Ricordati di me
Di Don Shenan J. Boquet (10/9/2016)
“Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani“- Isaia 49, 15-16
Oggi (10 settembre ndt) ricorre la Giornata Nazionale della Memoria dei Bambini Abortiti, e in tutti gli Stati Uniti le persone pro vita onorano la memoria dei bambini e delle bambine le cui vite sono state violentemente stroncate dalle mani di quelle stesse persone che avrebbero dovuto accoglierli e amarli, le loro madri e i loro padri. Questi preziosi piccoli sono vittime di una cultura e di una società che diviene sempre più violenta.
È opportuno che questo giorno cada vicino all’11 settembre, l’anniversario degli attacchi terroristici a New York e Arlington, Virginia. Anche se il numero di vite eliminate dall’aborto è molto più grande di quelle portate via in quel terribile giorno di quindici anni fa, entrambi gli atti di omicidio di massa si basano sullo stesso male, la negazione della umanità degli altri.
Nella cultura della morte, il valore fondamentale e immutabile di ogni vita umana viene rifiutato per sostenere una cultura autodistruttiva che massacra più di un milione di bambini non nati ogni anno negli Stati Uniti e quasi 55 milioni in tutto il mondo. Questo comportamento irrazionale e immorale contribuisce alla dilagante cultura di una violenza in aumento nella nostra nazione (USA ndt) e nel nostro mondo. Persino l’uso della parola aborto ci protegge dalla sua natura, tenendo lontana e nascosta l’umanità del bambino.
Per questi bambini innocenti, non c’è nessuna storia da raccontare sulla loro vita. Non ci sono nomi da ricordare o immagini da condividere. Non ci sono compleanni o occasioni speciali da festeggiare. Non ci sono “prime volte” da ricordare, il primo sorriso, il primo dentino, la prima passeggiata o il primo giorno di scuola. Non vi è nemmeno alcun luogo di sepoltura fra i suoi familiari. Nella maggior parte dei casi, sono classificati come “rifiuti sanitari” e smaltiti.
C’è qualcosa di tragicamente sbagliato quando la società ignora l’umanità del nascituro o, peggio ancora, è indifferente verso la violenza fatta a lui/lei. Nel 1994, Santa Teresa di Calcutta durante la National Prayer Breakfast, ha dichiarato:
Qualsiasi paese che accetta l’aborto non sta insegnando alla sua gente ad amare, ma ad usare qualsiasi violenza per ottenere ciò che vuole. Questo è il motivo per cui il più grande distruttore di amore e di pace è l’aborto…. Credo che il più grande distruttore della pace oggi sia l’aborto, perché è una guerra contro il bambino, un uccisione diretta del bambino innocente, un omicidio compiuto dalla madre stessa. E se accettiamo che una madre può uccidere anche il proprio figlio, come possiamo dire alle altre persone di non uccidersi l’un l’altro?
Le argomentazioni a favore dell’aborto legale si basano su un sotterfugio, mantenere la scienza poco chiara e un linguaggio ambiguo riguardo l’inizio della vita.
Non è un bambino … È solo un ammasso di tessuto. Oppure … Non è una persona umana … È un potenziale essere umano.
Qualsiasi distinzione circa il valore del nascituro in base alla sua fase di sviluppo è del tutto arbitraria, e quando l’aborto è il risultato di tali distinzioni, è la forma più crudele di discriminazione. Il bambino non ancora nato che è nel grembo materno non è una vita potenziale, ma una vita con un potenziale: un adolescente, un fratello, una sorella, una madre, un padre, un medico, un avvocato, un insegnante.
È interessante che un bambino non ancora nato e voluto dai suoi genitori sia chiamato bambino e gli venga dato un nome, mentre la stessa coppia di genitori potrebbe decidere che lo stesso bambino è un “feto” indegno della vita perché è indesiderato.
La vita comincia al momento del concepimento/fecondazione. Non vi è alcun dibattito sulla questione scientifica, ma solo il rifiuto da parte di coloro per i quali è sconveniente. Lo sviluppo umano inizia quando un gamete maschile si unisce con un gamete femminile per generare una sola cellula, uno zigote. Questa cellula totipotente e altamente specializzata segna l’inizio di ciascuno di noi come individuo unico con il proprio codice genetico. I 23 cromosomi nello sperma si uniscono ai 23 cromosomi nella cellula uovo per generare un essere umano geneticamente unico con 46 cromosomi. Dal momento che il bambino è geneticamente unico al momento della fecondazione, è inesatto dire che lui/lei è semplicemente un’altra parte del corpo di sua madre. Al momento della fecondazione la nostra composizione genetica è completa, compreso il sesso e il colore degli occhi e dei capelli. Il cuore comincia a battere dai 18 ai 21 giorni dopo la fecondazione. Ci sono onde cerebrali a 6 settimane, e dopo 8 settimane tutte le parti del corpo sono presenti, tra cui le dita e i piedi del bambino.
La maggior parte degli aborti avvengono dopo l’8a settimana di gravidanza, circa 5 settimane dopo che il cuore del bambino ha iniziato a battere. L’aborto mette a tacere il cuore pulsante e le onde cerebrali attive dell’individuo che sta crescendo nel grembo di sua madre.
La Giornata della Memoria è un’occasione per ricordare all’umanità gli oltre 55 milioni di bambini e bambine le cui vite sono state violentemente, e legalmente, soppresse.
Per deviare la nostra cultura e la nostra società dal suo pericoloso tragitto, dobbiamo affermare e proteggere tutte le vite, in particolare quelle più vulnerabili tra noi. Papa San Giovanni Paolo II aveva capito ciò che era necessario per costruire una Cultura della Vita in cui i più deboli sono difesi, accolti e curati:
Il primo e fondamentale passo per realizzare questa svolta culturale consiste nella formazione della coscienza morale circa il valore incommensurabile e inviolabile di ogni vita umana. È di somma importanza riscoprire il nesso inscindibile tra vita e libertà. Sono beni indivisibili: dove è violato l’uno, anche l’altro finisce per essere violato. Non c’è libertà vera dove la vita non è accolta e amata; e non c’è vita piena se non nella libertà. Ambedue queste realtà hanno poi un riferimento nativo e peculiare, che le lega indissolubilmente: la vocazione all’amore. Questo amore, come dono sincero di sé, è il senso più vero della vita e della libertà della persona. (Evangelium Vitae, n. 96)
Oggi ricordiamo coloro che sono stati uccisi e i sopravvissuti, coloro che sono stati lesi dall’aborto. Rinnoviamo anche il nostro impegno ad abolire la legge che legalizza l’aborto, a sradicare l’idea che sia accettabile nella cultura, e ad amare quelli che nella nostra vita erroneamente vedono l’aborto come a una soluzione a una situazione difficile. Diamo loro amore dicendo loro la verità e pregando per e con loro. Continuiamo a vivere e promuovere la castità, come la vita e la libertà, ribadendo che essa è una virtù.