Le sfide della pianificazione familiare naturale portano alla virtù
Di Don Shenan J. Boquet (Fonte: www.hli.org)
“L’osservanza dei metodi naturali richiede e rafforza l’armonia dei coniugi, aiuta e corrobora la riscoperta del dono meraviglioso della maternità e paternità, comporta il rispetto per la natura e chiede la responsabilità delle persone. Secondo molti autorevoli pareri, essi favoriscono anche più pienamente quell’ecologia umana che è armonia tra le esigenze della natura e la condotta delle persone.”
– Discorso di Giovanni Paolo II ai Partecipanti al Corso del Centro Studi e Ricerche per la Regolazione Naturale della Fertilità dell’Università Cattolica Del Sacro Cuore, 7 dicembre 1996
Papa Paolo VI sui benefici e le sfide della Pianificazione Familiare Naturale
Come hanno chiarito numerosi papi, le coppie che sfuggono alla tentazione della contraccezione e seguono gli insegnamenti della Chiesa su ciò che san Giovanni Paolo II chiamava “procreazione responsabile”, si aprono a una moltitudine di benedizioni. La più ovvia è che le coppie che optano per la Pianificazione Familiare Naturale (PFN) hanno molte meno possibilità di divorziare. Se questo fosse l’unico beneficio, sarebbe una ragione sufficiente per raccomandare la pratica.
In Humanae Vitae, tuttavia, Papa Paolo VI elenca una miriade di altri benefici. L’uso della continenza periodica “grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali” (n. 21). Questa pratica, ha detto, “apporta alla vita familiare frutti di serenità e di pace”.
Inoltre, ha aggiunto, agevola “la soluzione degli altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, e approfondisce il loro senso di responsabilità nel compimento dei loro doveri. I genitori acquistano con essa la capacità di un influsso più profondo ed efficace per l’educazione dei figli”.
Tuttavia, il Papa ha anche sottolineato le difficoltà – “talvolta gravi” – che le coppie affrontano nel tentativo di seguire l’insegnamento della Chiesa. “Per essi, come per ognuno”, ha aggiunto un po’ cupo, “è stretta la porta e angusta la via che conduce alla vita”. Sapendo che alcune coppie potrebbero essere “profondamente angosciate” dalle difficoltà che incontrano, e dal rischio reale di fallimento da parte di alcune coppie, egli ha le ha esortate affinché “non si scoraggino”, ma ricorrano – “con umile perseveranza” – al Sacramento della Penitenza.
Una prospettiva a senso unico
Purtroppo, nel tentativo, pieno di buone intenzioni ma sbagliato, di portare le coppie dalla contraccezione verso la PFN, alcuni insegnanti o predicatori possono occasionalmente dipingere un’immagine troppo parziale della PFN. Nei casi peggiori, questa presentazione può quasi far sembrare la PFN una forma di “contraccezione cattolica”, suggerendo alle coppie di poter ottenere un controllo perfetto sulla loro fertilità a scapito di tollerabili disagi alla loro vita sessuale o ad altri progetti.
Alcuni istruttori, ad esempio, possono costantemente enfatizzare che alcuni giorni al mese le coppie dovrebbero astenersi dai rapporti per posticipare (evitare) la gravidanza. Altri faranno ripetutamente riferimento a statistiche che dimostrano quanto può essere affidabile PFN rispetto alla contraccezione. Altri ancora potrebbero suggerire che le coppie che ricorrono frequentemente la PFN hanno rapporti migliori e più numerosi rispetto ai loro coetanei che fanno uso della contraccezione. Oppure possono essere eloquenti sull’effetto “luna di miele” che può seguire un periodo di astinenza.
Nessuna di queste affermazioni è sbagliata di per sé. Tuttavia, senza equilibrio o una prospettiva più profonda, possono creare un’immagine irrealistica e superficiale dell’insegnamento della Chiesa.
A livello pratico, creando aspettative troppo rosee, dispongono le coppie alla delusione e il fallimento. Non essendo state preparate per le inevitabili difficoltà nel praticare la PFN, queste coppie potrebbero sentirsi tentate di rinunciare dopo i primi frustranti tentativi, pensando di essere state ingannate. Tragicamente, se gli istruttori non sono riusciti a trasmettere a tali coppie la ricca spiritualità del matrimonio e della santità personale, che Papa Paolo VI e altri papi sono sempre stati attenti a porre in questo insegnamento, gli mancherebbero gli strumenti di cui hanno bisogno, per perseverare in questo cammino e raccogliere i suoi grandi benefici.
Perché la Chiesa propende per la vita
A queste coppie, ad esempio, potrebbe non esser stato detto cosa noi potremmo chiamare la “propensione per la vita” della Chiesa: vale a dire, l’insegnamento della Chiesa a favore della vita che dice che la procreazione è il bene primario del matrimonio. Infatti, è così importante questo insegnamento per la comprensione del matrimonio nella Chiesa, che Essa afferma che una coppia che non ha intenzione in nessun caso di avere bambini è incapace di contrarre un matrimonio sacramentale valido.
