Dove molti hanno paura di avventurarsi, un solo pastore ha il coraggio di andare
Di Don Shenan J. Boquet
(Originale in Inglese)
Il Vescovo Thomas Tobin a difesa della verità
Gli organizzatori degli eventi legati al “Gay Pride” hanno condizionato a proprio favore i media e il pubblico, presentando queste sfilate come se fossero semplici celebrazioni dell’“uguaglianza”. Tuttavia, anche alcune persone che sono assolutamente d’accordo con l’agenda LGBT hanno evidenziato l’ovvio: queste parate spesso non celebrano tanto l’uguaglianza quanto una sessualità promiscua – e più è depravata, tanto è meglio.
Qualche anno fa, un giornalista dichiaratamente omosessuale di un importante giornale canadese ha difeso la tanto discussa dichiarazione dell’ex sindaco di Toronto, nella quale si affermava che la famosa parata del Toronto Pride è solo un evento in cui “uomini di mezza età con la pancetta” sfilano “nudi come vermi”. “Direi che questa è soltanto una fedele descrizione di quello che succede”, ha ammesso Josh Dehaas. “È preoccupante che sempre più genitori portino i figli piccoli a vedere la sfilata, esponendoli a esibizioni provocatorie della sessualità alle quali nessun bambino dovrebbe assistere”. Se un politico crede nei valori della famiglia, perché lui o lei dovrebbe voler essere associato o associata a tanta depravazione?
A dire il vero, faccio ancora fatica a capacitarmi di come un qualsiasi genitore, per quanto liberale, possa portare i propri figli a questi eventi. Infatti durante le sfilate del cosiddetto “orgoglio omosessuale”, avvengono molte cose delle quali non si dovrebbe parlare nemmeno in una conversazione civile tra adulti, figuriamoci metterle sotto agli occhi dei bambini. Mi sembra che tenere i bambini lontani dalle sfilate omosessuali dovrebbe essere qualcosa sulla quale i progressisti e i conservatori potrebbero facilmente concordare. Dopo tutto, che beneficio potrebbe esserci nel far veder a bambini spettacoli di nudità pubblica, atti sessuali simulati, balli e gesti esplicitamente sessuali, ecc.?
Purtroppo, non c’è un punto d’incontro su questo argomento. Dopotutto, viviamo in un mondo in cui i genitori incoraggiano apertamente e con orgoglio i loro bambini di tre e quattro anni a esplorare una sessualità “diversa” travestendoli con abiti sessualmente provocanti, o portano i loro figli preadolescenti nei locali per omosessuali a ballare per soldi, o li fanno partecipare a programmi televisivi nazionali, dove sono esaltati e festeggiati da conduttori adulatori e da un pubblico acclamante. Infine, siamo arrivati a un punto in cui anche la più lieve espressione di dissenso dalle istanze più estreme dell’agenda LGBT, viene accolta con forte disappunto.
Il tweet del Vescovo Tobin
Recentemente, uno dei vescovi cattolici degli Stati Uniti ha sperimentato nel modo peggiore quanto la situazione sia degenerata. Un primo giugno, il primo giorno del mese che è stato scelto come “mese dell’orgoglio” dai militanti LGBT, il Vescovo Thomas Tobin ha pubblicato un tweet per ricordare ai Cattolici che non dovrebbero sostenere o partecipare agli eventi del “Pride”, che, ha detto, “promuovono una cultura e incoraggiano prassi che sono contrarie alla fede e alla morale cattolica”. Tali eventi “sono particolarmente nefasti per i bambini”, ha osservato il Vescovo.
La risposta a questo tweet molto moderato è stata incredibile. Mentre scrivo, ci sono più di 95.000 risposte al tweet – la stragrande maggioranza delle quali sono profondamente, e anche violentemente, ostili. Per aver fatto il minimo indispensabile dei suoi compiti – cioè aver ribadito e difeso quello che la Chiesa Cattolica crede e ha sempre insegnato – il vescovo si è trovato sotto i riflettori internazionali, ritratto come un esecrabile fomentatore di odio e bigottismo.
