Papa Francesco è preoccupato per l’attuale cultura dello spopolamento

Di Don Shenan J. Boquet

(Originale in Inglese: www.hli.org)

Ecco il titolo di un recente articolo apparso su America Magazine: “Perché Papa Francesco è preoccupato per il calo delle nascite”.

L’articolo è stato scritto in risposta alle recenti osservazioni di Papa Francesco all’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), in cui il Santo Padre ha espresso la sua preoccupazione per il calo del tasso di natalità in molte nazioni.

In queste osservazioni, il Papa ha parlato di una “cultura dello spopolamento”. Come ha fatto in passato, Papa Francesco ha collegato questa cultura alla crescente tendenza delle coppie a scegliere un animale domestico piuttosto che creare una famiglia. “Tutti possono avere un cagnolino, ma occorre fare bambini”, ha detto ai partecipanti all’incontro. Infatti “L’Italia, la Spagna… hanno bisogno di bambini”.

“Noi dobbiamo prendere sul serio il problema delle nascite, prenderlo sul serio perché si gioca lì il futuro della patria”, ha aggiunto. “Si gioca lì il futuro. Fare figli è un dovere per sopravvivere, per andare avanti. Pensate a questo: non è una pubblicità di un’agenzia per le nascite, ma voglio sottolineare il dramma delle poche nascite, che va pensato molto seriamente”.

Don Shenan J. Boquet
Don Shenan J. Boquet Presidente di Human Life International

La popolazione italiana si sta riducendo rapidamente

Per quanto riguarda la domanda posta dalla testata America, ossia perché il Papa è così preoccupato, la risposta non potrebbe essere più ovvia: perché le tendenze demografiche sono molto, molto preoccupanti.

Nei suoi interventi sull’argomento, Papa Francesco ha spesso criticato l’Italia, indicando la situazione demografica del nostro Paese come un campanello d’allarme di una crisi demografica più ampia. Non è difficile capire perché. Il tasso di natalità dell’Italia è crollato negli ultimi decenni. Il tasso di natalità complessivo è attualmente molto al di sotto del livello di sostituzione, con 1,24 bambini nati per donna. Il risultato è che ci sono 12 morti per ogni sette nascite, il che significa che la popolazione si sta già rapidamente riducendo.

Vivendo in Italia, Papa Francesco deve vedere i segni di questo crollo demografico ovunque. Sono scomparse le famiglie italiane numerose e vivaci di un tempo. Mentre le chiese italiane erano un tempo centri non solo spirituali, ma anche culturali e familiari, la maggior parte di esse sono ora spaventosamente vuote. Le chiese parrocchiali italiane non vedono più il flusso di matrimoni e battesimi, seguiti da gigantesche feste con le numerose famiglie allargate, come si vede in pellicole popolari come Il Padrino. Questo non solo perché gli Italiani hanno perso la fede – anche se molti di loro l’hanno conservata – ma perché molte coppie semplicemente non si sposano e non sono aperte alla vita.

La bomba demografica mondiale fa notizia

Tuttavia, in realtà l’Italia è solo una delle tante nazioni in cui la vista di un neonato, o di un gruppo di bambini, è qualcosa di notevole. Si considerino solo alcuni titoli degli ultimi mesi: “‘Ingiunzioni nataliste’: Macron scatena un putiferio con la richiesta di rilanciare il tasso di natalità della Francia”, riporta France 24. L’articolo osserva come il Presidente francese abbia recentemente chiesto un “riarmo demografico”, in risposta al fatto che il tasso di natalità della Francia ha raggiunto il livello più basso dalla Seconda Guerra Mondiale. Il Presidente ha suggerito al Paese di escogitare nuovi modi per incrmentare le nascite.

In risposta alle affermazioni di Macron, tuttavia, una serie di organizzazioni e politici di sinistra hanno denunciato il Presidente per aver voluto “controllare” il corpo delle donne. L’articolo conclude osservando che poco dopo le dichiarazioni di Macron, i politici francesi hanno preso provvedimenti per inserire il “diritto” all’aborto nella Costituzione del Paese.

