Difendere la verità sul matrimonio e la famiglia

di Don Shenan J. Boquet – 6 Novembre 2017

Da quando San Giovanni Paolo II ha istituito l’Incontro Mondiale delle Famiglie nel 1994, l’evento triennale si è imposto come una solenne celebrazione degli insegnamenti della Chiesa Cattolica sulla natura e il valore della famiglia. Ecco perché sono stato così turbato nell’apprendere le confuse informazioni inserite nel programma per le parrocchie appena pubblicato per l’Incontro Mondiale delle Famiglie del 2018, che si terrà in Irlanda.

Una pagina del programma include una foto di una coppia di lesbiche abbracciate (nella foto non si vedono le teste delle due donne), con una bandiera arcobaleno ben evidente dipinta sulla mano di una delle donne. Proprio sopra questa foto, la didascalia recita:

“Mentre la Chiesa sostiene l’ideale del matrimonio come un impegno permanente tra un uomo e una donna, esistono altre unioni che forniscono mutuo sostegno alla coppia. Papa Francesco ci incoraggia a non escludere mai, ma ad accompagnare anche queste coppie, con amore, cura e sostegno”.

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La foto che ritraeva la coppia di lesbiche abbracciate ora non è più presente nell’opuscolo del programma degli incontri nelle parrocchie in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie 2018.

Ad aggravare l’atmosfera di confusione morale, all’incirca nello stesso periodo in cui è stato pubblicato il programma, Mons. Brendan Leahy, il vescovo di Limerick, ha rilasciato un’intervista all’Independent, in cui ha detto che “tutti sono ugualmente benvenuti” all’Incontro Mondiale delle Famiglie, incluse, sembrerebbe, famiglie ambiguamente “diverse”.

“Abbiamo fatto il referendum a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso” ha detto Mons. Leahy, “e molte persone hanno votato a quel referendum e tutti sono ugualmente benvenuti e inviati ad unirsi a questa celebrazione della famiglia”. Ha aggiunto che spera che l’Incontro Mondiale delle Famiglie sarà aperto a “tutte le famiglie”, comprese “le persone divorziate e risposate, le persone di grande fede e quelle senza fede, le persone di altre fedi, le persone che sono d’accordo con la Chiesa e quelle che non sono d’accordo”.

Come ci si poteva aspettare, la combinazione tra il programma e le dichiarazioni del vescovo ha generato un’enorme confusione in Irlanda sugli insegnamenti della Chiesa circa il male intrinseco dell’omosessualità. Un sito irlandese di notizie omosessuali, il Gay Community News, ha persino pubblicato un articolo intitolato “I vescovi irlandesi accolgono le famiglie omosessuali all’incontro cattolico”, con una grande foto di due donne in abito da sposa abbracciate.

 

Gli avvertimenti dimenticati del Cardinal Ratzinger

Alla fine degli anni Ottanta, il Cardinale Ratzinger, come capo della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva scritto una lettera straordinariamente preveggente, ma, cosa triste, quasi completamente dimenticata dai vescovi “Sulla cura pastorale delle persone omosessuali”. (Lettera ai vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali)

In quella lettera, metteva in guardia su un movimento in crescita, anche all’interno della Chiesa, che esercitava “una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali”.

Il futuro papa era profondamente turbato dalla miopia di questo movimento, in parte anche per come lascia le persone omosessuali in balia dei numerosi pericoli dello stile di vita omosessuale. Il cardinale Ratzinger ha deplorato: “Benché la pratica dell’omosessualità stia minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone, i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio, che vi è implicato”.

“La Chiesa”, ha semplicemente affermato, “non può non preoccuparsi di tutto questo”.

Ma se il Cardinal Ratzinger era preoccupato di come eliminare la pressione per accettare l’omosessualità esercitata su chi era colpito da tendenze omosessuali, era anche profondamente preoccupato di ciò che sarebbe potuto succedere alla società in generale, in particolare alle generazioni future che erano state educate in una concezione della sessualità erronea e devastante.

In un’altra lettera dai toni forti del 2003, (Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali) il cardinale rispondeva ai tentativi di arrivare alla legalizzazione delle relazioni tra persone dello stesso sesso, legalizzazione, che ha detto, “sarebbe destinata perciò a causare l’oscuramento della percezione di alcuni valori morali fondamentali e la svalutazione dell’istituzione matrimoniale”. La legge che riconosce le unioni omosessuali, ha dichiarato, “finirebbe per comportare modificazioni dell’intera organizzazione sociale che risulterebbero contrarie al bene comune” e “causare l’oscuramento della percezione di alcuni valori morali fondamentali e la svalutazione dell’istituzione matrimoniale”.

Il futuro papa non ha fatto mistero del compito non negoziabile del cattolico che si sarebbe trovato in ordinamenti giuridici nei quali il “matrimonio” omosessuale era stato legalizzato, ossia “il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo”.

