Prefazione all’edizione italiana di “Cosa dire quando” di Shawn Carney

Di Don Francesco Giordano

Il libro di Shawn Carney Cosa dire quando è fedele al suo titolo. Fornisce una serie di risposte concise alle idee sbagliate della cultura popolare sull’aborto. Da “Il corpo è mio e lo gestisco io” ai casi di stupro, dalla contraccezione al clima, dal controllo delle nascite alla fecondazione in vitro fino ad arrivare alla politica in generale, Carney esamina tutti gli argomenti in modo molto sintetico e profondo. Dimostra di comprendere davvero i problemi che circondano questo argomento spesso considerato tabù.

Don Francesco Giordano – Direttore Vita Umana Internazionale Roma

Sappiamo che il linguaggio è un elemento fondamentale nel mondo esistenzialista – nominalista che promuove l’aborto come “assistenza sanitaria”, e Carney affronta il tutto fortiter in re, suaviter in modo. Non c’è bisogno di essere aggressivi nella nostra risposta a un’ideologia aggressiva, come ricorda l’Evangelium Vitae. La verità si regge di forza propria. Per esempio, quando parla della questione dello stupro, Carney non si esime dal ricordarci la necessità di essere chiari sulla gravità del crimine, di capire con chi stiamo parlando, ma poi di proteggere il bambino indifeso nel grembo materno. Dopo tutto, “la nostra dignità non si basa sulle circostanze del nostro concepimento” (p. 60), ci ricorda Carney.

Con il suo approccio suaviter in modo, Carney porta l’esempio della libertà di scelta di dare il bambino in adozione. La donna che ha scelto di abortire si è ritrovata a ricordare due date: lo stupro e l’aborto. “Lo stupro e l’aborto sono diventati traumi paralleli che si alimentano a vicenda”. (p. 62) L’aborto non guarisce dal trauma dello stupro, ma diventa un altro trauma da affrontare. La donna che ha scelto di dare il bambino in adozione, invece, “ha condiviso la gioia di ricevere notizie di suo figlio dai genitori adottivi”. (p. 63)

Edizione originale del libro di Shawn Carney

Il libro è pieno di suggerimenti così convincenti che non posso fare a meno di raccomandarlo. Scritto con titoli chiari, può facilmente diventare uno strumento di riferimento per chiunque sia impegnato nel dibattito, dal principiante al veterano del settore. È anche un buon punto di partenza per chiunque voglia continuare a studiare. Per esempio, quando descrive la distinzione tra la madre e il bambino, è utile riflettere ulteriormente sul perché di questa distinzione che è: 1) biologica, poiché il bambino può essere di un altro gruppo sanguigno o di un’altra razza, 2) morale, poiché la scelta riguarda il bene nella verità, 3) giuridica, poiché la legge positiva non è sempre una legge giusta. Lo ius precede la lex, al contrario di quanto direbbe Hobbes. Non è necessario, tuttavia, leggere Hobbes per comprendere quello che Carney scrive perché, quando riporta l’esempio dell’abortista Dr. Leroy Carhart che definisce il bambino un parassita e insiste nel chiamarlo comunque bambino, chiunque sia dotato di buon senso capisce che “Il mio corpo, la mia scelta” è un’argomentazione sbagliata.

Non posso che consigliare questo libro al pubblico italiano, anche se molti esempi sono rivolti ai lettori americani. Il problema dell’aborto ha molti tratti comuni anche tra le differenti culture; quindi, era ora che un libro come questo venisse finalmente distribuito in Italia. Padre Paul Marx, fondatore di Human Life International, una volta ha dichiarato che gli Americani hanno propagato il problema dell’aborto in tutto il mondo. Perché non cercare di diffondere la soluzione a questo vaso di Pandora? Padre Marx sarebbe orgoglioso dell’iniziativa di Shawn Carney!

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