Quando la Fede è viva…
Di Don Shenan J. Boquet. 23/07/2016 (Fonte: www.hli.org)
Dio sia lodato! Il nostro corso di formazione pro-vita a Dar es Salaam, in Tanzania è stato un grande successo. Dr. Brian Clowes, Emil Hagamu e io stesso abbiamo condiviso con i capi dei movimenti pro-vita locali quello che, nei nostri viaggi, abbiamo imparato sulle tattiche e le note strategie dei gruppi per il controllo della popolazione e su ciò che ha funzionato per fermarli.
Poter trascorrere del tempo con i nostri responsabili della zona è stata un’esperienza meravigliosa. Io e Brian siamo stati trascinati dalla loro energia e ispirati dalle loro idee. Abbiamo alcuni alleati potenti che, in collaborazione con il Sig. Hagamu, sono impegnati nel diffondere il Vangelo della Vita e inoltre possono contare su capi politici responsabili. È stato un onore servire in questa missione al loro fianco, per unire la conoscenza della dottrina sociale e morale della Chiesa alla realtà della lotta per la vita e per la famiglia e alla loro fede già fiorente e operativa.
È stata anche una gioia incontrare il Cardinale Policarpo Pengo, Arcivescovo di Dar es Salaam; un difensore forte e coerente di Cristo e della sua Chiesa. Quando il cardinale Pengo è stato elevato al rango di Arcivescovo nel 1992, ha annunciato il suo obiettivo di espansione da 25 a 100 parrocchie. Ora ce ne sono 101, e anche le vocazioni sacerdotali e religiose sono fiorenti. Abbiamo visitato una Chiesa in costruzione che ospiterà più di 1.500 persone.
Vita e Famiglia: Segni di una Fede viva
Quindi, sì, si può dire che la Chiesa qui è viva! Anche le grandi parrocchie spesso hanno più Messe domenicali, in ognuna delle quali si riempie la chiesa fino alle porte. E sentire che canti! Molti dei seminari sono traboccanti di giovani desiderosi di dare la vita per Cristo nel sacerdozio. Pastori come il Cardinale Pengo e il Cardinale Sarah difendono la Chiesa e i suoi insegnamenti in modo aperto e senza scuse. Essi spesso si ritagliano lo spazio per passare personalmente il tempo con i fedeli nelle parrocchie. Le famiglie hanno molti figli e ci sono meno divorzi che negli Stati Uniti. Qui sono certamente presenti problemi sociali, tra i quali non ultimo è l’estrema povertà patita da molti.
I miliardi spesi ogni anno dal settore “sviluppo” per attaccare la vita e la famiglia hanno sicuramente lasciato un segno, ma la Chiesa e molti capi delle comunità sono impegnati in una lotta coraggiosa. In poche parole, la Chiesa in Africa è gioiosa e fiduciosa, viva e in crescita.
Questo quadro è in contrasto con la situazione della Chiesa in Germania. Un rapporto, pubblicato dalla Conferenza Episcopale nel luglio scorso, mostra il catastrofico declino nella partecipazione alla Messa e nella pratica sacramentale. Questo non è esattamente sorprendente, ma è molto triste. Quello che forse ha colto qualcuno di sorpresa, è stata la dichiarazione rilasciata dal capo della Conferenza Episcopale Tedesca, che ha accolto il triste rapporto come un segno che la Chiesa in Germania è sulla strada giusta, che è una “presenza forte, il cui messaggio è ascoltato e accolto”.
Ora si potrebbero dire molte cose, ed è importante non mettere da parte la carità quando poniamo la nostra attenzione al messaggio che ci giunge dalla Chiesa in Germania. Ci sono senza dubbio un numero enorme di fattori e molti avvenimenti storici a monte di queste statistiche, nessuna delle quali può essere imputata a chicchessia. Ma la carità non autorizza, e tanto meno richiede, la cecità volontaria.
In questi ultimi pochi anni abbiamo ascoltato le voci di numerosi, anche se non di tutti, Vescovi tedeschi su come, quando la Chiesa e il mondo non sono d’accordo, dovrebbe essere la Chiesa a dover cambiare per adattarsi al mondo. Quando la dottrina stabilita rende il mondo e la mondanità scomodi, la Chiesa deve, per “misericordia”, mettere da parte la dottrina e individuare “prassi pastorali” che siano maggiormente accessibili alle persone che, presumibilmente, non vogliono cambiare il loro stile di vita.
