Perché gli “Scioperi Mondiali per il Clima” destano preoccupazione

Di P. Shenan Boquet

(Originale in Inglese)

Natura e priorità della prossima generazione

L’amore per la creazione di Dio è una cosa ammirevole. È anche qualcosa su cui gli uomini sistematicamente si confondono. Per questo, c’è bisogno di un impegno per l’ambiente, per promuovere il giusto rispetto per la terra e per l’uso responsabile delle sue risorse. Ma c’è qualcosa in questi recenti “Scioperi Mondiali per il Clima” – che hanno visto milioni di studenti in tutto il mondo non andare a scuola per manifestare contro i cambiamenti climatici – che mi ha frustrato e molto preoccupato.

P. Shenan Boquet Presidente di VUI
P. Shenan Boquet
Presidente di VUI

Le questioni ambientali, in particolare quelle relative al clima globale, sono complesse. Brillanti scienziati non sono d’accordo su come interpretare i dati. E persone ben intenzionate, possono non essere d’accordo su quale potrebbe essere, appunto, la migliore soluzione a un dato problema ambientale. Tuttavia, la retorica alla base di questi Scioperi per il Clima suggerisce che molto spesso i ragazzi sono indottrinati a scuola con un’interpretazione, che a loro volta ripetono come pappagalli, grossolanamente semplicistica, unilaterale e isterica, spesso mescolata a varie forme di economia progressista radicale e di ingegneria sociale.

In effetti, si può a volte cinicamente sospettare che l’autentico problema possa di fatto essere l’ideologia economica progressista radicale e l’ingegneria sociale, piuttosto che la preoccupazione per l’ambiente. Si consideri, ad esempio, la sezione “about” del sito web canadese degli Scioperi Mondiali per il Clima. “La giustizia per il clima non riguarda tanto le emissioni di gas per l’effetto serra: quanto i diritti dei lavoratori e la giustizia economica. Riguarda i diritti delle popolazioni indigene e dei migranti. Riguarda l’antirazzismo e la giustizia sociale. Ogni battaglia è legata all’altra e la vittoria è possibile solo se le combattiamo tutte quante insieme”.

Data la vastità degli argomenti menzionati in queste poche frasi, non sarei affatto sorpreso di sentire che anche cose tipo, la lotta per i “diritti dei transessuali” e per il “diritto all’aborto”, sono fattori assolutamente indispensabili per combattere i cambiamenti climatici (e questo è, in effetti, proprio quello che spesso si sente). Se tutto riguarda l’ambiente, allora nulla riguarda l’ambiente. Tuttavia, gli ideologi all’interno delle aule scolastiche e quelli al governo, che hanno promosso con entusiasmo questi scioperi per il clima, sono ancora più diretti quando assicurano ai nostri scolari che devono aderire all’intera gamma dei valori progressisti, e che se non lo faranno, il pianeta sicuramente andrà in fiamme.

Manifestazione studentesca davanti al Parlamento a Canberra, Australia – Crediti fotografici: Olia Balabina
Manifestazione studentesca davanti al Parlamento a Canberra, Australia – Crediti fotografici: Olia Balabina

Smascherare l’indottrinamento e le sue conseguenze

 Questo indottrinamento sta avendo conseguenze negative molto concrete sulle vite dei ragazzi. Si leggano queste righe tratte da un articolo del National Geographic sui bambini impegnati nel movimento ambientalista. Riportano: “non pochi adolescenti che hanno iniziato come ferventi attivisti hanno abbandonato, parlando di depressione, ansia e di altre paure se i principali rappresentanti del mondo non agiranno in tempo per impedire che le loro vite – e le vite dei loro figli – siano irrimediabilmente stravolte dai cambiamenti climatici”.