Ci sono parole per descrivere una follia suicida come questa?

Nel frattempo, qualche settimana fa Time Magazine ha pubblicato il seguente articolo: “La Corea del Sud si aspetta che il suo tasso di fertilità, già il più basso al mondo, continui a scendere”. I problemi di natalità della Corea del Sud fanno sembrare quelli dell’Italia più lievi al confronto. Come è noto, il tasso medio di natalità di sostituzione è di circa 2,1 figli nati per donna. In Corea del Sud, il tasso di natalità è crollato a soli 0,72 bambini nati per donna! E i funzionari sudcoreani prevedono che il tasso di natalità continuerà a scendere, fino a 0,65 nei prossimi anni.

“All’inizio di questo mese”, si legge nell’articolo del Time, “il ministro delle Finanze designato Choi Sang-mok ha paragonato i rischi demografici della Corea del Sud all’iceberg che affondò il Titanic, affermando che è già troppo tardi per invertire la tendenza semplicemente aumentando i tassi di fertilità”.

Si potrebbe continuare a lungo: “Il crollo dei tassi di fertilità sta creando problemi all’America Latina”, si legge in un articolo pubblicato su The Economist il 18 gennaio. “La popolazione cinese cala per il secondo anno, con un tasso di bassa natalità record”, si legge in un altro articolo pubblicato il giorno successivo, il 18 gennaio. “Il crollo del tasso di natalità di Taiwan non riguarda solo i soldi, ma anche le aspettative di genere”, si legge in un altro articolo, in cui si riferisce che il tasso di natalità di Taiwan è ora al minimo storico di 0,87 figli nati per donna.

I giovani adulti scelgono di non avere figli

Tutti questi articoli sono stati pubblicati solo nell’ultimo mese o giù di lì. Il quadro composito che dipingono è sorprendente. Sembra che dopo decenni di catastrofismo demografico sotto forma di avvertimenti terribili legati al sovrappopolamento, il mondo stia per essere (e in alcuni casi lo è già) sconvolto da traumi sociali ed economici dovuti a uno spopolamento endemico e catastrofico.

Sebbene il quadro demografico americano appaia assolutamente positivo rispetto a Paesi come Giappone, Corea del Sud, Italia e Taiwan, in realtà il nostro Paese sta rapidamente avanzando sulla stessa strada di queste nazioni. Il tasso di natalità degli Stati Uniti è diminuito del 30% in 15 anni, e ora si attesta a soli 1,64 bambini nati per donna quindi ben al di sotto del livello di sostituzione.

Come in altre nazioni che hanno registrato tendenze antinataliste, la tendenza non mostra segni di inversione, in parte perché l’assenza di figli sembra diventare parte della cultura.

Un recente sondaggio condotto tra i giovani residenti nel Regno Unito è tipico, e ha rilevato che solo una percentuale sorprendentemente bassa di loro ha intenzione di avere figli. Il sondaggio condotto su 7.000 persone di età compresa tra i 18 e i 59 anni nel Regno Unito ha rilevato che meno di un quinto di loro afferma di essere certo di voler avere figli. È vero che un altro 30% ha indicato che “probabilmente” vorrebbe dei figli. Ma la scala dei desideri è chiaramente inclinata verso la scelta di non avere figli.

In altre parole, sembra che la diminuzione del tasso di natalità nel Regno Unito (e altrove) non sia necessariamente dovuta principalmente (come a volte ipotizzano i demografi) a una qualche confluenza di sfide economiche o problemi concreti, ma piuttosto a un desiderio radicato di evitare di avere figli.

Questo non vuol dire che questi fattori pratici non giochino un ruolo. Tuttavia, anche le generazioni precedenti hanno affrontato incertezze economiche significative, spesso molto peggiori di quelle attuali, e tuttavia hanno espresso – come minimo – il desiderio di diventare genitori: un desiderio che spesso portava le coppie ad accogliere i figli nonostante i problemi spesso inevitabili.