Nel mondo, non del mondo
Nella Lettera ai Romani, San Paolo dice alla Chiesa dei primi secoli e a noi:
“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.” (Rm. 12, 1-3).
E Nostro Signore nel Vangelo di S. Giovanni:
“Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.” (Gv. 15, 18-19).
Questo ultimo brano è tratto dal famoso “discorso sulla carità” del Vangelo di San Giovanni.
Gesù non richiama l’attenzione sull’odio del mondo solo a mo’ di provocazione: Egli stava insegnando ai Suoi apostoli e a noi il prezzo per amarLo. Riuscite a immaginare di essere tra gli Apostoli, quando Gesù li stava preparando per quello che sarebbe stato il suo più grande atto d’amore, la Sua passione e morte in croce? Essi erano alla presenza di Dio Stesso, il Figlio che stava già aprendo il Suo Sacro Cuore ai suoi amici, persone che ancora non riuscivano a capire tutto quello che stava per succedere.
Nostro Signore non stava dicendo loro di sviluppare strumenti pastorali più “sofisticati” per far sembrare il loro messaggio meno offensivo a una cultura ostile. Egli stava dicendo loro di essere pronti a morire per amore, perché sarebbero vissuti per l’Amore Stesso.
Dio o niente
Per alcune delle nostre riflessioni con i sacerdoti e i seminaristi qui a Dar es Salaam utilizzo il libro del Cardinale Sarah, “Dio o niente”. Un passaggio che abbiamo discusso dice:
“Dio è verità; attraverso suo Figlio, egli vuole condurci verso questa verità. L’attaccamento e l’amore per la verità sono le inclinazioni più autentiche, più giuste, e più nobili che un uomo possa mai desiderare su questa terra. Al contrario, l’assenza di verità è la vera povertà dell’uomo, perché il rifiuto della verità paralizza e vanifica ogni sua attività. Così, l’uomo che non è nella verità di Dio si ritrova prigioniero del proprio ego. Senza verità, noi siamo estranei a noi stessi, tagliati fuori dalle profondità del nostro essere, separati da Dio, prigionieri della nostra stessa oscurità.” [Trad.]
Quando la Chiesa insiste che la carità deve essere unita alla verità, la Chiesa è viva. Laddove la Chiesa è viva, le famiglie possono prosperare; la castità è gioiosamente vissuta, la propaganda incessante per la contraccezione e per l’aborto è sconfitta. La Chiesa non è ossessionata su come rendere il Vangelo meno offensivo ma predica con fiducia la verità di Cristo in spirito di carità. Essa, quando agisce così, non riceverà i miliardi dal governo; anzi, essa sarà spesso odiata dai poteri mondani. Ma le sue chiese saranno piene ed essa avrà sacerdoti pronti a vivere e morire per Cristo e per il Suo popolo.
Una Chiesa viva
Solleviamo qui queste questioni non rimproverare qualcuno o per alimentare polemiche. Piuttosto, ci auguriamo di lanciare una sfida. I fedeli cattolici non ci guadagnano nulla quando una nazione vede un collasso quasi totale della fede, e tutti noi perdiamo tanto. Abbiamo bisogno di pregare incessantemente per le conversioni dentro e fuori la Chiesa, e per quelle anime che, non avendo mai sentito la verità, vanno a cercarla altrove.
Ma impariamo! Dove la Chiesa si conforma al mondo, essa può diventare ricca e potente, ma si distruggerà dall’interno. Essa non è stata fatta per questo. Quando tiene gli occhi fissi su Cristo e sul nostro destino eterno, permettendo al Suo amore attraverso la Sua Parola, i sacramenti e le opere di carità reciproche, di irradiarsi nel nostro presente e di trasformare la vita di oggi, è viva e in crescita. Sarà un segno di contraddizione per il mondo, faro di verità e oggetto di attacchi. Il suo simbolo è la croce, sulla quale l’Amore è morto e ha vinto la morte, donando la vita eterna a tutti coloro che Lo amano.
L’Arcidiocesi qui è cresciuta da 25 a 101 parrocchie in meno di un quarto di secolo. Mi piacerebbe che voi poteste vedere con me come la Chiesa qui sia viva. Io condividerò altri aspetti della nostra missione, e come sempre sono profondamente grato per le vostre preghiere e per il sostegno finanziario che rende possibile la nostra missione.