Unico obiettivo: scardinare l’aborto. Nasce Pro Life insieme

Di Tommaso Scandroglio

(Fonte: LaNuovaBussolaQuotidiana)

Il mondo pro-vita italiano soffre dell’incapacità di fare rete, di lottare insieme. Per questa ragione nasce Pro Life Insieme, una federazione che si prefigge lo scopo di aggregare tutte le associazioni pro-vita del territorio. Con un unico obiettivo: lottare contro l’aborto.

Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae, in merito alla responsabilità della diffusione del fenomeno aborto, così si esprimeva: «La responsabilità coinvolge anche i legislatori, che hanno promosso e approvato leggi abortive, […] gli amministratori delle strutture sanitarie utilizzate per praticare gli aborti. […] Non si può infine sottovalutare la rete di complicità che si allarga fino a comprendere istituzioni internazionali, fondazioni e associazioni che si battono sistematicamente per la legalizzazione e la diffusione dell’aborto nel mondo. In tal senso l’aborto va oltre la responsabilità delle singole persone e il danno loro arrecato, assumendo una dimensione fortemente sociale. […] Ci troviamo di fronte a quella che può definirsi una “struttura di peccato” contro la vita umana non ancora nata» (59).

Tommaso Scandroglio

Questo passaggio ci fa comprendere che l’aborto è diventato un fenomeno planetario perché esiste una rete di soggetti – legislatori, politici, istituti, associazioni, fondazioni, lobby, media, social, etc. – che promuovono l’uccisione del bambino non ancora nato. Una vera e propria struttura organizzata contro il nascituro.

Ecco allora che per smantellare questa struttura ne occorre un’altra, di natura radicalmente opposta, votata per difendere la vita sin dal suo sbocciare. Un handicap del mondo pro-life italiano è proprio l’incapacità di fare rete, di lottare insieme contro l’aborto. Per tentare di sanare questa ferita nel corpo dell’associazionismo a favore della vita è nato il comitato Pro-life insieme.

Ne parliamo con don Francesco Giordano, socio fondatore dell’associazione, docente di Teologia presso la Catholic University of America a Roma e Direttore di Human Life International Rome and Europe.

Un’altra associazione pro-life. Era proprio necessaria?

Non si tratta di un doppione di altre associazioni pro-life. Si tratta, invece, di una rete che riunisce un popolo, gruppi, associazioni, singoli simpatizzanti intorno a un unico tema: l’aborto. Abbiamo notato che questa parola è quasi considerata un tabù, come se si trattasse di un dato acquisito e di una verità incontestabile. Lo aveva osservato anche l’arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, a più riprese, quando, trattando di aborto, affermò che va affrontato senza colpevolizzare la donna, per il dolore che lascia in lei, ma comunque non deve essere tema da censurarsi (clicca qui e qui).
Noi pensiamo che vada riconsiderata la figura del bambino non nato, alla luce della scienza che unanimemente riconosce l’inizio della vita dal momento del concepimento. Va poi sicuramente ripensata la figura della donna, il centro, il nucleo dell’interruzione volontaria di gravidanza: il dolore pesa su di lei, spesso abbandonata ad una decisione che si ripercuoterà principalmente su di lei per il resto dei suoi giorni. Non è possibile che non si trovi una modalità alternativa che non sia il nuocere al bambino ancora non nato, il cui cuore batte a 18 giorni dal concepimento, quando ancora quasi la mamma non sa di essere incinta. Non è possibile che non si riesca ad aiutare la donna a superare la difficoltà di una gravidanza inattesa senza imporle il sacrificio di rinunciare al suo bambino. Non è possibile che al padre del bambino non vengano forniti gli strumenti per accogliere il proprio figlio e per accompagnare la mamma nel meraviglioso percorso della maternità.

Vi prefiggete l’obiettivo di creare una sinergia tra le realtà pro-life italiane. Con quali strumenti?

Siamo tanti amici e associazioni e gruppi con esperienza di anni nel campo del volontariato: la nostra azione sarà eminentemente culturale e informativa, per ribaltare la convinzione che l’aborto sia un diritto. I nostri strumenti e le nostre modalità di azione vedranno interventi continui sui giornali, mass-media, social, ma in modo pacato e costruttivo, forti della certezza che prima o poi l’aborto diventerà inconcepibile. Lo dobbiamo alle nuove generazioni, ai nostri figli, ai nostri nipoti, che meritano tutti di conoscere la verità.

Qual è il problema più grave che affligge oggi il mondo pro-life?

Pensiamo che la divisione, termine che in greco antico (διαβολή) allude al concetto di diabolico, sia il grave problema del mondo pro life. Non è questa una difficoltà solo dei pro-life. La divisione è il problema per eccellenza in tanti ambiti. Vorremmo proprio riuscire a coagulare intorno a noi quel popolo pro-life che sappiamo esistere nel nostro Paese e che è pronto a spendersi per difendere il bambino concepito: ne abbiamo avuto la dimostrazione quando sono state raccolte le firme per la proposta di legge “un cuore che batte.” Nessuno avrebbe scommesso che si sarebbe raggiunto il numero necessario per poterle presentare in Parlamento e, invece, si è raddoppiata addirittura la cifra di 50.000 firme: ben 106.000 persone hanno firmato per testimoniare la verità scientifica che, quando batte il cuore, c’è una vita che desidera soltanto essere accolta e amata. Di questa vita, di questo bambino, noi vorremmo essere la voce. 

Sappiamo che la Chiesa istituzionale negli ultimi anni si è mostrata assai tiepida sui temi legati alla tutela della vita. Come far sì che queste tematiche tornino al centro della pastorale?

Il Magistero non ha mai cambiato la propria posizione in tema di aborto: i Pontefici lo hanno definito così come in effetti esso è, «abominevole delitto» e il santo Padre Francesco si è espresso a più riprese in modo esplicito e sferzante, definendo la pratica dell’aborto come «affittare un sicario». 
La Chiesa non cambierà mai la propria posizione in merito all’aborto e i credenti non possono che sentirsi appoggiati nella propria volontà di accoglienza totale della vita dal momento del concepimento. Non esiste un sostegno esplicito possibile alla legge 194 per un credente, ma non esiste nemmeno per una persona umana che sia veramente a conoscenza della realtà dell’aborto. Spesso ci si trova di fronte a una disinformazione o mala informazione che condizionano purtroppo le posizioni personali. Vogliamo intervenire proprio su tali mancanze e riaffermare la verità della bellezza della vita del bambino appena concepito.

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