Trasformiamo il mese dell’orgoglio omosessuale nel mese della fedeltà coniugale

Di Don Shenan J. Boquet

(Originale in Inglese)

Solo nel mistero della Redenzione di Cristo stanno le «concrete» possibilità dell’uomo. Sarebbe un errore gravissimo concludere… che la norma insegnata dalla Chiesa è in se stessa solo un ‘ideale’ […] Cristo ci ha redenti! Ciò significa: Egli ci ha donato la possibilità di realizzare l’intera verità del nostro essere; Egli ha liberato la nostra libertà dal dominio della concupiscenza”. (Papa San Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 103).

È giugno. Disgraziatamente, ciò significa che molti dei nostri spazi pubblici, luoghi di lavoro e scuole sono ora invasi da bandiere arcobaleno, pubblicità del “Gay Pride” e manifestazioni spesso grottesche di sessualità in pubblico.

A volte è difficile capire come la nostra cultura sia arrivata a questo punto. Non esiste un periodo storico perfetto. La maggior parte delle culture, cristiane o meno, per millenni ha compreso che esistono alcuni valori fondamentali che sono di importanza imprescindibile e che alcuni comportamenti sono assolutamente inaccettabili.

Per esempio, tutte le culture avevano compreso come i matrimoni monogamici possano essere difficili. Ma avevano anche capito che il matrimonio stesso, in quanto istituzione, è uno dei beni più grandi e che una società sana dipende da esso.

Dopo tutto, che fine avremmo fatto se non avessimo avuto famiglie forti e stabili, in cui i bambini possano essere educati a diventare cittadini responsabili e laboriosi? Dove saremmo se uomini e donne non avessero capito che uno dei migliori usi della loro vita consiste nell’unirsi indissolubilmente a un’altra persona in un’unione esclusiva che li alleni alla difficile prassi di imparare ad amare e nel mettere a loro volta al mondo la successiva generazione di figli?

Don Shenan J. Boquet
Don Shenan J. Boquet Presidente di Human Life International

Oppure prendiamo la questione di come gli adulti dovrebbero affrontare il tema della sessualità con i bambini. Sebbene ci possano essere dei dibattiti legittimi su quando o in che misura le scuole possano essere chiamate ad aiutare i genitori, con il loro permesso, nell’educazione dei figli su alcuni aspetti della sessualità, tutti hanno compreso alcuni principi fondamentali. Come minimo, poiché si tratta di un argomento delicato, i genitori dovrebbero avere l’ultima parola e ai bambini dovrebbe essere insegnato solo ciò di cui hanno bisogno per vivere una vita sana.

Ora, però, viviamo in una cultura in cui un gran numero di persone pensa che sia normale che degli estranei vadano nelle classi per illustrare ai bambini, con l’aiuto di materiale visivo, le più svariate abitudini sessuali delle quali, fino a poco tempo fa, nemmeno molti adulti avevano mai sentito parlare. La “Drag Time Story Hour” (favole per bambini lette da travestiti, N.d.T.) è diventata un’icona culturale. I genitori portano volentieri i loro figli alle parate del “Gay Pride”, durante il quale i partecipanti si dimenano nudi o seminudi, celebrando apertamente un’idea puramente edonistica della sessualità, senza il minimo cenno all’importanza dell’autocontrollo, alla responsabilità o alla procreazione.

Di recente, il dottor Jordan Peterson ha fatto alcune osservazioni acute, mettendo a fuoco l’assurdità del mese dell’“orgoglio”.

“L’orgoglio è un vizio capitale”, ha osservato. “Beh, si potrebbe obiettare che non intendono l’orgoglio in quanto vizio. Si tratta di un gruppo di persone oppresse che ora sta rivendicando la propria identità e sta ottenendo un po’ di riconoscimento. Quindi, ciò che intendono per orgoglio è in realtà il riconoscimento”.