Papa Francesco

Assenza di figli: “Degrado culturale”

In effetti, un aspetto molto ironico è che il tasso di natalità è spesso il più basso in molte delle nazioni più ricche del pianeta. E non solo le più ricche, ma anche le più stabili socialmente, in un modo che molti dei nostri antenati avrebbero trovato assolutamente invidiabile.

È con amara ironia che si leggono i giornali che riportano, ad esempio, che il tasso di natalità in Italia è crollato dopo la crisi del 2008. L’implicazione è che gli aspiranti genitori semplicemente non fanno figli per colpa dei timori causati dai problemi economici.

Ma se questa può essere una valutazione veritiera del pensiero cosciente di molte persone, non si può fare a meno di paragonare la forza di questa paura paralizzante con l’impavidità dei genitori in molte nazioni in via di sviluppo, in cui le condizioni economiche sono molto, molto peggiori di quelle vissute dall’Italiano medio, e che tuttavia registrano tassi di natalità molto più elevati. In molte di queste nazioni, si riscontra una gioia concreta nel mettere al mondo famiglie numerose, anche in mezzo alle incertezze, nella consapevolezza che ci sono poche cose più preziose e appaganti della vita familiare.

Questo è, senza dubbio, il motivo per cui Papa Francesco è stato così “duro” con gli Italiani, con i loro animali domestici e la loro scelta di non avere figli. “Non rassegniamoci al grigiore e al pessimismo sterile”, ha detto il Santo Padre ai partecipanti alla III edizione degli Stati generali della natalità nel 2023. “Non crediamo che la storia sia già segnata, che non si possa fare nulla per invertire la tendenza”. Alcuni anni prima, nel 2014, Papa Francesco aveva parlato della scelta di sostituire la formazione di una famiglia con il possesso di un animale domestico come un segno di “degrado culturale”. “Il rapporto affettivo con gli animali è più facile, maggiormente programmabile”, aveva detto all’epoca, mentre “avere un figlio è una cosa complessa”.

In effetti, mentre il Santo Padre è stato criticato da gruppi e giornali liberali per aver “giudicato” o essere “insensibile” nei confronti dei proprietari di animali domestici, è abbastanza chiaro dalle osservazioni di cui sopra che ha il polso della situazione. Il problema non è il possesso di animali domestici. Il problema è la sterilità. Non si tratta ovviamente della sterilità indesiderata e profondamente dolorosa di chi non riesce ad avere figli, la quale può anche contribuire ad aprire ulteriormente i cuori di una coppia, e persino a scegliere l’amore radicale dell’adozione – ma una della sterilità scelta a causa della paura: paura degli avvenimenti folli e imprevedibili della vita, e soprattutto della vita umana.

Un mondo senza bambini: Silenzioso e noioso

Non c’è nulla di più straordinario di una nuova vita umana, dotata di un’anima immortale e del dono del libero arbitrio. Portare una tale vita nella propria vita richiede una fondamentale impavidità, una fiducia, un coraggio, una vitalità, che è l’opposto della “sterile ottusità e del pessimismo” criticati dal Santo Padre. Una delle caratteristiche principali della vita è lasua imprevedibilità affascinante e spesso pericolosa, e nulla lo è di più della vita umana.

Ma chi vorrebbe un mondo senza vita, un mondo popolato unicamente da materia inanimata? Che noia! Quanto è sterile!

Queste società che hanno scelto il suicidio demografico sono caratterizzate dall’inquietante vuoto del cortile della scuola e dalla monotona prevedibilità di gran parte della vita umana adulta. In queste società, non c’è il gioco vivace, non ci sono le risate e l’ilarità inaspettate. Al contrario, ci sono il lavoro, le tasse e la vita perfettamente pianificata che mira a una pensione comoda e prevedibile, e tutto ciò a costo di un profondo silenzio nel cuore della casa, dove dovrebbero esserci le risate e la vita.

Non ne vale la pena. Ma se non ascoltiamo gli avvertimenti di Papa Francesco, molte nazioni sviluppate, compresi gli Stati Uniti, se ne accorgeranno quando sarà troppo tardi per fare qualcosa.

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