Transumanesimo: umano o postumano?

Di Enrichetta Tamburrino. Fonte www.snadir.it

La biotecnologia e la biomedicina odierne propongono all’immaginario massmediatico un uomo che non soffre e non muore, un uomo nuovo che vincerà il dolore e la paura fino a diventare lui stesso Dio. E’ quello che aveva già previsto Dostoevskij ne “I Demoni” nel considerare forme estreme di nichilismo.

Ma cosa è il transumanesimo?

E’ un movimento culturale e scientifico che afferma il dovere morale di migliorare la specie umana applicando le nuove tecnologie in modo da eliminare quegli aspetti negativi dell’essere umano quali la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento fino ad arrivare ad eliminare il limite ultimo, la mortalità stessa dell’uomo.

L’uomo, da sempre, ha desiderato migliorare le proprie condizioni fisiche e mentali tramite diversi metodi, professando una fiducia incondizionata nelle possibilità della scienza di allargare l’ambito di controllo funzionale della realtà del vivente, trascurando o rinnegando in questo la legge naturale che ci aiuta invece a non soccombere al gioco cieco delle forze materiali. La scienza e in particolare la biotecnologia diventano strumento per manipolare l’essere vivente.

Oggi la teoria del transumanesimo è presente nella selezione embrionale per procreare esseri umani senza difetti e patologie, nelle nanotecnologie, usate in ambito terapeutico in condizioni di gravi patologie e disabilità ma anche per migliorare e potenziare attività di alcune funzionalità come ad esempio la resistenza cardio-respiratoria. Ma eliminare difetti e migliorare le prestazioni umane non significa piuttosto ridurre l’uomo a una semplice macchina efficientista priva di qualsiasi dignità? Tra le prime conseguenze del transumanesimo potrebbero esserci allora il riduzionismo biologico e l’eliminazione dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani.

L’uomo porta con sé il fatto di possedere un’essenza umana che prescinde da differenze di colore, di bellezza, e persino di intelligenza. Modificando questa essenza il transumanesimo vuole costruire un uomo superiore e diverso da tutti quelli che non potranno “evolversi” beneficiando delle biotecnologie. In questa prospettiva non c’è spazio per il debole ma per gli aborti selettivi e per l’eutanasia sempre più politicamente programmata nella sua applicazione.

Combattere questa forma di eugenismo è l’imperativo che dobbiamo assumerci facendo ricorso all’umiltà e al rispetto dell’integrità umana. C’è bisogno come ha detto Benedetto XVI di una “ecologia umana” che protegga e lasci intatta l’identità propria dell’uomo, nel suo essere personale e sociale. Il movimento transumano vorrebbe fare dell’uomo una monade, un essere solitario auto-sufficiente e Dio di sé stesso, che nella speranzosa ricerca dell’immortalità dimentica che non è questa la vita migliore ma quella della visione beatifica di Dio[1].

Anche il giurista Francesco D’Agostino afferma che “l’uomo non è uomo perché così egli sappia costruirsi ma perché è stato voluto da un altro da sé. L’uomo deve riconoscere la fonte del bene non nell’ordine di ciò che egli può tecnicamente produrre ma nell’ordine che egli trova iscritto in se stesso. Un ordine che è la stessa legge di Dio iscritta nel cuore di ogni uomo”[2].

Ritengo che il transumanesimo, ponendo dei fini desiderabili per la specie umana, non consideri che per arrivare a realizzare questi fini passi in realtà per l’abolizione dell’uomo stesso eliminando, come prive di valore le sue costitutive vulnerabilità e fragilità, la sua limitatezza nel tempo e nello spazio che è espressione, invece, della sua condizione di Essere elevato da Dio alla sua vita divina.

[1] Cfr. http://it.aleteia.org/2015/03/26/transumanesimo-la-vera-sfida-del-cristiano/.

[2] F. D’Agostino, Bioetica e Biopolitica. Ventuno voci fondamentali, Torino, Giappichelli Editore 2011, pp. 69-78.

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