Cogliere il senso di una crisi in un’era post-cristiana
Di Don Shenan J. Boquet
(Originale in Inglese)
C’è una commovente foto in bianco e nero scattata a San Francisco nel 1918 durante la pandemia di influenza spagnola. La foto mostra una folla di uomini e donne, vestiti in modo sobrio, in piedi e in ginocchio sui gradini della Cattedrale di Maria dell’Assunzione. In primo piano, un uomo da solo inginocchiato, la testa chinata solennemente, mentre afferra con la mano la ruota di una vecchia automobile per sostenersi.
L’influenza spagnola è stata una forma fortemente contagiosa e mortale di influenza che si è diffusa rapidamente in tutto il mondo. Quando tutto terminò, i morti furono 50-100 milioni. Inoltre, a differenza del virus che sta facendo notizia in questi giorni, l’influenza spagnola non ha risparmiato i giovani o i sani; nessuno era al sicuro. A causa della paura del contagio durante la pandemia del 1918, le autorità di molte giurisdizioni o vietarono completamente tutti gli eventi pubblici o disposero di tenere gli eventi pubblici all’aperto. Da qui la presenza dei fedeli sui gradini della chiesa.
Forse non è stata una cosa “saggia” – secondo una delle accezioni del termine – che le persone in quella foto fossero lì, in massa, nel mezzo dell’epidemia di una malattia infettiva. Saggia o no, tuttavia, questa foto è per me una potente testimonianza della tendenza umana universale, nei tempi di prove impegnative, di riunirsi e di dirigere i nostri cuori e le nostre anime come se fossero un cuore solo e un’anima sola verso il trascendente, per cercare la saggezza dall’Onnipotente, per umiliarci di fronte ai grandi misteri della sofferenza e della morte, per adorare Colui che ha fatto il cielo e la terra e per implorare la sua misericordia.
O meglio, una tendenza umana quasi universale.
Preghiera schernita
Un’altra foto ha fatto il giro del mondo negli ultimi giorni. Mostra il Vicepresidente Mike Pence e il gruppo di consiglieri che compongono la commissione per il Corona Virus del presidente che chinano la testa in preghiera prima di un incontro per discutere su come gestire l’epidemia. Sfortunatamente, questa foto ha ricevuto molta attenzione, ma non, come si potrebbe pensare, perché la gente ha trovato confortante il fatto che i nostri capi nazionali e politici stiano cercando l’aiuto divino nel mezzo di una crisi. Al contrario.
Un giornalista della rivista del New York Times, Thomas Chatterton Williams, ha condiviso la foto su Twitter, scrivendo: “Mike Pence e la sua squadra per l’emergenza del Corona Virus pregano per trovare una soluzione. Siamo fregati”. Il suo tweet è stato apprezzato e condiviso decine di migliaia di volte. Altri autori hanno accusato Pence di aver provato a “pregare” il virus “di andare via” o di “aver provato a fermare un virus con la preghiera”. “Devo ancora partecipare a un incontro scientifico che inizia con una preghiera cristiana”, ha scritto la dott.ssa Angela Rasmussen, virologa della Columbia University, su Twitter.
Risposte come queste mostrano quanto la nostra società sia diventata post-cristiana e quanto la gente sia mal informata sulle basi della dottrina, della filosofia e della teologia cristiana. Per qualche ragione, oggi si ritiene indiscutibile che esista una dicotomia tra preghiera e concrete misure pratiche: ossia, molte persone ora considerano evidente che possiamo pregare o agire in modo ragionevole e scientifico. Ma non è assolutamente possibile fare entrambe le cose.
In primo luogo, questo è semplicemente scorretto. Indipendentemente da ciò che si pensa dei dettagli della risposta di Pence, ovviamente non stava cercando di “pregare” il virus “di andare via”; la preghiera, piuttosto, era semplicemente un preliminare a un incontro con gli esperti che ha portato a proposte concrete e pratiche basate su principi epidemiologici volti ad arginare la diffusione del virus. In secondo luogo, queste critiche si basano su una comprensione grossolanamente errata di come i Cristiani concepiscono la relazione tra il naturale e il soprannaturale.