“Il matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole”, afferma il Concilio Vaticano II. “I figli infatti sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori”. (Paolo VI Humanae Vitae, n.9)
Questo è in netto contrasto con la mentalità contraccettiva odierna, in cui una coppia, generalmente, inizia una relazione sessuale con la tacita intesa che i bambini sono qualcosa da discutere solo in un secondo momento. I bambini diventano così un semplice accessorio per il matrimonio, da aggiungere una volta che la coppia ha fatto un discernimento di una lunghezza straziante per sapere se sono “pronti”.
In realtà, se le coppie ascoltassero solo i pianificatori familiari mondani, gli economisti e gli altri esperti, potrebbero pensare di non avere mai una relazione sufficientemente stabile, abbastanza soldi, un percorso di carriera chiaro abbastanza promettente, una casa abbastanza grande, o l’accesso a scuole abbastanza buone, per avere un figlio.
Sfortunatamente, anche molte coppie cattoliche si avvicinano all’altare avendo involontariamente assorbito questo spirito pessimista e anti-bambino della nostra epoca. Ad esempio, questi potrebbero non avere mai avuto la possibilità di apprendere ciò che tante altre coppie cattoliche hanno imparato: ossia, fidarsi della provvidenza di Dio e accettare ragionevoli “rischi”, accogliendo generosamente una nuova vita, con cui sono state benedette con le più grandi gioie delle loro vite da coppie di sposi.
Per questo motivo, se gli insegnamenti della Pianificazione Familiare Naturale pongono l’accento solo su una perfetta pianificazione o su una prevenzione della gravidanza (posticipandola), senza impegnare le coppie a parlare del valore di una generosa apertura alla vita, tali conoscenze privano le coppie cattoliche di una parte fondamentale della Buona Novella della Chiesa sul matrimonio.
Sì, la Pianificazione Familiare Naturale può essere difficile
Ciò nonostante, la Chiesa è ugualmente chiara nel dire che gli esseri umani hanno anche la responsabilità di esercitare la loro ragione mentre cercano la volontà di Dio nelle loro vite, anche nell’area della procreazione. Se una coppia discerne con devozione che ha fondate ragioni per rimandare la venuta di un bambino in quel momento, allora (come hanno chiarito numerose dichiarazioni dei papi) possono ricorrere in buona coscienza alla pianificazione familiare naturale.
È vero che alcune coppie trovano la pratica del PFN relativamente facile. Forse hanno un talento per cogliere l’aspetto tecnico del PFN, o la donna è benedetta con cicli regolari e prevedibili, o hanno forti capacità comunicative, ecc. Tuttavia, molte altre coppie non troveranno le cose così facili. Così questi possono sperimentare la PFN come una vera croce.
Ad esempio, potrebbero trovare i principi scientifici della PFN confusi o difficili da applicare alle loro circostanze. Questo può causare frustrazione e può portare alla necessità di lunghi periodi di astinenza. Oppure possono scoprire che la pratica della PFN rivela una differenza significativa nel desiderio tra i coniugi, così che uno dei coniugi si senta sproporzionatamente provato dall’astinenza. Ciò può provocare sentimenti di rifiuto emotivo e risentimento, che a loro volta possono portare a tentazioni di cercare conforto o liberazione sessuale in altri modi immorali (pornografia, autoerotismo, ecc.). D’altra parte, l’altro coniuge può sentirsi eccessivamente sotto pressione per dedicarsi alla sessualità, anche se così facendo potrebbe compromettere il reciproco accordo della coppia per rinviare la gravidanza per quel momento.
Un altro problema comune è che la donna può iniziare a risentirsi del fatto che le relazioni sessuali della coppia dipendono interamente dai ritmi del suo corpo. Ciò può far pensare che la PFN eserciti un’indebita pressione su di lei, o che sia “colpevole” se il suo ciclo è imprevedibile o lungo e richiede periodi difficili di astinenza. Inoltre, potrebbe risentirsi del fatto che è generalmente quando il suo desiderio sessuale è al suo culmine – i giorni che portano all’ovulazione – che la coppia deve astenersi. L’uomo, da parte sua, può sentirsi incerto su quale misura o su come dovrebbe essere coinvolto nel processo di creazione di grafici, ecc. E può sentirsi alienato o “fuori dal giro”. Se la coppia non ha già forti capacità di comunicazione, può scoprire che la pratica del PFN aggrava questo problema, portando a complicazioni infelici.
Infine, anche se questo metodo è messo in pratica perfettamente (e spesso non lo è), c’è sempre il “rischio” di una gravidanza non pianificata quando si pratica la PFN. Se una coppia ricorreva legittimamente alla PFN per ragioni legittime, questo inevitabilmente comporterà una qualche difficoltà. Ironia della sorte, il momento più difficile per praticare la PFN è proprio nella fase post-partum della donna, quando i suoi cicli sono più imprevedibili. Alcune coppie scopriranno che oltre alle sfide di un nuovo bambino, devono superare le difficoltà legate a lunghi e incerti periodi di astinenza.
E queste sono solo alcune delle sfide che devono affrontare le coppie che praticano la PFN.