Con ciò, il futuro papa aveva semplicemente ribadito la dottrina cristiana di 2000 anni. Questo insegnamento è stato raccolto nel Catechismo della Chiesa Cattolica, il quale afferma chiaramente che, mentre le persone con tendenze omosessuali devono essere trattate “con rispetto, compassione, delicatezza”, tuttavia gli atti omosessuali “sono contrari alla legge naturale” e “in nessun caso possono essere approvati”. (CCC 2357 e 2358)

 

La rivincita del Cardinal Ratzinger

Mentre il mondo si prendeva gioco delle due lettere del futuro papa, definendole come “piene d’odio” e “omofobe”, si sono continuate ad accumulare le prove dei danni, non solo per l’ordine sociale, ma anche per le stesse persone omosessuali.

Qui, potrei menzionare innumerevoli studi che elencano i gravi danni fisici e psicologici dello stile di vita “gay”. Ma, per brevità, farò semplicemente riferimento al nuovissimo rapporto del “Center for Disease Control” (Centro per il controllo delle malattie, organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti d’America) sulla diffusione delle malattie veneree. Questo rapporto ha evidenziato come nel 2016 ci siano stati negli Stati Uniti oltre due milioni di nuove infezioni da clamidia, gonorrea e sifilide. Tuttavia, i maschi omosessuali o bisessuali sono uno sbalorditivo 47,7% di tutte le infezioni da gonorrea, nonostante si stimi che in realtà costituiscano solo il 2% della popolazione. I numeri sono anche peggiori per la sifilide, mentre un altro recente rapporto del Centro per il controllo delle malattie ha rilevato che, nel 2014, i maschi omosessuali e bisessuali sono circa il 70% nelle nuove infezioni da AIDS.

In altre parole, negli Stati Uniti un maschio omosessuale è migliaia di volte più a rischio di gonorrea, sifilide e AIDS della popolazione generale. Nel frattempo, la Chiesa è stata accusata di essere “bigotta” per aver messo in guardia le persone omosessuali dei rischi inconfutabili dello stile di vita omosessuale, mentre i perversi “educatori” sessuali e i media come Teen Vogue (rivista statunitense per adolescenti), che allegramente mandano i giovani verso la loro rovina incoraggiandoli ed educandoli negli aspetti più raffinati della sodomia e di altre pratiche sessuali perverse, sono lodati per la loro “tolleranza” di larghe vedute.

Purtroppo, il rischio di contrarre malattie veneree è solo una delle molte comprovate conseguenze fisiche e psicologiche dello stile di vita omosessuale che colpiscono sia gli uomini che le donne, compreso il rischio molto maggiore di avere varie forme di cancro. E questo per non parlare dei rischi spirituali.

La tragedia del confusionario programma per l’Incontro Mondiale delle Famiglie

È drammaticamente tragico che un evento voluto dal “Papa della Famiglia”, San Giovanni Paolo II, il cui insegnamento sulla vita e sulla famiglia ha ispirato un’intera generazione di Cattolici, debba essere manipolato dagli ideologi interni alla Chiesa in questo modo. Semplicemente non è necessario che i vescovi irlandesi menzionino anche le coppie omosessuali nei loro materiali sull’Incontro Mondiale delle Famiglie. Invece, dovrebbero riaffermare semplicemente e coraggiosamente la bellezza e la sacralità del matrimonio tra uomo e donna e mettere in luce il grande tesoro della Dottrina della Chiesa, che persino i cattolici dai banchi delle chiese, oggi ascoltano raramente.

L’Incontro Mondiale delle Famiglie del 2018 è un’occasione propizia per la Chiesa in Irlanda per reagire alla recente legalizzazione del “matrimonio” omosessuale in quel paese, presentando una concezione del matrimonio globale e aperta alla vita. Invece, gli organizzatori dell’Incontro Mondiale delle Famiglie del 2018 stanno permettendo ai sostenitori di una visione laica del matrimonio e della famiglia di condurre il dialogo.

“Il Vangelo vive sempre in dialogo con la cultura […] Se la Chiesa si allontana dalla cultura, il Vangelo stesso tace. Quindi, non dobbiamo temere di varcare la soglia culturale dell’attuale rivoluzione della comunicazione e dell’informazione”. (San Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, 1 marzo 2002)

La verità è che lo stile di vita omosessuale non è conforme al Vangelo e all’insegnamento della Chiesa. È un male intrinseco. Definire questo stile di vita buono, o comunque suggerire che è equivalente alla vera famiglia, è negare il male che esso provoca. Ci sono luoghi appropriati per “dialogare” con le persone impelagate in questo stile di vita. Ma non è all’Incontro Mondiale delle Famiglie.

La Chiesa non può chiamare bene ciò che è male e male ciò che è bene. L’Incontro Mondiale delle Famiglie offre uno spazio per dare risalto all’istituzione sacra creata da Dio e per sostenerla. Questa istituzione sacra, cellula della società, è sotto l’attacco dello stato e della comunità LGBT. L’invito aperto alle “famiglie” omosessuali a partecipare all’Incontro Mondiale delle Famiglie è un messaggio confuso che rischia di traviare le anime e di favorire una caduta rovinosa della società irlandese verso il secolarismo e il relativismo morale.

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