La prima profezia di Humanae Vitae – La bellezza del matrimonio
di Don Shenan J. Boquet (Inglese : www.hli.org )
Papa Paolo VI rifiuta il cambio di paradigma e riafferma l’insegnamento della Chiesa sulla dignità intrinseca del matrimonio
Due concezioni opposte del matrimonio e della sessualità umana e le loro conseguenze
“Falsi maestri, molti dei quali appartenenti a un’élite intellettuale nel mondo della scienza, della cultura e dei mezzi di comunicazione sociale, presentano un anti-Vangelo. Dichiarano che ogni ideale è morto, contribuendo in tal modo alla profonda crisi morale che colpisce la società, una crisi che ha aperto la via alla tolleranza e perfino all’esaltazione di forme di comportamento che la coscienza morale e il senso comune una volta aborrivano. Quando chiedete loro: cosa devo fare? la loro unica certezza è che non esiste una verità definita, un cammino sicuro. Vogliono che voi siate come loro: dubbiosi e cinici. Consapevolmente o meno, essi difendono un approccio alla vita che ha portato milioni di giovani a una triste solitudine, in cui sono privi di motivi per sperare e incapaci di vero amore”
– San Giovanni Paolo II, Discorso ai giovani nel “Rizal Park” Manila, Filippine, 14 gennaio 1995.
Ai nostri tempi, molte persone tendono a interpretare qualsiasi proibizione come una violazione repressiva della loro autonomia personale. Questo non solo è sbagliato, ma è completamente controproducente. Infatti, mentre alcuni divieti possono essere ingiusti e repressivi, molti altri sono giusti ed opportuni. Non solo essi non sono repressivi, ma in realtà sono portatori di libertà. Proprio come la padronanza delle regole della prospettiva ha permesso a Raffaello di dipingere il suo capolavoro, La scuola di Atene, così anche la padronanza delle leggi morali ci permette di forgiare il capolavoro di una vita virtuosa. D’altro canto, contravvenire o cercare di “andare oltre” quelle regole non porta a una maggiore libertà: porta solo all’anarchia e alla miseria.
Quando il 25 luglio 1968 Papa Paolo VI pubblicò l’enciclica Humanae Vitae, il mondo la interpretò immediatamente come un enorme “no”. In un’epoca nella quale il mondo intero stava abbracciando esaltato le nuove forme di contraccezione artificiale – specialmente la pillola per il controllo delle nascite, apparentemente miracolosa – molti, tra cui una grande percentuale di Cattolici, chiesero alla Chiesa di cambiare i suoi insegnamenti per conformarsi al progresso tecnologico e al cosiddetto progresso sociale.
Invece, così sembrò a molti, Papa Paolo VI voltò ostinatamente le spalle al progresso. Secondo questa interpretazione, l’Humanae Vitae è, molto semplicemente, l’enciclica che ha negato ai Cattolici la libertà di usare la contraccezione. O più brutalmente, è l’enciclica che ha mantenuto la Chiesa nell’“età oscura”, ancorandola a una visione cupa del sesso, basata su moralismi arbitrari e autoritari.
Humanae Vitae: un “sì” onnicomprensivo all’amore
Ma non è così che Papa Paolo VI aveva concepito quello che aveva fatto. Al contrario, egli riteneva molto chiaramente che il “no” che ha aveva ri-affermato (la Chiesa ha detto la stessa cosa per oltre 2000 anni) in Humanae Vitae era espresso in un “sì” a qualcosa di molto più grande e bello: un’antropologia e una teologia del matrimonio che conferivano al matrimonio e alle coppie sposate una dignità, un valore e una vocazione che eccedono di gran lunga la comprensione del mondo.
La nostra epoca tende a considerare il matrimonio come un’unione temporanea di persone orientate verso la gratificazione di vari desideri più o meno nobili (realizzazione personale, compagnia, piacere sessuale, ecc.). In quest’ottica, un matrimonio deve durare solo finché continua a servire a tali scopi. Anche i bambini sono calpestati in questo paradigma: qualcosa da scegliere in circostanze ideali come parte del “viaggio” della scoperta personale e dell’autorealizzazione della coppia.