Il significato spirituale di una crisi
Alcuni concepiscono Dio come un essere potente, ma alla fine limitato: il “vecchio con la barba”, che è da qualche parte “là fuori”, e che i Cristiani ogni tanto tireranno fuori perché faccia qualche magia divina in risposta alla loro preghiere. Questa è un’assurda caricatura.
È vero, ovviamente, che i Cristiani credono che Dio di tanto in tanto manifesti il Suo potere operando miracoli che violano le normali leggi della fisica (cioè guarigioni miracolose). In tempi di piaghe e catastrofi naturali, le persone di fede si rivolgono naturalmente a Dio nella preghiera, invocando la grazia di un intervento miracoloso. La storia e le Scritture sono piene di straordinari esempi di come Dio si degni di ascoltare le umili grida del Suo popolo.
Tuttavia, i Cristiani credono anche che, nella maggior parte dei casi, la volontà e la presenza di Dio si manifestino nel creato, attraverso l’ordinario svolgimento dei processi naturali secondo la propria essenza intrinseca e i principi di cui Egli li ha dotati. Poiché Dio è onnisciente e onnipotente, non ha bisogno di “mettere mano” alla Sua creazione per rivelare la Sua volontà; piuttosto, la Sua volontà si manifesta attraverso quelle cause naturali. Sappiamo dalle Scritture e dalla storia che Dio usa disastri e piaghe naturali come mezzo per richiamare il Suo popolo dalla disobbedienza peccaminosa alla consapevolezza di Lui e delle Sue leggi.
Quando il comico cattolico Stephen Colbert sale sul palco e si fa beffe dell’idea che la pandemia di un virus mortale possa essere un richiamo di Dio al pentimento – “la giusta purificazione derivante dalla punizione per la lussuria e la vanità”, ha scherzato, sta facendo un errore basilare . L’assunto di base è che, poiché ora sappiamo che le piaghe e le malattie sono causate da microrganismi e possono essere prevenute e curate attraverso la medicina moderna, non può esserci alcuna dimensione spirituale in questi eventi naturali. Si tratta solo di una superstizione medievale superata.
Non sono un profeta, né sono un esperto del Corona Virus, ma l’assurdità di questo approccio può essere facilmente dimostrata. Il fatto è che migliaia di persone stanno morendo di Corona Virus e altre migliaia probabilmente moriranno prima che la pandemia si esaurisca. Indipendentemente da quanto la pandemia diventi grave o meno, e al di là del fatto che pensiamo o meno che sia un segno dell’ira divina o di una punizione di Dio, il fatto nudo e crudo è che la sua presenza tra noi serve senza dubbio a squarciare il bozzolo delle nostre quotidiane comodità occidentali ovattate e compiaciute. Ci ricorda l’inevitabilità e la vicinanza della sofferenza e della morte e ci costringe a pensare alle grandi domande spirituali che richiedono urgentemente risposte soddisfacenti. Domande come: Qual è lo scopo della mia vita? Esiste un Dio? Ho vissuto la mia vita come avrei dovuto? Che c’è dopo la morte? Qual è il significato della sofferenza?
C’è un vecchio detto che recita: “Non ci sono atei in trincea”. Ciò potrebbe anche non essere del tutto vero, ma svela una verità profonda: nelle situazioni di crisi le nostre menti tendono a concentrarsi quasi come un mirino laser sulle cose più importanti e ad aprire i nostri intelletti alle verità che potremmo aver deriso in tempi di prosperità e comfort. Al cuore di questa esperienza, esiste davvero un’unica richiesta urgente e fondata sulla Bibbia: convertirsi, tornare a Dio.