La sedicenne leader di facciata di questi recenti scioperi climatici – Greta Thunberg – ne è un esempio emblematico. In un intervista su TedX, ha raccontato di quando, ad otto anni, ha sentito parlare per la prima volta dei cambiamenti climatici e di quanto profondamente è stata colpita dall’impressione che nessuno stesse facendo nulla al riguardo. Diversi anni dopo, ha detto, è caduta in una profonda depressione e ha persino smesso completamente di mangiare per settimane. Successivamente le è stata diagnosticata la sindrome di Asperger, un disturbo ossessivo-compulsivo e un “mutismo selettivo”. Ha abbracciato la causa ambientalista in modo così appassionato da convincere la sua famiglia a diventare vegana (“Li ho fatti sentire così in colpa. Continuavo a dire loro che stavano rubando il nostro futuro e che non possono difendere i diritti umani mentre vivono quello stile di vita”). Ha anche convinto sua madre a rinunciare alla sua carriera di cantante lirica professionista, per cui erano necessari spostamenti aerei.

Si può ammirare la convinzione e il coraggio della Thunberg, pur nutrendo seri dubbi sulla visione del mondo che incarna. Lungi dall’essere “entusiasmante” (come molti media lo hanno descritto), il recente discorso della Thunberg all’ONU ha manifestato un’inquietante mescolanza di paura, rabbia e denigrazione. “Se ci deluderete”, si è rivolta la Thunberg ai dignitari riuniti, a nome della gioventù del mondo, “vi dico: non vi perdoneremo mai”. Questo non è un punto di vista da promuovere o applaudire.

Tuttavia, non è la Thunberg a preoccuparmi. È, piuttosto, l’esercito di adulti ricchi e potenti che sono stati più che felici di coltivare le sue angosce, e quelle di altri bambini e adolescenti come lei, sommergendoli con una propaganda allarmistica fin dalla più tenera età, per poi sfruttarne l’ansia allo scopo di promuovere i loro particolari obiettivi sociali, politici ed economici. Mentre le varie “Thunberg” sparse nel mondo perdono il sonno a causa del futuro del pianeta, questa classe dominante mondiale trascorre allegramente il suo tempo tra le proprie molteplici dimore o volando sui propri jet privati ​​da una conferenza sui cambiamenti climatici all’altra (oltre 100 jet privati ​​di recente sono atterrati in una struttura sulle coste della Sicilia per il congresso sul clima organizzato da Google).

In effetti, molti giovani sono così angosciati dal catastrofismo per il clima che si impegnano persino a rinunciare a uno dei beni umani e delle sorgenti più fondamentali della realizzazione umana: la vita familiare e i figli. Di recente uno studente canadese di 18 anni ha lanciato un sito web, #NoFutureNoChildren, legato agli Scioperi Mondiali per il Clima. Finora oltre 3.700 altri giovani hanno sottoscritto l’impegno del sito di non mettere al mondo figli “fino a quando non sarò certo che il nostro governo garantirà loro un futuro sicuro”. Una ragazza di 17 anni ha scritto, in modo straziante, “Da quando ho memoria, ho sempre voluto avere figli. I miei genitori conservano molte foto di me mentre gioco con le mie bambole e tengo in braccio i bambini piccoli di parenti e amici”. Tuttavia, ha aggiunto, “Non voglio avere e non avrò figli nelle attuali condizioni del pianeta”.

Il principe Harry e sua moglie hanno espresso la loro intenzione di non volere avere più figli a salvaguardia dell’ambiente
Il principe Harry e sua moglie hanno espresso la loro intenzione di non volere avere più figli a salvaguardia dell’ambiente

Nulla succede per caso

 In un momento in cui la maggior parte del mondo è nelle prime fasi di una profonda implosione demografica, questi giovani mal guidati si assumono un impegno che non solo li deruba delle gioie della vita familiare, ma alimenta ulteriormente la mancanza di speranza a cui hanno ceduto. In effetti, esiste qualcosa che manifesta una disperazione più grande – tranne forse lo stesso suicidio – della scelta deliberata di non accogliere nel mondo una nuova vita per la paura schiacciante del futuro?