Tuttavia, il dottor Peterson ha preso le distanze da questo ragionamento: “La parola è orgoglio!” ha ribattuto. “Questo è il termine che è stato scelto. Ed è orgoglio in relazione, per quanto ne so, a nient’altro che alla gratificazione del proprio ego. L’identità coincide quindi con le proprie pulsioni sessuali? Questa è l’identità di una persona, le sue pulsioni sessuali? Questo significa che aver ridotto l’identità alla parte più immatura ed edonistica della persona. La parte che sfrutterebbe qualsiasi altra persona per il proprio appagamento. … E ora questa è la vostra identità. È questo che si celebra. No. È una pessima idea”. (Traduzione nostra, N.d.T.)

Il Mese della Fedeltà come risposta al Mese dell’Orgoglio

Il dottor Peterson ha ragione.

E credo sia importante non permettere la normalizzazione delle manifestazioni del “Gay Pride”. Dobbiamo esprimere il nostro disappunto ed essere uniti nei nostri sforzi per trasformare la nostra cultura, proteggendo i nostri figli da questo assalto e respingendo queste aggressive celebrazioni dell’edonismo, finanziate pubblicamente, che sono ampiamente esaltate come una delle più grandi novità del nostro tempo. Mentre le epoche precedenti valorizzavano e celebravano virtù come la responsabilità, la fedeltà, la modestia, la castità e la maturità, la nostra cultura ha elevato l’irresponsabilità e le stravaganze sessuali a sommi ideali.

Eppure, ancora più complesso del capire come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto, è a volte pensare a quello che dovremmo fare in questa situazione.

Purtroppo, sembra proprio che coloro che apprezzano i valori tradizionali siano una minoranza. Cosa anche peggiore, sembra che siamo una minoranza a cui spesso manca gran parte del potere necessario per creare un’egemonia culturale. Tutte le principali istituzioni, dai media al governo, all’economia, all’istruzione, sembrano marciare di pari passo. Questo è talmente vero che molti Cristiani che lavorano in questi ambiti hanno capito che l’unico modo per mantenere il proprio lavoro è starsene zitti.

Non ci sono risposte facili a queste domande. Tuttavia, è chiaro che le cose non possono rimanere a lungo così come sono. Nessuna cultura può sopravvivere a lungo se si svincola così radicalmente dai principi morali fondamentali da cui dipende qualsiasi gruppo sociale sano, ossia il sacrificio di sé, la responsabilità, ecc.

Fortunatamente, ci sono gruppi di persone coraggiose che stanno cercando, in modo creativo, diverse strade da percorrere. Uno di questi gruppi ha lanciato un fantastico progetto chiamato il Mese della Fedeltà.

La figura centrale del gruppo è il Professor Robert George, uno studioso di diritto di fama mondiale che insegna all’Università di Princeton. Nonostante il fatto che il Professor George lavori in uno dei più importanti baluardi dell’ideologia progressista, ciò non gli ha impedito di parlare contro la nuova ortodossia culturale e di promuovere le convinzioni cattoliche e i valori morali tradizionali da cui dipende la sua passione.

Il “Mese della Fedeltà”, che si celebra per tutto il mese di giugno, è una risposta esplicita al colosso culturale del “Mese dell’Orgoglio”.

In una recente lettera aperta che spiega lo scopo del “Mese della Fedeltà”, il Prof. George ha sottolineato “il recente sondaggio molto inquietante del Wall Street Journal che indica il rovinoso declino della fiducia dei nostri concittadini nell’importanza di valori come il patriottismo, la religione, la famiglia e la comunità, valori che un tempo univano gli Americani nonostante le nostre molte differenze”.

Il “Mese della Fedeltà”, ha spiegato il Prof. George, è un mese “dedicato all’importanza della fedeltà a Dio, ai coniugi e alle famiglie, al nostro Paese e alle nostre comunità”.

Purtroppo, così tante persone si sono abituate al fatto che giugno è il “Mese dell’Orgoglio” fino al punto di perdere di vista la possibilità che, come cultura, possiamo celebrare altri valori. Il “Mese della Fedeltà” è una contro-iniziativa intelligente e ben pensata, che ricorda alle persone che ci sono valori e principi con un retroterra intellettuale e spirituale di gran lunga superiore del quale abbiamo un disperato bisogno.

