre Teresa di Calcutta, la quale in una preziosa lettera inviata a tutti i movimenti per la vita scrisse queste precise parole: “Tutte le nazioni che non si oppongono a questo male quale è l’aborto, troveranno in seno a loro stesse una vita famigliare distrutta ed una nazione distrutta. Inoltre, i paesi che permettono l’aborto non ottengono il numero sufficiente di nascite per una crescita costante della popolazione. La storia dimostrerà che sono sopravvissuti soltanto quei popoli che hanno proibito l’aborto”.

Con profonda onestà intellettuale, Cazzola riconosce che molte donne si sentono abbandonate, lasciate sole, e che l’interruzione volontaria della gravidanza è la “soppressione di una creatura”, tuttavia qui il discorso non riesce a compiere quell’ulteriore e necessario passo logico che ci si aspetterebbe: la soppressione di un essere umano innocente non può mai essere giustificata, tanto meno favorita e finanziata dallo Stato.

L’aborto lascia sola la donna col suo dolore

Comprendiamo che un grande inganno, a distanza di tanti anni dall’approvazione della legge sull’aborto, ancora persiste nel sentire comune ed impedisce di prendere coscienza della realtà dei fatti.

Innanzitutto l’aborto, lungi dall’essere una soluzione ad un problema, è solo un’ulteriore e gravissima ingiustizia che lascia la donna ancora più sola di prima, privata addirittura della cosa più preziosa al mondo, il suo stesso figlio. Ma soprattutto persiste l’idea che fosse necessario depenalizzare, legalizzare e addirittura rendere gratuito (cioè pagato da tutti) l’aborto procurato, per salvaguardare la salute e la vita delle donne. Ebbene, dopo 50 anni, sebbene in alcuni ambienti perduri la favola horror delle decine di migliaia di donne che ogni anno morivano di aborto clandestino in Italia, finalmente abbiamo i dati per dimostrare che la legislazione sull’aborto non ha avuto alcun impatto positivo sulla mortalità materna e femminile in generale, dati che stanno emergendo in modo accurato e rigoroso e presto saranno di dominio pubblico.

Così ironizzava Marco Pannella, che desiderava la legalizzazione senza limiti dell’aborto: “La legge 194 è una pessima legge che funziona bene (dal suo punto di vista, ndr) perché viene applicata male”.

Si avrà allora il coraggio di avviare un reale cambiamento di mentalità? Diversamente l’auspicio di Cazzola per un’attenta e scrupolosa applicazione della legge 194, così come qualsiasi incentivo alla natalità a partire fin dal primo figlio, rimarranno inutili illusioni, alle quali – dicono – si andranno presto ad aggiungere la sanità pubblica e le pensioni.

Per Comitato “Pro-life insieme”

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