Ma, oltre alla preoccupazione per quello che questi scioperi per il clima, e la propaganda che c’è dietro, stanno facendo ai bambini, sono preoccupato per quello che rivelano sulla natura e le priorità della prossima generazione. Più di ogni altra generazione, gli adolescenti di oggi sono stati allattati al seno dei progressisti che li hanno corrotti in quasi ogni ambito. Le statistiche sono chiare, oltre ogni dubbio: la maggior parte degli ambiti che influenzano più profondamente le menti del popolo – istruzione, intrattenimento e giornalismo – sono per lo più in mano dei cosiddetti “progressisti”. E mentre le generazioni precedenti avevano almeno il contrappeso e l’influenza tipicamente “conservatrice” della Chiesa, della famiglia e della comunità, tra i giovani che ora diventano adulti aumentano gli atei o gli indifferenti, generati da famiglie distrutte, e i membri di una società che sostiene un individualismo radicale a scapito della vita comunitaria. In molti casi, gli ideologi progressisti hanno quasi un accesso totale alle loro menti – in classe, in TV e attraverso i loro telefoni cellulari. In effetti, spesso è semplicemente un termine improprio definire questi scioperi per il clima “scioperi” – poiché molti stati e consigli scolastici stanno attivamente facilitando e incoraggiando la partecipazione degli studenti.

Come molti, sono sollevato dalle statistiche secondo le quali la causa pro-vita gode di un sostegno sempre più ampio, anche tra le giovani generazioni. Eppure, a rischio di sembrare un menagramo, non posso fare a meno di meravigliarmi della sproporzione: esiste una qualche possibilità che una Greta Thunberg in versione pro-vita possa convincere milioni dei suoi coetanei in tutto il mondo a non andare a scuola e a manifestare in difesa del diritto alla vita del nascituro? Esiste una qualche possibilità che interi stati, sistemi scolastici e celebrità appoggino questo impegno? Non che manchino motivi di preoccupazione per il degrado ambientale. Ma mentre i nostri giovani stanno cadendo in depressione e sono paralizzati dall’ansia per una presunta crisi ambientale, che ne minaccerebbe l’esistenza, e che numerose volte non si è materializzata nella tempistica mutevole che i catastrofisti avevano predetto, milioni di loro coetanei sono letteralmente fatti fuori.

Allora, qual è il succo del discorso? In primo luogo, dovremmo guardare le cose in prospettiva. La lotta contro lo spirito del tempo è sempre stata la lotta tra Davide e Golia. Non dovremmo sorprenderci o scandalizzarci quando scopriamo che la verità non gode della popolarità e che i ricchi e i potenti non sono dalla parte della verità. In secondo luogo, tuttavia, per ripetere qualcosa che ho detto spesso: i Cristiani non devono sottovalutare l’importanza di investire nell’istruzione e di fare molta attenzione a chi permettiamo di entrare a contatto con nostri figli. Ma limitarsi ai soli numeri è una prova sufficiente del fatto che non abbiamo compiuto il nostro dovere di educare i nostri figli nella verità e di proteggerli dalle forze endemiche del secolarismo. I Cristiani e le altre persone di buona volontà hanno ceduto gli spazi pubblici a voci “progressiste”. Sebbene non dovremmo mai disperare, abbiamo certamente la responsabilità di trovare spazi nei quali i nostri figli possano crescere in modo sano. Consegnare ai nostri figli uno telefono cellulare senza filtro e poi mandarli alla scuola locale senza fare attenzione a quello che viene lì insegnato, semplicemente non è un’opzione. Interessatevi all’educazione dei vostri figli; e ancora meglio, aiutate a sostenere la vostra scuola alternativa locale, cristiana o pubblica.

Infine, si dovrebbe osservare che questi scioperi non sono per forza sempre una cattiva notizia. Essi dimostrano che i nostri giovani desiderano ardentemente una causa da seguire e sono disposti a sollevarsi in massa e ad impegnarsi per combattere per quello in cui credono. In molti casi, la loro preoccupazione nasce sicuramente da un amore buono e sano per la bellezza della creazione di Dio – una cosa da ammirare. Il nostro compito è trovare modi creativi per incanalare questa passione per la causa di un bene più completo: edificare una Cultura della Vita e una Civiltà dell’Amore, caratterizzata non solo dal rispetto per la creazione di Dio, ma anche per la vita e per la dignità di ogni singolo essere umano.

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