Omaggio a S. Em. Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna

Di Marcello Riccobaldi

07/09/2017

Mercoledì 6 settembre è morto, dopo una lunga malattia, S. E. il Card. Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna, in tempi recenti noto soprattutto per essere stato uno dei quattro firmatari dei dubia sull’Amoris Laetitia.

Nato nel 1938 in provincia di Parma, era stato ordinato sacerdote nel 1961. Conseguito il Dottorato in Diritto Canonico, si era poi specializzato in Teologia Morale, ottenendo il diploma presso la Pontificia Accademia Alfonsiana. Dopo alcuni anni passati ad insegnare teologia morale aveva deciso di dedicarsi allo studio delle tematiche inerenti la Vita e la Famiglia.

La sua competenza e il suo rigore intellettuale nell’affrontare questioni complesse e delicate come quelle sulla procreazione umana e la bioetica in generale divengono presto note, e gli viene chiesto di tenere lezioni e seminari in svariate università sparse un po’ in tutto il mondo.

Nel 1981 San Giovanni Paolo II lo incarica di fondare il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi sul Matrimonio e la Famiglia, del quale è anche nominato Presidente.

Consacrato Vescovo nel 1995, dal 2004 è succeduto al Cardinale Giacomo Biffi nella guida dell’Arcidiocesi di Bologna. Nel 2006 Benedetto XVI lo ha nominato cardinale.

Il modo migliore per rendere omaggio a questo coraggioso ed esemplare cardinale ritengo sia ricordare le sue recenti affermazioni su argomenti considerati tabù dall’odierna cultura liberale. Sull’aborto, tra le varie cose ha detto:

“Nella nostra cultura occidentale esistono fatti che rivelano in modo particolarmente chiaro lo scontro tra l’attrazione esercitata sull’uomo dal Crocefisso-Risorto e la cultura della menzogna, edificata da Satana? La mia risposta è affermativa, ed i fatti sono soprattutto due.

Il primo fatto è la trasformazione di un crimine [nefandum crimen, lo chiama il Concilio Vaticano II], l’aborto, in un diritto. Non sto parlando dell’aborto come atto compiuto da una persona. Sto parlando della più grande legittimazione che un ordinamento giuridico possa compiere di un comportamento: sussumerlo nella categoria del diritto soggettivo, la quale è categoria etica. Significa chiamare bene il male, luce le tenebre”. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna”. È il tentativo di produrre un’anti-Rivelazione.

Quale è infatti la logica che presiede alla nobilitazione dell’aborto? È in primo luogo la più profonda negazione della verità dell’uomo. A Noè appena uscito dalle acque del diluvio, Dio disse: “Chi sparge il sangue dell’uomo, dall’uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l’uomo” [Gen9, 6]. La ragione per cui l’uomo non deve spargere il sangue dell’uomo è che l’uomo è immagine di Dio. Mediante l’uomo, Dio dimora dentro la sua creazione; la creazione è tempio del Signore, perché vi abita l’uomo. Infrangere questa intangibilità della persona umana è un atto sacrilego contro la Santità di Dio. È il tentativo satanico di dare origine ad un’anti-creazione. Nobilitando un’uccisione umana, Satana ha posto il fondamento della sua “creazione”: togliere dalla creazione l’immagine di Dio; oscurare in essa la Sua presenza.

Nel momento in cui si afferma il diritto dell’uomo di disporre della vita e della morte di un altro uomo, Dio è espulso dalla sua creazione, perché viene negata la sua presenza originaria, viene dissacrato il luogo originario della sua dimora dentro la creazione: la persona umana”

Egli vedeva un certo collegamento tra l’aborto e l’omosessualità; su di essa ha coraggiosamente sostenuto:

“Essa [l’omosessualità] infatti nega interamente la verità del matrimonio, il pensiero di Dio Creatore sul matrimonio.

La Divina Rivelazione ci ha detto come Dio pensa il matrimonio: l’unione legittima dell’uomo e della donna, fonte della vita. Il matrimonio ha nella mente di Dio una struttura permanente. Esso si basa sulla dualità del modo umano di essere: la femminilità; la mascolinità. Non due poli opposti, ma l’uno con e per l’altro. E solo così, l’uomo esce dalla sua solitudine originaria.