Articoli sul suo tweet sono apparsi sulla CNN, sul Daily Mail, sull’Irish Post e su molte altre testate giornalistiche. Attori e attrici famosi sono andati su Twitter per sfogare la loro indignazione. Il sindaco di Providence nel Rhode Island e il governatore dello stato hanno entrambi rilasciato dichiarazioni che condannano l’affermazione del Vescovo. Uno dei sacerdoti della diocesi del Vescovo Tobin è apparso in numerosi articoli di giornale, dopo aver supplicato i parrocchiani omosessuali a non lasciare la Chiesa per il tweet del Vescovo.
Il giorno dopo, il Vescovo Tobin ha rilasciato una dichiarazione in cui esprimeva “rammarico” non tanto per il tweet in sé, quanto per il modo in cui era stato recepito. “La Chiesa Cattolica ha rispetto e amore per i membri della comunità omosessuale, come anche io”, ha dichiarato il Vescovo. “Le persone con un’attrazione verso individui dello stesso sesso sono amati figli di Dio e sono nostri fratelli e sorelle”. Tuttavia, ha aggiunto: “Come Vescovo cattolico… il mio obbligo davanti a Dio è quello di guidare i fedeli affidati alle mie cure e di insegnare la fede, in modo chiaro e caritatevole, anche su questioni molto spinose e delicate”.
La lezione che possiamo trarne
Questo episodio inquietante è esplicativo da più punti di vista. Purtroppo, alcune lezioni che si possono trarre sono tutt’altro che incoraggianti.
In primo luogo, sembra di essere giunti a un punto in cui un’esposizione assolutamente semplice, pacata, distaccata e non aggressiva della dottrina cattolica – e, in questo caso, del comune senso morale – è dai più vista, di fatto, come intolleranza, bigottismo e odio. L’astio messo in piedi contro il Vescovo Tobin è – e, si teme, doveva essere – un messaggio inviato a tutti i fedeli cristiani del paese: il solo fatto di credere a ciò che i Cristiani hanno sempre creduto sulla sessualità fa di voi nemici e persone non gradite. O cambiate il vostro punto di vista e vi conformate, o preparatevi a essere perseguitati nel silenzio.
In effetti, la cosa che mi colpisce di più è quanto sia stato mite il tweet del Vescovo Tobin. Per chiunque abbia un briciolo di buon senso, è chiaro che le parate del Gay Pride sono dannose per l’innocenza dei bambini. E per chiunque comprenda un briciolo di dottrina morale cattolica, è chiaro che le sfilate del Gay Pride sono completamente incompatibili con la vita di un fedele cattolico. Il Vescovo Tobin ha dichiarato entrambe queste verità in modo calmo, semplice, senza ombra di animosità. Egli stava, in altre parole, facendo quello che ogni sacerdote o vescovo incaricato di guidare un gregge dovrebbe fare abitualmente – istruire i fedeli su come essere Cattolici migliori. Date le schifezze alle quali i bambini sono abitualmente esposti durante queste parate, il Vescovo avrebbe potuto facilmente essere giustificato ad usare un linguaggio più forte.
Come ha osservato recentemente il giornalista cattolico Phil Lawler, “quello che è rilevante del tweet del Vescovo Tobin è che si è trattata di una cosa insolita – perché gli altri vescovi e pastori non hanno in genere rilasciato simili dichiarazioni”. In effetti, un effetto scoraggiante del tweet del Vescovo Tobin è stato quello di evidenziare quanto sia diventato raro per i pastori cattolici parlare di verità morali impopolari, in particolare in ambito sessuale. Se i nostri sacerdoti e vescovi catechizzassero regolarmente i fedeli sulla totalità della dottrina morale cattolica, i media avrebbero avuto difficoltà a trasformare il tweet del Vescovo Tobin in un caso nazionale. Invece, il buon vescovo sarebbe stato solo uno tra i tanti altri vescovi e sacerdoti che dicono esattamente la stessa cosa.