Queste difficoltà, come alcune esperienze, non negano la validità della PFN
La prima e più importante cosa da osservare su queste difficoltà è che non sono un “difetto” della PFN: sono una caratteristica.
Leggendo i documenti della Chiesa sull’astinenza periodica, non troverete da nessuna parte i papi che promettono alle coppie un percorso facile. Non promettono vite pianificate con precisione millimetrica per ridurre al minimo sofferenza o incertezza, o matrimoni caratterizzati da un’offerta illimitata di piacevole sessualità. Al contrario, sottolineano continuamente che la PFN richiede la pratica dell’autonegazione. Inoltre, insistono, tutti i benefici che la PFN porta alla coppia sono proprio perché richiede sacrificio.
Come disse san Giovanni Paolo II in Evangelium Vitae, che le coppie siano al momento aperte alla vita o impegnate a rinviare la gravidanza, “La legge morale li obbliga in ogni caso a governare le tendenze dell’istinto e delle passioni e a rispettare le leggi biologiche iscritte nella loro persona”. È, dice papa Paolo VI in Humanae Vitae, nel momento in cui la coppia acquisisce “una perfetta padronanza di sé” che “le manifestazioni affettive della vita coniugale” saranno “secondo il retto ordine”. Allora la coppia sperimenterà “l’attenzione verso l’altro “, “pace”, “serenità” e altri benefici che Papa Paolo VI assicura.
Confrontiamo questo al caso della contraccezione. Mentre la contraccezione promette alle coppie il piacere senza limitazioni e la sicurezza di una vita perfettamente pianificata con pochi o nessun sacrificio, al contrario, spesso porta solo a dolore, alienazione e sofferenza. Dopotutto, se la contraccezione fosse davvero la panacea che i suoi sostenitori promettono essere, allora perché così tante coppie, che fanno uso di contraccettivi, si sentono sessualmente non soddisfatte o emotivamente alienate? Perché così tante coppie, che fanno ricorso alla contraccezione, divorziano? Perché un numero così alto di atti sessuali con contraccettivi finiscono nelle cliniche per aborti?
La pratica della PFN, d’altra parte, può servire da crogiolo, esponendo le debolezze della coppia in quanto coppia o come individui: cattive abitudini nella comunicazione, immaturità emotiva, mancanza di autocontrollo nelle aree della sessualità, una schiavitù verso lo spirito del mondo, una vita di preghiera debole o la mancanza di fiducia in Dio, ecc.
In questi momenti, le coppie cattoliche, che si impegnano per essere coerenti on gli insegnamenti della Chiesa, scopriranno di essere istintivamente condotte a una preghiera più profonda e al sacrificio. Il compiacimento non è più un’opzione. Le difficoltà della PFN hanno messo in luce i percorsi dei quali hanno urgentemente bisogno per sviluppare le loro personalità e la loro relazione. La coppia non ha altra scelta se non quella di imparare a comunicare meglio. Devono imparare a pregare insieme. Devono approfondire il loro concetto di amore e apprendere altri modi, non sessuali, per esprimere l’intimità. Devono imparare a sacrificare la gratificazione immediata per il bene a lungo termine del proprio coniuge e della famiglia. Devono iniziare a digiunare di più per poter tenere sotto controllo le loro passioni. E così dimostreranno che San Paolo aveva ragione nel dire che “quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Corinzi 12, 10).
Come Papa Paolo VI ha esortato le coppie alle prese con questo insegnamento: “implorino con perseverante preghiera l’aiuto divino; attingano soprattutto nell’eucaristia alla sorgente della grazia e della carità“. E ai sacerdoti, il papa ha esortato: “Insegnate agli sposi la necessaria via della preghiera, e istruiteli convenientemente, affinché ricorrano spesso e con grande fede ai sacramenti dell’eucaristia e della penitenza“.
Il motivo per cui le coppie che praticano la Pianificazione Familiare Naturale raramente divorziano non è, credo, perché la PFN rimuove le difficoltà dai loro matrimoni. Piuttosto, è perché: a) hanno già un profondo impegno verso gli ideali trascendenti del matrimonio, inclusa una visione dell’amore orientato verso l’altro e radicato nel sacrificio di sé, e b) il meccanismo principale della PFN – l’abnegazione – costringe la coppia ad affrontare apertamente le proprie debolezze come coppia e come individui, apre i loro cuori a una prospettiva soprannaturale e li spinge a una maggiore dipendenza dalla grazia di Dio.
La pace in questa vita non si trova seguendo indiscriminatamente le nostre passioni. Si trova nell’ottenere la padronanza delle nostre passioni e nel dirigerle verso un ideale trascendente, in accordo con la legge di Dio. La “completa padronanza” su noi stessi e le nostre emozioni verso la quale Papa Paolo VI esorta in Humanae Vitae è il lavoro di una vita. I nostri sforzi saranno intervallati da fallimenti e tempi di frustrazione. Ma alla fine ne sarà valsa la pena: una crescita nella virtù e un approfondimento del nostro rapporto con il nostro coniuge e con Dio.