La risposta della Chiesa al Corona Virus
Per questo motivo, in tempo di pandemia, la Chiesa ha un ruolo cruciale da svolgere. È proprio in momenti come questi che le persone improvvisamente si rendono conto di quanto siano affamate di verità spirituali. La Chiesa è in possesso di quelle verità e ha la grave responsabilità di farle conoscere con serietà.
C’è una storia famosa che si racconta su San Gregorio Magno. Egli divenne papa nel mezzo di una terribile epidemia di peste. Subito dopo essersi insediato, esortò i fedeli alla preghiera e al pentimento e organizzò un’enorme processione intorno alla città, in testa alla quale c’era un’icona della Vergine Maria che si riteneva fosse stata dipinta da San Luca stesso. Si narra che, al termine della processione, San Gregorio abbia avuto una visione di un angelo in cima al Mausoleo di Adriano, ora noto come Castel Sant’Angelo. L’angelo stava rinfoderando una spada, che il papa interpretò come il segno che il castigo della peste era finito.
Il Corona Virus è il “castigo” di Dio per i nostri peccati? Non lo so. Certamente, il peccato non manca nel nostro mondo moderno ed edonistico. Ma quello che so con assoluta certezza è che la risposta adeguata a questa crisi è quella verso la quale esortava San Gregorio e ogni altro santo e profeta che risale all’inizio della Rivelazione ed è contenuta nelle Scritture: “Convertitevi e tornate a Dio”. “Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: ‘Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino’” (Matteo, 4:17).
In risposta alla diffusione del Corona Virus, molte chiese in Italia, Giappone e altrove hanno sospeso le Messe o messo in atto altre restrizioni. Dato ciò che sappiamo sui modi in cui si diffondono i virus mortali, alcune di queste misure sono ragionevoli. D’altra parte, alcuni sembrano eccessive o premature. In alcuni casi, le chiese hanno vietato gli incontri di preghiera ancor prima che i governi avessero vietato di incontrarsi nei pub, bar o mercati. Il risultato è che, proprio quando le persone sono più aperte alle preoccupazioni spirituali e hanno bisogno del conforto e delle verità che la Chiesa può elargire, esse non sono disponibili.
Proprio come esiste la medicina fisica, esiste anche la medicina spirituale. Entrambe sono necessarie. Nella risposta della Chiesa al Corona Virus, le misure pratiche per evitare la diffusione del virus dovrebbero essere saggiamente bilanciate con iniziative pensate per richiamare le persone alla preghiera e alla conversione. Gli uomini di Chiesa dovrebbero cercare di trovare modi creativi per riunire le persone in preghiera, anche se solo virtualmente o spiritualmente, organizzando novene, giorni di digiuno e Messe trasmesse in TV e Internet.
Viviamo in un mondo decaduto, segnato dal peccato, dalla sofferenza e dalla morte. Ma Dio governa tutto. Sebbene la razza umana abbia fatto passi da gigante nel contrastare i flagelli della malattia e della sofferenza, non saremo mai in grado di eliminarli. Rivelandoci la nostra impotenza e la concretezza della nostra mortalità, la crisi attuale ci dona la vera misericordia richiamando la nostra attenzione alla consapevolezza della sovranità di Dio e del nostro destino eterno. Come quella folla di persone sui gradini della cattedrale di San Francisco, la nostra prima risposta dovrebbe essere quella di inginocchiarci davanti all’Onnipotente, implorando il Suo aiuto e la Sua misericordia. Contrariamente ai critici di Mike Pence, questa è la cosa più ragionevole da fare in queste circostanze, come quasi tutte le generazioni precedenti alla nostra avevano intuito.
Preghiamo in questo momento per le nostre guide spirituali, affinché sappiano portare la pace che deriva da una fiducia amorevole nella provvidenza di Dio in mezzo a questa crisi. E preghiamo per i nostri capi politici affinché la saggezza di Dio li guidi nel formulare un piano per contenere la diffusione di questo virus e che scienziati e ricercatori medici siano ispirati nella ricerca di un vaccino, di trattamenti e di deterrenti per contrastare la diffusione del virus.