Una delle leggi fondamentali con cui Dio governa l’universo, è che Egli non agisce da solo. È la legge della cooperazione umana al governo divino. L’unione fra uomo e donna che diventano una sola carne, è la cooperazione umana all’atto creativo di Dio: ogni persona umana è creata da Dio e generata dai suoi genitori. Dio celebra la liturgia del suo atto creativo nel tempio santo dell’amore coniugale.

In sintesi. Due sono le colonne della creazione: la persona umana nella sua irriducibilità all’universo materiale; l’unione coniugale tra uomo e donna, luogo in cui Dio crea nuove persone umane “a sua immagine e somiglianza”. L’elevazione assiologica dell’aborto a diritto soggettivo è la demolizione della prima colonna. La nobilitazione del rapporto omosessuale quale si ha nella sua equiparazione al matrimonio, è la distruzione della seconda colonna.

Alla radice è l’opera di Satana, che vuole costruire una vera e propria anti-creazione. È l’ultima terribile sfida che Satana sta lanciando a Dio. “Io ti dimostro che sono capace di costruire un’alternativa alla tua creazione. E l’uomo dirà: si sta meglio nella creazione alternativa che nella tua creazione”.

È una spaventosa strategia della menzogna, costruita su un profondo disprezzo dell’uomo. L’uomo non è capace di elevarsi allo splendore del Vero; non è capace di vivere dentro il paradosso di un desiderio infinito di felicità; non è in grado di ritrovare se stesso nel dono sincero di se stesso”.

Ma il Card. Caffarra non si limitava semplicemente a prendere mestamente atto della situazione attuale. La presa di coscienza dei mali odierni infatti non deve condurci alla rassegnazione e al fatalismo, ma deve spingerci ad agire:

“dentro lo scontro fra la creazione e l’anti-creazione siamo chiamati a TESTIMONIARE. È la testimonianza il nostro modo di essere nel mondo. Il Nuovo Testamento ha una ricchissima dottrina al riguardo. Mi devo limitare ad indicare i tre significati fondamentali che costituiscono la testimonianza.

Testimoniare significa dire, parlare, annunciare apertamente e pubblicamente. Chi non testimonia in questo modo, è simile al soldato che nel momento decisivo della battaglia scappa. Non siamo più testimoni, ma disertori, se non parliamo apertamente e pubblicamente […].

Testimoniare significa dire, annunciare apertamente e pubblicamente la divina Rivelazione, la quale implica quelle evidenze originarie che anche la sola ragione rettamente usata scopre. E dire in particolare il Vangelo della Vita e del Matrimonio.

Testimoniare significa dire, annunciare apertamente e pubblicamente il Vangelo della Vita e del Matrimonio in un contesto processuale [cfr.Gv 16, 8-11]. Lo scontro va assumendo sempre più il profilo di un processo, di un giudizio il cui imputato è Gesù ed il suo Vangelo. Come in ogni giudizio ci sono anche i testimoni a favore: a favore di Gesù e del suo Vangelo. L’annuncio del Vangelo del Matrimonio e della Vita avviene oggi in un contesto di ostilità, di contestazione, di incredulità. Se così non fosse, i casi sono due: o si tace il Vangelo; o si dice altro. Ovviamente quanto ho detto non va intesto nel senso che i cristiani devono rendersi… antipatici a tutti.

Nell’ambito della testimonianza al Vangelo, l’irenismo, il concordismo vanno esclusi. Su questo Gesù è stato esplicito. Sarebbe un pessimo medico chi avesse un’attitudine irenica verso la malattia. Agostino scrive: “Ama l’errante, ma perseguita l’errore”. (Estratto dell’intervento al Rome Life Forum in preparazione alla Marcia per la vita del 20 maggio, Roma 19 maggio 2017 http://www.caffarra.it/provita190517.php)

Requiescat in pace!

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