Il Prof. George ha esortato i suoi lettori a fare tutto il possibile per sostenere il “Mese della fedeltà”. Se sono legislatori, lavorino per riconoscere il “Mese della Fedeltà” nella loro legislazione locale. Se sono pastori, celebrino il “Mese della Fedeltà” nelle loro chiese e parrocchie. E se sono persone comuni, si prendano un momento per scrivere una lettera all’editore o per condividere le immagini del “Mese della fedeltà” sui social media.

È incoraggiante che di recente il presidente della Camera degli Stati Uniti, Mike Johnson, abbia promosso l’idea del “mese della fedeltà”. Essendo uno dei legislatori più potenti del Paese, il presidente della Camera Johnson ha molto potere. È bello vedere che l’idea sta prendendo piede!

Papa Giovanni Paolo II ci richiama alla nostra responsabilità

Ovviamente, l’unica cosa che non possiamo fare quando vediamo la nostra cultura così traviata, è non fare nulla.

Papa San Giovanni Paolo II è stato chiaro al riguardo nelle osservazioni contenute nella sua esortazione apostolica Ecclesia in Europa. “La Chiesa in Europa, in ogni sua articolazione, deve riproporre con fedeltà la verità del matrimonio e della famiglia” ha scritto. “È una necessità che essa sente ardere dentro di sé perché sa che tale compito la qualifica in forza della missione evangelizzatrice affidatale dal suo Sposo e Signore, e si ripropone oggi con inusitata impellenza. Non pochi fattori culturali, sociali e politici concorrono, infatti, a provocare una crisi sempre più evidente della famiglia. Essi compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana e mettono in discussione, svisandola, l’idea stessa di famiglia. Il valore dell’indissolubilità matrimoniale viene sempre più misconosciuto; si chiedono forme di riconoscimento legale delle convivenze di fatto, equiparandole ai matrimoni legittimi; non mancano tentativi di accettare modelli di coppia dove la differenza sessuale non risulta essenziale.

In questo contesto, alla Chiesa è chiesto di annunciare con rinnovato vigore ciò che il Vangelo dice sul matrimonio e sulla famiglia, per coglierne il significato e il valore nel disegno salvifico di Dio”.

(Giovanni Paolo II, Ecclesia in Europa, 90)

In altre parole, non facciamo finta che la posta in gioco non sia alta. Quando una cultura cambia i suoi valori fondamentali in modo così radicale che l’alto diventa il basso e il basso l’alto, non dobbiamo aspettarci che non ci siano pesanti conseguenze. In questo momento, la Chiesa ha la grave responsabilità di combattere l’errore e di promuovere la verità, la verità sulla persona umana, sul matrimonio e sulla sessualità umana. La Chiesa ha il compito di indicare un percorso, in collaborazione con la grazia, per superare stili di vita e comportamenti radicati nel peccato, nell’ignoranza e nell’errore.

E noi, come cristiani fedeli chiamati a testimoniare e a trasmettere il Vangelo a tutti, dobbiamo fare la nostra parte. Per la maggior parte dei miei lettori, la responsabilità principale è quella di crescere bene le proprie famiglie: in primo luogo, dando ai propri figli il modello di un matrimonio fedele e ricco d’amore; in secondo luogo, trasmettendo loro gli insegnamenti ricchi, belli e vivificanti della Chiesa.

Ci possono essere anche altri modi importanti per iniziare a riprenderci la cultura. Visitate il sito web del “Mese della Fedeltà” e chiedetevi se c’è un modo per promuovere questa giusta causa nella vostra sfera di influenza. Un po’ alla volta, e con l’aiuto della grazia di Dio, possiamo iniziare a riportare la normalità nella nostra cultura.

E per amore del prossimo, ricercando sempre il suo vero bene, preghiamo per chi soffre e lotta contro l’attrazione per le persone dello stesso sesso, per chi pratica lo stile di vita omosessuale e chi è confuso circa la sua identità di genere (transessualità). Facciamo uno sforzo consapevole nella Messa e nell’Adorazione eucaristica, durante la recita del Rosario e nelle nostre preghiere quotidiane per portare i nostri fratelli e sorelle al Signore attraverso la nostra intercessione.

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