Si confronti questa visione del matrimonio con quella espressa da Papa Paolo VI nel paragrafo 9 dell’ Humanae Vitae. Parlando dell’amore al quale sono chiamati marito e moglie, il papa scrive:
“È poi amore totale, vale a dire una forma tutta speciale di amicizia personale, in cui gli sposi generosamente condividono ogni cosa, senza indebite riserve o calcoli egoistici. Chi ama davvero il proprio consorte, non lo ama soltanto per quanto riceve da lui, ma per se stesso, lieto di poterlo arricchire del dono di sé” (Papa Paolo VI, Humanae Vitae, 9).
“Amore totale”. Un amore come questo, modellato sull’amore totalmente disinteressato di Dio per noi, non può tenere qualcosa per sé. Se, come dice il Vangelo di Giovanni, Dio è amore, allora l’amore è la forza creatrice dell’universo. Nella misura in cui le coppie sposate rispecchiano questo amore nella propria vita, anche le loro relazioni partecipano al potere creativo di Dio. Il più grande degli amori umani, quello tra marito e moglie, è anche orientato verso l’esterno, verso la creazione. Come aveva scritto Papa Paolo VI, l’amore coniugale è “fecondo […] non si esaurisce tutto nella comunione dei coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuove vite” (Papa Paolo VI, Humanae Vitae, 9).
Il problema della contraccezione, ha scritto Giovanni Paolo II, è che separando i fini unitivo e procreativo della sessualità, le coppie “si comportano come «arbitri» del disegno divino e «manipolano» e avviliscono la sessualità umana, e con essa la persona propria e del coniuge, alterandone il valore di donazione «totale»”. (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 32). Amare in modo totale nel matrimonio significa non trattenere la parte feconda maschile o femminile; cioè, la moglie dona tutta la sua femminilità e il marito dona tutta la sua mascolinità. Se uno o entrambi dovessero ricorrere alla contraccezione (abbracciando così la mentalità contraccettiva), tratterrebbero la loro fertilità dal dono di sé. Non si donerebbero totalmente l’un l’altro. Tale azione non solo rende impossibile la procreazione – impedendo la cooperazione con Dio in un amore aperto alla vita – ma danneggia anche i vincoli dell’amore – ledendo il fine unitivo e sentimentale.
Non sorprende che molti matrimoni siano deboli a causa dell’uso della contraccezione. Ogni volta che una coppia sposata usa la contraccezione, sottrae amore l’uno l’altro. L’unione coniugale diventa quindi esclusivamente focalizzata sulla gratificazione e non è più l’atto di donazione, unificante e potenzialmente fecondo che Dio ha creato.
Le quattro profezie
Il paragrafo 17 dell’Humanae Vitae è forse il paragrafo più famoso. In quel paragrafo Papa Paolo VI prevede le conseguenze per le coppie e la società nel suo insieme, se la contraccezione diventasse normale. Molti commentatori hanno fatto riferimento a queste come alle “quattro profezie” dell’Humanae Vitae, che sono state liquidate come semplice allarmismo della maggior parte dei contemporanei del papa, ma che si sono tutte realizzate in modo sorprendente.
La contraccezione avrebbe portato, a detta del papa, a:
- un aumento dell’infedeltà coniugale;
- un “abbassamento generale della moralità”;
- un uso crescente della donna da parte dell’uomo come “semplice strumento di godimento egoistico” piuttosto che amata compagna;
- imposizione della contraccezione da parte di governi senza scrupoli.
Nelle prossimi articoli esaminerò ognuna di queste profezie in maggiore profondità. Vediamo brevemente la prima.