Siamo sommersi da una propaganda LGBT estremista. Questo è particolarmente vero nel mese di giugno, quando quasi tutte le grandi aziende si avvalgono di pubblicità a tema LGBT, che inondano le nostre strade e le nostre frequenze radio. Comprensibilmente, molti Cattolici tra i banchi delle chiese semplicemente non sanno cosa pensare, o come rispondere. Non si rendono conto di come la dottrina cattolica sia fondata sull’autentica compassione per le persone omosessuali, o di come la dottrina cattolica promuova la felicità e la realizzazione degli individui e della società insegnando come sia il modo migliore di accostarsi alla sessualità, come dono di Dio: nell’unione amorosa tra un uomo e una donna aperti alla vita e alla crescita dei figli. In assenza di voci chiare dal pulpito che spieghino la dottrina cattolica in modo convincente e caritatevole, molti Cattolici sono semplicemente travolti dal messaggio prevalente nell’odierna cultura. Si sentono sopraffatti, confusi e messi al tappeto.
Il costo umano di questo silenzio è veramente molto elevato! Come scrisse il Cardinale Joseph Ratzinger:
“[O]ccorre chiarire bene che ogni allontanamento dall’insegnamento della Chiesa, o il silenzio su di esso, nella preoccupazione di offrire una cura pastorale, non è forma né di autentica attenzione né di valida pastorale. Solo ciò che è vero può ultimamente essere anche pastorale. Quando non si tiene presente la posizione della Chiesa si impedisce che uomini e donne omosessuali ricevano quella cura, di cui hanno bisogno e diritto”. (Cardinale Joseph Ratzinger, Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 15)
Gli insegnamenti della Chiesa sulla sessualità sono la tabella di marcia per la piena realizzazione umana. Per un pastore rimanere in silenzio per paura di perdere la stima sociale o di “offendere” i fedeli tra i banchi significa abbandonare le pecore ai lupi.
In effetti, una risposta normale alla controversia sul tweet del vescovo Tobin sarebbe potuta essere che ogni altro prete e vescovo nel paese ritwittasse lo stesso identico messaggio o, per lo meno, facesse una dichiarazione pubblica a sostegno del vescovo, e spiegasse l’insegnamento cattolico in modo amorevole e compassionevole. Che grande opportunità di evangelizzazione sarebbe stata! Che messaggio potente che avrebbe mandato! Invece, mentre i lupi circondavano per sbranarlo, il Vescovo Tobin aveva più l’aspetto di una pecora solitaria che di un pastore tra i pastori.
Cosa ancora peggiore, il giorno dopo il tweet postato dal Vescovo Tobin, un eminente esponente della Chiesa cattolica, che esercita anche un ruolo consultivo in Vaticano, ha twittato un messaggio in cui si affermava: “I Cattolici non devono temere il #PrideMonth di giugno”. Il giorno precedente questo stesso sacerdote ha postato un messaggio augurando un “Buon #PrideMonth”. Questa è una forma sconvolgente di cecità morale. La visione della Chiesa cattolica della sessualità, che è rimasta coerente fin dai primi giorni della Chiesa, è caratterizzata da moralità, fecondità, modestia, generosità e gioia. Le celebrazioni dell’“orgoglio” annunciano un messaggio diametralmente opposto. È assolutamente vero che c’è bisogno di intellettuali creativi che escogitino approcci pastorali per raggiungere con carità e misericordia le persone omosessuali, per cercare di aiutarle a raggiungere la pienezza della verità cristiana. Tuttavia, semplicemente non esistono argomenti convincenti per difendere la partecipazione a celebrazioni pubbliche del peccato in tutto il mondo, cosa che non serve a niente se non a diffondere la confusione, con un costo di anime enorme. L’ipersessualizzazione dei bambini, compresa la loro partecipazione, insieme ai loro genitori, agli eventi del #PrideMonth, che è sempre più una caratteristica del movimento LGBT, è particolarmente sconcertante.
Come Cattolici dobbiamo sostenere i nostri pastori quando dicono verità difficili ed esortarli a parlare quando rimangono in silenzio. Una petizione a sostegno del Vescovo Tobin ha ricevuto oltre 27.000 firme. È un buon inizio. Spero che vi unirete a me nel pregare per il Vescovo Tobin e per tutti i pastori della Chiesa, me compreso, affinché siamo pieni del coraggio che viene dallo Spirito Santo e che imitiamo i primi Apostoli annunciando senza paura la totalità del Vangelo, indipendentemente dal costo personale.