Aumento dell’infedeltà coniugale
Ufficialmente, è difficile verificare se questa prima profezia si sia avverata: semplicemente non esistono statistiche affidabili sui tassi di infedeltà coniugale, soprattutto nel tempo. Questo non è certo sorprendente. Le persone, si scopre, sono estremamente reticenti ad ammettere l’infedeltà verso il proprio coniuge, anche a ricercatori in un sondaggio anonimo. Ciò rende difficile mettere in relazione i tassi della contraccezione con i tassi di infedeltà coniugale.
Ma questa difficoltà è solo apparente. Perché, in effetti, abbiamo una massa di altre informazioni che indicano un catastrofico cambiamento di rotta nella stabilità dei matrimoni e la normalizzazione culturale dell’adulterio. Prima della legalizzazione del divorzio negli anni Sessanta, chi tra noi poteva immaginare la creazione di siti web e di servizi dedicati esclusivamente alla facilitazione dell’adulterio? Ora, tuttavia, questi sono pubblicizzati spudoratamente negli angoli delle strade, nei mezzi pubblici e nelle pubblicità in televisione.
Inoltre, anche se avessimo avuto a disposizione statistiche affidabili su quante persone sposate sono state infedeli nel corso degli ultimi decenni, quelle statistiche sarebbero state irrimediabilmente alterate dal fatto che quello che era stato a lungo considerato un chiaro caso di “infedeltà” – abbandonare cioè il proprio il matrimonio e iniziare una nuova relazione sessuale a lungo termine con una persona diversa dal proprio coniuge – ora è solo una pratica comune e socialmente accettabile. La chiamiamo “divorzio”.
E ora abbiamo statistiche affidabili sul tasso di divorzio negli Stati Uniti. Come mostra questo grafico ,
c’è stato un picco nel tasso di divorzio a partire dalla metà degli anni Sessanta. Ciò si è verificato in concomitanza con la sentenza della Corte Suprema del 1965 secondo la quale era incostituzionale che il governo vietasse alle coppie sposate di usare la contraccezione. I tassi del divorzio hanno continuato a crescere fino agli anni Ottanta, a causa del diffondersi dell’ideologia della rivoluzione sessuale, e anche dell’uso della contraccezione. Ciò ha comportato una serie di conseguenze deleterie, non ultimo il fatto che un numero enorme di bambini ora cresce in famiglie monoparentali, o viene sballottato da un genitore all’altro.
Mentre la gente ha visto nella diminuzione dei tassi di divorzio dalla metà degli anni Ottanta il segno di un miglioramento, sfortunatamente ci si è dimenticati dell’elefante nel salotto: cioè, che il motivo principale per cui i divorzi sono diminuiti è che soprattutto sempre molte meno persone si sposano. Il grafico sopra menzionato mostra i tassi di divorzio e i tassi di matrimonio che crollano insieme, a partire dall’inizio degli anni Ottanta. Ciò ha senso. Se non ti sposi, non puoi divorziare. Ma questa non è una buona notizia. Significa solo che la cultura della pornografia, del disimpegno e del sesso libero ha raggiunto un tale livello che la gente non sembra nemmeno provare ad instaurare una relazione permanente ed esclusiva. Invece di sposarsi, molte coppie scelgono di convivere. Ma su questo fronte anche le statistiche sono chiare: la convivenza è intrinsecamente molto più instabile del matrimonio, con molte persone che nel tempo si impegnano in una serie di convivenze. Tale convivenza seriale si può considerare “infedeltà”?
Alla fine, la prima profezia di Papa Paolo VI è stata molto più vera di quanto forse lui stesso si sarebbe aspettato: non solo l’infedeltà coniugale è aumentata in modo significativo, ma le cose sono andate così lontano che abbiamo ridefinito e istituzionalizzato l’infedeltà, rimuovendo la stigmatizzazione e presentandola solo come un’opzione accettabile tra le molte. Non ho alcun dubbio che la ridefinizione dello scopo della sessualità causata da un facile accesso alla contraccezione – distante da una sessualità orientata alla procreazione, vicino a una sessualità concepita principalmente come mezzo di autogratificazione – abbia contribuito potentemente alla situazione nella quale ci troviamo. Nel prossimo articolo, esamineremo la seconda profezia.